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ROMA – Quando una persona se ne va lascia sempre un grande vuoto dentro chi l’ha conosciuta…ma se questa persona è stata una delle più umili, educate, rispettose degli altri e, soprattutto, è una persona famosa che ha dato tutto per il suo lavoro allora il dolore pervade pesantemente anche chi la vedeva poco o solo per 2 ore a settimana da lontano su un campo di calcio: questa è la storia di Aldo Maldera, il cavallo di Serie A che faceva innamorare i tifosi con le sue galoppate e se ne andò l’1/8/2012 per una brutta malattia al cervello a soli 58 compleanni.
I suoi genitori vivevano a Corato (Bari), ma dopo la sua nascita si trasferirono a Bresso (Milano), dove suo padre divenne fruttivendolo: era una famiglia cresciuta per strada a giocare a pallone sia in Puglia che in Lombardia con i coetanei quando Aldo nacque nell’autunno del 1953 poiché tutti e 2 suoi fratelli intrapresero la sua stessa carriera (facendo in modo che per essere riconosciuto dovesse essere nominato Maldera III°, in ordine di nascita).
Entra nelle giovanili del Milan dopo aver onorato la piccola rappresentativa del Cusano Milanino (assieme ad un altro nome discretamente noto, Gabriele Oriali, come terzini) a soli 10 anni militandovi per 8 stagioni ma guadagnandosi l’esordio in prima squadra solo nel 26/3/1972 in Milan-Mantova con la maglia n.10 addosso come sostituto di Rivera pure se subito dopo viene inviato al Bologna farsi le ossa nel 1972/73 totalizzando solo 9 presenze; è l’autunno del 1973 quando i rossoneri decidono di riprenderlo: a 19 primavere ma con ottime caratteristiche da terzino come cross alti e bassi, tiro potente e preciso, tecnica di base, voglia di emergere, capacità di spadroneggiare su ogni calcio piazzato non aveva senso farsi scappare quel talento…anzi, perché non fargli contendere il posto al titolare Schnellinger? 
Sarà un successo: Maldera vive 9 anni di carriera spettacolari divenendo titolare dal 1975, vincendo il X° scudetto milanista nel 1978/79 oltre a segnarvi il suo record di gol (9), portando a casa la Coppa Italia del 1971/72 e 1976/77 dopo un tiratissimo derby del Naviglio; il suo sodalizio con i diavoli non si interrompe neanche nel 1979/80 dopo la I° retrocessione meneghina della storia per il calcio-scommesse (anzi, proprio in quel biennio 1980-1982 ne diviene capitano portando a casa la vittoria del torneo nel 1980/81 sommata al Coppa Mitropa l’anno dopo) ma solo dopo la ricaduta in cadetteria per meriti sportivi nel 1981/82…abbiamo modo di vedere numeri incredibili tipo 310 gare e 39 segnature, statistiche incredibili per un terzino nell’epoca delle “marcature a uomo”.
Nel frattempo totalizza 20 apparizioni con l’Italia nel 1976-1979 (1 con l’Under-21, 9 con la selezione B, 10 con la I° squadra sommate a 1 marcatura esordendo il 28/5/1976 durante Italia-Inghilterra in occasione del bicentenario americano) potendo vantare anche una gara ai mondiali con la finale 3°-4° posto Brasile-Italia 2-1 nel 1978 in Argentina oltre alla convocazione per “Euro1980” pur avendo già consumato tutte le sue possibilità e non vedendo mai il terreno di gioco.
Proprio nell’estate in cui l’Italia diveniva campione del mondo di “Spagna1982” Viola e Liedholm riescono ad accaparrarsi Maldera come stantuffo della fascia sinistra ottenendo con Nela la migliore coppia di esterni difensivi in Serie A, 2 interpreti fondamentali per l’innovativo “gioco a zona” dell’allenatore svedese.
Trascorrerà 3 annate nella capitale (1982-1985) vivendo alcuni degli anni più gloriosi del club giallorosso…vincerà lo scudetto del 1982/83 da protagonista assoluto giocando la sua migliore gara il 31/10/1982: la capolista sta perdendo in casa con il Pisa per 0-1 a 15 minuti dal termine quando sale in cattedra “il cavallo” che, prima si procura il rigore realizzato da Pruzzo, poi confeziona il cross per l’assist del sorpasso ancora del bomber e completa l’opera realizzando la punizione che chiude la contesa. Successivamente porterà a casa la coppa Italia del 1983/84 ma il suo più grande rimpianto sarà la squalifica che gli impedirà di giocare la finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool il 30/5/1984 a causa dell’ammonizione rimediata in semifinale contro il Dundee…come sarebbe andata se Maldera fosse stato presente? È una domanda che si fanno tutti i romanisti che vissero quel tragico mercoledì sera: un rigorista in più avrebbe fatto molto comodo, soprattutto pensando anche alle assenze di Ancelotti, Pruzzo, Cerezo sommate all’infortunio di Falcao. Chiude la parentesi capitolina con 117 apparizioni sommate a 9 firme ma ha ormai 32 anni e solo la Fiorentina gli dà fiducia per altri 2 tornei: nel 1987 ufficializza il suo ritiro dopo 32 partite e 1 gol.
All’indomani della chiusura resterà nel mondo del calcio divenendo dirigente ancora della Roma giovanile fino al 2004 e successivamente in una rappresentativa di Focene (alle porte della “città eterna”) trasferendosi nel 2009 al Panionios come direttore tecnico.
Quando se ne andò, ancora troppo presto, in quel caldo pomeriggio d’estate lo piansero 4 tifoserie senza distinzioni ma il dolore di milanisti e romanisti sarà ancora più grande.
L’augurio è che Aldo e Agostino possano vedere assieme a mister Liedholm Roma-Milan di domenica sera e godersela dagli spalti del cielo.

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