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MILANO – Il derby di Milano è stato sempre teatro di sfide titaniche e gare avvincenti fino all’ultimo minuto.

Ma chi sono stati gli autori delle pagine più importanti di questo fantastico libro?Perché non si riesce a mostrare mai la bellezza di questa partita a 360° tranne che con i numeri o statistiche?

Oggi cerchiamo di dare risposta a questi 2 quesiti raccontando la storia del primo marcatore di sempre della stracittadina lombarda: ANDRIJ SHEVCHENKO, una macchina da gol proveniente dalla fredda Unione Sovietica (poi Ucraina) per far rimanere al vertice il Milan in Italia e fuori all’indomani del 16° tricolore nel 1998/1999.

“Sheva” conosce l’Italia ben 10 anni prima: è il torneo di Agropoli riservato alle giovanili Under-14 del 1989 e quell’anno l’invito alla federazione del Cremlino porta come partecipante la Dinamo Kiev (club tra i più noti della confederazione già all’epoca), si parla di ragazzini di 13 anni che arrivano in pullman viaggiando per 4 giorni consecutivi e che all’arrivo devono accontentarsi di 2 fette di pane nero e 2 fette di lardo a testa come colazione…quando vanno in campo vincono però tutte le partite con un minimo scarto di 3 reti e che in finale si impongono 10-0 con 5 reti proprio del giovane Andrij (che all’epoca era ancora attaccante esterno a sinistra).

Per un intero decennio farà sfracelli in patria con la sua Dinamo vincendo tutto a livello locale e raggiungendo le semifinali di Champions proprio a ridosso della cessione…

È l’estate del 1999 e Galliani riesce, dopo innumerevoli “NO”, a tesserare questo 23enne che in campo ammalia tutti da prima di arrivare per tecnica, tattica, freddezza, cinismo, senso del gol: è un bomber senza punti deboli che segna con entrambi i piedi, di testa è una sentenza, su punizione e rigore non fa differenza (tanto la mette sempre dentro)…infatti vincerà la classifica dei bomber per 2 volte, all’esordio nel 1999/2000 e 2003/2004 (assieme al pallone d’oro) davanti a nomi come Batistuta,Inzaghi,Salas,Ronaldo prima e Totti,Del Piero,Vieri,Chiesa poi.

Militera’ nei “diavoli” per 7 anni di fila (8 in totale), riuscendo eccome a farsi ricordare dai cugini… li trafiggera’ 14 volte (più di tutti), circa 2 doppiette ed una media di quasi un gol a partita nella gara più sentita dai suoi tifosi dopo la rivalità con la Juventus.

Il suo sguardo, freddo come il ghiaccio su cui si allenava da ragazzo alla corte di Lobanowskij a -10 gradi di temperatura esercitandosi nella “Salita della morte” (ripetute su salite dell’80% di ripidità con i dirigenti a segnare quando i giocatori rigurgitavano…per la cronaca, Sheva non si è mai sentito male), resterà scolpito negli incubi nerazzurri nelle sere dell’11 Maggio 2001 e del 13 Maggio 2003…quasi 2 anni esatti di differenza ma accomunati dalla gioia rossonera e dal suo nome iscritto nel tabellino dei marcatori: nel primo caso è la 30° turno di campionato ed Inter-Milan finisce 0-6 (!!!!!!) con una doppietta messa a segno dallo “Zar” (goleada completata da Comandini per 2 volte, Giunti, Serginho); nel secondo si parla del ritorno della semifinale di Coppa dei Campioni (primo derby italo-europeo della storia) con l’andata terminata 0-0…sarà ancora “il giovane venuto dal freddo” a sbloccare il risultato che alla fine reciterà 1-1 (con pareggio di Martins) spalancando le porte della finalissima agli uomini di Ancelotti e ad infliggere una ferita letale ai “CuperBoys”.

Cioè che strabilia a distanza di anni è che Shevchenko non abbia perso minimamente forma e talento dopo il ritiro,ma soprattutto che compagni e “bersagli” lo ricordino tutti come una persona deliziosa dentro e fuori del terreno di gioco: duro ma non falloso, furbo ma corretto, leale ma non ingenuo, in una parola…ELEGANTE COME UN NOBILE. Del resto, un adolescente cresciuto a pane e lardo correndo in mezzo alla neve dei paesi comunisti non poteva che diventare un campione abituato al rispetto, al sacrificio, alla fatica.

I suoi numeri con la maglia rossonera fanno paura:1 scudetto, 1 coppa Italia, 1 supercoppa Italia, 1 Champions League,1 supercoppa Europa ed innumerevoli piazzamenti sui vari podi fra 2° e 3° posto…oltre ai tantissimi trofei individuali o con la sua nazionale (con cui polverizzera’ ogni record eguagliando il periodo di giovinezza in patria e giocherà da capitano il mondiale 2006).

Questa è la storia del “Vento dell’Est” conosciuto anche come “Cyborg dell’area di rigore” venuto a congelare le porte di tutte le squadre italiane e a demolire ogni difesa, specie quelle dell’Inter…questo guerriero si poteva definire in modo ancora più semplice:ANDRIJ SHEVCHENKO, LO ZAR CON L’ARTE DEL GOL!

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