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FIRENZE – Sembrava il Manchester era la Fiorentina. La Roma decide di salutare la coppa Italia nel peggiore dei modi, facendosi umiliare dalla Fiorentina capace di realizzare 7 gol con una facilità estrema, alla stregua di un allenamento o poco più. La Roma non c’è non esiste, un solo sussulto a metà primo tempo col gol di Kolarov a dimezzare uno svantaggio che sembrava già dopo 20’ una montagna altissima da scalare. Chiesa e Muriel ci andavano a nozze nella pochezza della difesa (termine inappropriato) colabrodo giallorossa. Parlare della partita dal punto di vista tattico sarebbe una cosa ingiuriosa nei confronti di una banda di dopo lavoristi mandato allo sbaraglio da un allenatore in evidente crisi d’identità. Chiesa per 3 volte, Simeone due, Benassi e Muriel una ciascuna, hanno realizzato le reti che determinano una disfatta di dimensioni bibliche per Di Francesco e soci. Eppure ad ora, mentre stiamo scrivendo, di ufficiale in casa Roma c’è solo che nessuno pagherà per questo. Un po’ la politica di una società che in 8 anni si è rifugiata spesso nel “non decidere” per uscire da situazioni spigolose. I risultati ottenuti sono sotto gli occhi di tutti, ma a quanto pare, le lezioni precedenti non sono servite a niente. Da Boston nessun segnale…

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