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Bentornata normalità. La Lazio ritrova tutto d’un tratto entusiasmo, gioco e gol pesanti e porta a casa la vittoria scaccia-crisi dopo l’eliminazione dalla Champions League e la batosta con il Chievo. Contro l’Udinese Pioli ha capito tardi che bisognava cambiare copione, solamente dopo un primo tempo con tanta voglia ma poche occasioni. Lazio lenta, impacciata e mai pungente, complice una pioggia battente e un’Udinese sulla difensiva.

Poi il lampo che illumina una giornata uggiosa: fuori uno spento Lulic e un determinato, ma mai decisivo, Candreva e dentro la classe di Felipe Anderson e la fame di Alessandro Matri. Si torna alla normalità: gli esterni fanno gli esterni, le punte fanno le punte. Così Keita lascia il ruolo di terminale offensivo al compagno con il n.17 e si va a posizionare sull’out di destra, mentre dall’altra parte del campo agisce Felipe. Davanti, finalmente un centravanti con la “C” maiuscola. Infatti al primo affondo di Felipe Anderson, (minuto 64) Matri segna con un gol di razza, da vero rapinatore d’area e il raddoppio arriva poco dopo, al 73′, con Kone che si fa soffiare il pallone da Matri che mette in rete con un sinistro da pochi passi.

Due gol frutto di scelte logiche e naturali. Senza Djordjevic e Klose alla Lazio serviva un centravanti pronto per giocare e magari, con la fame per prendersi subito la ribalta. Le qualità ci sono, il senso del gol e la voglia di far bene pure. Matri può davvero prendersi la Lazio e farla volare sulle ali di un’entusiasmo smarrito, ma non ancora perduto del tutto. Nella stagione del record negativo di abbonamenti, il pubblico va riconquistato a suon di prestazioni e successi e la Lazio ha capito quale strada intraprendere. Fare le cose semplici se possibile e mettere ogni giocatore nel proprio ruolo. Con un buco che il calciomercato non ha risolto: senza Biglia mancherà sempre un regista, ma questa è un’altra storia…

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