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TORINO – L’Italia ha esportato da sempre la propria cultura in tutto il mondo grazie ai molti emigranti che sono andati a vivere in altri paesi (soprattutto europei e americani). Alcuni di questi, però, hanno preferito orizzonti diversi: l’Africa, per dirne 1, e in particolare quella araba, con nazioni tipo l’allora Regno Unito di Libia…proprio qui, il 27/9/1953 (esattamente 23 anni prima della nascita di Francesco Totti: decisamente una data non uguale alle altre), da una famiglia siciliana (originaria di Noto, vicino Siracusa) stabilitasi a Tripoli durante la colonizzazione italiana sotto il fascismo (anni ’20-’30), nacque un bambino di nome Claudio che crescerà lì per i primi 8 anni della sua vita giocando a calcio con i coetanei locali e con altri figli di italiani ma nel 1961 sarà costretto a scappare per tornare nella terra dei suoi padri ed a stabilirsi a Brunate (nel comasco) per sfuggire alle persecuzioni da parte del regime gheddafiano che si sarebbero perpetrate poco tempo dopo a indirizzo dei suoi connazionali.
Ormai, tornato nella nostra penisola, per il nostro protagonista inizia la sua vera avventura: dedizione totale alla causa calcistica, partite leggendarie, trofei alzati in quantità industriale ma soprattutto duelli mitici contro avversari di sempre più alto spessore che, più erano considerati imbattibili, e più lui li sconfiggeva…stiamo parlando di Claudio Gentile, la marcatura a uomo fatta persona.
Dopo aver militato nelle giovanili del Maslianico nel 1964-1968, passa al Varese (all’epoca sponsorizzato dal marchio “IGNIS”) nel 1968-1971 assieme ai suoi 3 compagni Garganigo (divenuto anche lui professionista), Secchi, Bianchi ma non viene considerato subito all’altezza della I° squadra e viene ceduto all’Arona in Serie D militandovi nel 1971/72 con un bilancio di 34 presenze e 4 gol…a questo punto i biancorossi si ricredono e lo riprendono per il 1972/73 in Serie B facendogli totalizzare 37 apparizioni sommate a 1 rete pur non convincendo l’allenatore Maroso e il D.S. Vitali.
Gentile ha solo 20 anni quando Boniperti, presidente della Juventus, decide di acquistarlo per la grossa cifra di circa 200 milioni di lire nel 1973 al fine di rimpiazzarci il titolare Sandro Salvadore: il nostro protagonista viene inizialmente impiegato come riserva del rude mediano Furino a causa della contemporanea presenza di Marchetti, Spinosi, Longobucco come laterali difensivi ma ciò non gli impedirà di affermarsi a partire dal suo esordio in Serie A il 2/12/73 durante Juve-Verona 5-1 giocando proprio davanti alla difesa (in quella stagione giocherà anche il suo I° derby piemontese trovandosi a marcare l’ala destra Claudio Sala…uno scontro che si ripeterà quasi sempre negli anni seguenti riservando grandi emozioni). Dalla stagione 1974/75 forma, assieme a Cuccureddu, la coppia di terzini titolari bianconera finchè il giovane Cabrini (arrivato a Torino dall’Atalanta assieme al mitico libero Scirea pochi anni prima così come accaduto con Claudio dal Varese) non lo oscurerà prendendone il posto nei 12 mesi successivi relegandolo nell’ombra; durante la stagione 1975/76 la situazione rischia di degenerare a causa di una grave squalifica e di forti tensioni con il tecnico Parola: Gentile perde il posto anche in mezzo al campo in favore dell’altro neo-arrivato dal Como Tardelli…mai come allora il giovane di origine libica aveva valutato l’ipotesi di lasciare la squadra ma la fortuna lo assisterà impedendogli questo errore. Fino al 1976/77 si schiererà specialmente da terzino sinistro fluidificante pur essendo destro naturale riuscendo ad imporsi un netto miglioramento personale pure grazie alla mole infinita di tempo speso da mister Trapattoni, appena ingaggiato per aprire un nuovo ciclo in riva al Po, che lo responsabilizzerà ancora di più rendendolo uno dei protagonisti nelle stagioni del 1976/77 e 1977/78; a partire da allora tornò a giocare sulla destra come marcatore permettendo a Cabrini di svolgere definitivamente il ruolo di difensore a tutta fascia ma senza esimersi dal ricoprire le posizioni di stopper o I° centrocampista per il resto del suo soggiorno torinese che si concluderà nel 1984 al netto di 417 timbri uniti a 10 segnature riuscendo soprattutto ad annullare campioni del calibro di Altobelli, Graziani, Massaro, Conti per conto di quella che viene considerata la Juventus più forte di sempre [Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini sono ritenuti ancora oggi la linea difensiva più completa della storia di questo sport a livello globale in competizione con il solo reparto Tassotti-Costacurta-Baresi II°-Maldini] considerando i tanti trionfi ottenuti: 6 Scudetti (1974/75, 1976/77, 1977/78, 1980/81, 1981/82, 1983/84), 2 Coppe Italia (1978/79, 1982/83), 1 Coppa Uefa (1976/77 e I° affermazione europea del team nonché unico titolo continentale ottenuto da una squadra del nostro paese schierando 11 italiani su 11 nel periodo delle frontiere chiuse), 1 Coppa delle Coppe (1983/84).
All’età di 31 anni si trasferisce alla Fiorentina ma il soggiorno triennale in riva all’Arno sarà tormentatissimo: viene duramente contestato dai nuovi tifosi per il suo passato bianconero (era ancora aperta la ferita per lo scudetto del 1981/82 perso dai toscani contro i le zebre in modo assai controverso…), discuterà moltissimo con mister Agroppi a causa del ruolo di terzino sinistro non più così congeniale e per la politica di svecchiamento della rosa; se ne andrà nel 1987 essendo svincolato ma totalizzando 98 partite al prezzo di 1 gol.
A 36 primavere compiute, dopo aver trascorso un ritiro per giocatori disoccupati a Pomezia assieme all’ex compagno Tardelli (appena mandato via dopo 2 anni d’Inter non all’altezza delle attese) si stabilisce a dicembre al neo-promosso Piacenza in Serie B per tornare al ruolo di libero scendendo in campo 20 volte senza segnare ritirandosi nella primavera del 1988 ma le sue pagine più importanti non si scrissero nei club…
Esordisce in nazionale Under-23 il 29/9/1974 contro i pari età jugoslavi e ai massimi livelli il 19/4/1975 a 21 compleanni in Italia-Polonia 0-0 a Roma ma anche qui i problemi non tarderanno ad arrivare: quando perde il posto nella Juve si trova pure a litigare con mister Bernardini uscendo temporaneamente dal giro in favore del romanista Rocca finchè non arriva Bearzot nel 1976 e lo reinserisce fra i suoi fedelissimi permettendogli di segnare la sua unica marcatura l’8/6/1977 a Helsinki in Finlandia-Italia 0-3; le sue migliori performance arriveranno ai mondiali del 1978 in Argentina in cui si troverà a marcare tutti gli avversari più pericolosi dell’Italia: Platini (regista oltre che capitano francese e futuro compagno in Piemonte dal 1982), Csapo (bomber ungherese quotatissimo pure in occidente), Kempes (futuro capocannoniere del torneo con 6 segnature con i vincitori dell’Argentina), Krankl (attaccante austriaco fra i più forti di sempre assieme al cenesate Schachner), Rep (punta di diamante del mitico Ajax di Crujiff nonché stella dell’Olanda finalista), Dinamite (attaccante brasiliano dotatissimo) riuscendo a non far segnare nessuno assieme ad una selezione in cui militavano ben 8 suoi compagni senza contare che pure Rossi vi si sarebbe aggiunto poco dopo [Zoff, Scirea, Cabrini, Cuccureddu, Tardelli, Causio, Benetti, Bettega] ma dovendosi accontentare del IV° posto…piazzamento confermato ad “Euro1980” dopo la finale di consolazione contro la Cecoslovacchia (in cui il nostro fuoriclasse annullerà il bomber Panenka per 120 minuti, impresa mai riuscita a nessuno)…nell’estate del 1982 raggiungerà l’apoteosi dopo un girone con Polonia/Perù/Camerun passato per miracolo grazie a 3 pareggi al netto di 2 gol fatti e 2 subiti malgrado Gentile abbia annullato Boniek, Cubilla, Milla nelle 3 gare della I° fase, gli azzurri si ritrovano a doversi misurare contro Argentina (campione del mondo) e Brasile (avente una delle generazioni più forti di sempre) capeggiati dai 2 giocatori più forti del pianeta all’epoca con Platini: Maradona e Zico; Bearzot (ormai divenuto un padre come Trapattoni per il giovane Claudio) riflette molto e, alla fine, decide di destinare proprio il suo terzino destro a fermare questi 2 mostri sacri: è vero, l’Italia giocherà la semifinale Italia-Polonia senza il suo miglior difensore causa 2 cartellini gialli rimediati, ma le sue 2 gare contro i sudamericane sono considerate ancora adesso i 2 migliori saggi del concetto di “marcatura a uomo” mai applicati sul campo…trattenute, spallate, interventi in scivolata solo se necessari, anticipi secchi e senza fronzoli da parte di un “Gheddafi” (soprannome dovuto ai suoi baffi appena cresciuti ed alle sue origini ma da lui detestato) al culmine della forma ma che non aveva ancora finito il suo lavoro dovendo marcare Littbarski in finale contro la Germania Ovest permettendo ai suoi di alzare la III° Coppa del Mondo della storia nostra (3° affermazione di sempre dopo il 1934 e 1938, 1° del dopoguerra, 1° trofeo alzato dagli europei casalinghi del ’68). Chiuderà la carriera con l’Italia nello stesso periodo del divorzio juventino: Canada-Italia 0-2 del 26/5/1984 a Toronto contando 71 presenze+1 gol.

Da allenatore guiderà le giovanili della nazionale nel 2000-2006 aiutando ad emergere molti talenti tipo Cassano, Oddo, Camoranesi o Gilardino ma non avrà mai la sua grande occasione nei grossi club (anche se pare che un’offerta l’ebbe ma per problemi burocratici non potè accettare su sua stessa ammissione…se fosse la Juventus o un’altra non ci è dato saperlo, purtroppo) a parte il Sion o la nazionale libica.
Un campione che ha sempre annullato tutti ma non ha mai fatto male a nessuno (venne espulso solo una volta e per somma di ammonizioni) un talento non cristallino che riportava funamboli, esteti, palati raffinati sulla Terra con appena 30 minuti di tempo: Claudio Gentile, la marcatura a uomo in persona.


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