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TORINO – E’ la l’instabile primavera del 1975 e i socialisti occupano le posizioni di governo in attesa di procedere con il “Compromesso storico” fra la DC e il PCI, da 24 ore è stato proiettato nei cinema il film “La polizia accusa: il Servizio Segreto uccide” a tema sul fallito colpo di stato nel nostro paese nel 1970, fra solo 4° giorni l’Ignis Varese del presidente Borghi e guidata da coach Gamba con Dino Meneghin nel ruolo di centro come cardine difensivo vincerà la sua 4° Eurolega (4° in 6 anni) a danno del Real Madrid ma si piazzerà 2° in “poule scudetto” favorendo i corregionali di Cantù, da solo una settimana è trascorsa la Pasqua e l’Italia, ancora sommersa nel buio decennio degli “anni di piombo” nonchè nella società autarchica e nella cultura del “minimo indispensabile per vivere”, si avvia a passo spedito verso un finale di campionato che potrebbe riservare ancora molte sorprese: in quegli anni il calcio, specchio di una penisola dai contrasti forti in ogni suo aspetto, sta dimostrando di aver perso fin troppo la sua innocenza attraverso la nascita dei nuovi gruppi organizzati che daranno vita al fenomeno degli “ultras” tanto conosciuti già in Inghilterra ma mai politicizzati come sta accadendo da noi.

La gente vede la Serie A come, forse, unico modo per evadere da una routine di continua cronaca nera e di notizie più negative che positive: per la 25° giornata ci sono ben 3 incroci d’alta classifica a tenere gli appassionati con il fiato sospeso: la sfida-scudetto Juventus-Napoli (34-32 per i padroni di casa), Lazio-Torino e Fiorentina-Roma come spareggi europei fra le squadre in cerca di un posto nelle coppe (finiranno 1-5 per i granata che vorrà dire aggancio ai giallorossi nonchè sorpasso a +1 sui biancocelesti detentori del tricolore e 0-0 denotando una chiara differenza fra le parti dal punto di vista fisico e dell’usura mentale)…ma ciò che interessa a noi maggiormente è ciò che accade al “Comunale” di Torino: la Juventus di Boniperti (salito in carica nel 1971) e degli azionisti Agnelli (tutti presenti in tribuna come sempre ma che se ne andranno all’intervallo rinsaldando un’abitudine consolidata) ha 2 risultati su 3 e manterrebbe il vantaggio di 1 sfida con un turno in meno anche in caso di pareggio mentre la vittoria la spedirebbe a +4 permettendole di cucirsi mezza coccarda sul petto mentre al Napoli di Ferlaino (arrivato nel gennaio 1969 nonchè presente anche lui in tribuna) serve solo la vittoria per puntare all’aggancio sparandosi, poi, tutto nelle ultime 5 “curve” precedenti il traguardo facendo leva pure su un calendario migliore.

Lo stadio del capoluogo piemontese potrebbe contenere al massimo 50.000 spettatori, ma vedendo le immagini dell’epoca risulta subito evidente che quella domenica il numero massimo sia stato sforato e di parecchio: solo i napoletani presenti in “Curva Maratona” per sognare il loro 1° scudetto sono almeno 40.000 senza contare il resto dell’impianto e la Juventus ha mantenuto sempre uno standard di minimo altri 30.000 supporters per tutta l’annata (si superano i 70.000 al conto conclusivo)…si prospettano 90 minuti di scintille sia sul terreno di gioco che sugli spalti; sappiamo che le 2 scuole tattiche sono totalmente agli antipodi: Carlo Parola, con il suo 4-4-2 (poi 4-3-3 con ben 2 costruttori di gioco ed un solo mediano a “fare legna”) e il suo “gioco all’italiana” fatto di marcature a uomo con contropiedi fulminei fondato su un gruppo grosso di nazionali come di emergenti azzurri (gli unici assenti sono “l’anziano” Longobucco e il giovanissimo Viola)

[Zoff;

Gentile-Morini-Scirea-Cuccureddu:

Damiani (75° Altafini)-Furino-Capello-Causio;

Bettega-Anastasi (cap.)]

contrapposto al brasiliano Luis Vinicio (ad oggi l’allenatore napoletano più amato per acclamazione popolare malgrado risultati scarni oltre che beniamino dei partenopei da giocatore a metà degli anni ’50), grande innovatore e importatore del “calcio totale” olandese anche nel nostro calcio attraverso la “zona” (materia ancora sconosciuta da noi all’epoca) tramite un 4-4-2 tanto lineare quanto efficace (affidato a tutti i migliori ad eccezione del brasiliano Canè)

[Carmignani;

Bruscolotti-La Palma-Burgnich-Pogliana;

Massa-Orlandini-Juliano (cap.)-Esposito;

Braglia-Clerici].

La chiusura delle frontiere agli stranieri (fino a chiusura del contratto) decisa nell’estate del 1966 dopo la disfatta mondiale dinanzi alla Corea del Nord si sarebbe prolungata fino al 1980: in quel decennio il nostro sport più popolare (al contrario degli altri) viveva di soli talenti provenienti dai settori giovanili (per oltre 40 anni ci accorgeremo di quanto sia stato utile quell’investimento…) e questo portò all’alzamento vertiginoso di numeri a livello di disponibilità per la nostra nazionale…ai disastrosi mondiali tedeschi in occidente del 1974 sotto la guida di Valcareggi c’erano 5 i bianconeri presenti, ovvero Zoff/Morini/Capello/Causio/Anastasi (senza scordare il panchinaro Spinosi), al netto dell’unico campano Juliano; discorso diverso vale per i giovani che si stavano facendo strada nelle giovanili a livello di Gentile/Scirea/Bettega o per i grandi veterani Cuccureddu/Furino con Burgnich ormai fuori dal giro come anche l’oriundo Altafini (grande ex di giornata…).

Il direttore di gara Michelotti fa subito capire ai capitani Anastasi-Juliano che non saranno tollerate intemperanze di nessun genere e che ogni momento di tensione sarà punito con fermezza anche per ciò che concerne gli spettatori: alla fine vince lo sport e si avranno 90 minuti più che godibili…se da un lato Clerici (seguito a uomo da Morini) manda alto di poco un destro al volo da traversone di Bruscolotti, dall’altro sono Anastasi (sfuggito a La Palma) con Bettega a tenere in apprensione Carmignani (vice di Arrigo Sacchi ad “Usa 1994” ed “Inghilterra 1996”) con 2 conclusioni insidiose ma respinte bene prima che Causio, al 19°, su passaggio di Damiani, esploda un destro ciclonico spentosi sotto l’incrocio dal limite dell’area per l’1-0 sentenziante un temporaneo 36-32 (contando pure il 2-6 dell’andata, inizia ad essere un parziale pesante anche per il morale). Il Napoli non ci sta e vorrebbe reagire ma sono ancora le zebre a rendersi maggiormente pericolosi con un tiro alto di Anastasi e poi con un fendente al volo di destro andato fuori da parte di Cuccureddu sfruttando una respinta corta di Burgnich su corner.

Al duplice fischio risulta chiaro che neanche i confronti come Furino-Juliano o Orlandini-Capello possono impedire lo spettacolo anche se, ovviamente, adesso sono i napoletani a voler imporre il loro gioco: prima Zoff salva in uscita bassa su Clerici e dopo si oppone a Massa ma, se il portiere di casa di mostra in grande giornata, dall’altra parte troviamo un Bruscolotti che non fa passare nessuno pur senza perdere mai di vista Causio (esclusa l’occasione del vantaggio) riuscendo a farsi aiutare dalla traversa quando è Capello ad avere la palla per chiudere i giochi su punizione dalla lunetta procurata da Bettega dritta alla porta nemica; trascorre poco che Massa s’incunea nella retroguardia torinese giocando all’indietro su Juliano: il condottiero degli ospiti fulmina Zoff con un destro imprendibile e ristabilisce l’1-1 al 59° sperando di avviare la rimonta…rimonta che potrebbe concretizzarsi se, ancora lo scatenato Juliano, fosse maggiormente preciso ma il destro finisce fuori misura come il colpo di testa di Braglia successivamente. Al 75° l’illustre ex di turno (oltre che con un trascorso glorioso da milanista) Altafini viene buttato nella mischia al posto di Damiani schierandosi da ala sinistra con Bettega a destra, Anastasi ariete di sfondamento e con il duo Causio-Capello ad inventare mentre Furino viene lasciato a coprire la retroguardia alla ricerca di un nuovo sorpasso: siamo ormai all’88° quando, su angolo di Causio, Carmignani esce respingendo di pugno fuori area, Cuccureddu molla un altro bolide di sinistro che si infrange sul palo ma sulla respinta è proprio Altafini a realizzare il 2-1 che spezza i sogni di un’intera regione lanciando la “vecchia signora” alla conquista dell’ennesimo tricolore dicendo <<JUVENTUS 36, NAPOLI 32>>.

Al triplice segnale di chiusura diviene ufficiale che la striscia di imbattibilità torinese a discapito dei partenopei si allunga a 17 stagioni (inaugurata nell’autunno 1958), che sono 2 le sconfitte consecutive maturate nel più recente passato dagli uomini di Vinicio in casa zebrata (l’ultimo pari, per 0-0, è del marzo 1973) e che i pensieri della truppa juventina sono già rivolti all’impegno del mercoledì: la trasferta in casa del Twente per la semifinale d’andata di Coppa Uefa (chiusa sul 3-1 per gli olandesi), mentre tutto l’ambiente Napoli si macera per un desiderio svanito nel peggiore dei modi ed inaugurando, di fatto, una rivalità che si trascinerà fino ai giorni nostri non solo in ambito sociale o politico ma pure sportivo…3 giorni dopo comparirà, sulle inferriate dello stadio “San Paolo” lo striscione <<ALTAFINI CORE ‘NGRATO>>, decisamente più chiaro di tante altre parole malgrado fosse assai corto e contante solo 3 vocaboli per un totale di 18 caratteri…ma la storia è lunga e prima o poi ti restituisce sempre tutto, se sai aspettare.

A fine anno la Juventus solleverà il suo 16° tricolore (il 3° in 4 tornei) con 2 lunghezze di vantaggio ancora a danno del Napoli <<43-41>> ma fermandosi al 2° turno di Coppa Italia poichè precederà Inter/Bologna ma sarà il Milan a passare il girone e senza scordare la rimonta solo sfiorata in semifinale Uefa dinanzi ai finalisti del Twente (batosta per 3-1 sopracitata con vittoria per 1-0 in casa); il Napoli, malgrado la delusione abnorme, vanterà il miglior tandem offensivo della lega facendosi forte delle 14 segnature di Clerici (arrivato 3° in classifica cannonieri assieme a Chinaglia con Prati ma dietro a Pulici e Savoldi) sommate alle 12 di Braglia accettando, pure, l’ultimo posto (il 4°) nel gruppo di semifinale di coppa nazionale alle spalle di Fiorentina/Torino/Roma senza che nemmeno il fatto di essere stati fatti fuori dai futuri campioni li potesse consolare così come non li consolerà, ovviamente, la figura fatta agli ottavi di Coppa Uefa, quando il Banik Ostrava (sconfitta per 0-2 a “Fuorigrotta” e pareggio in Slovacchia per 1-1) sarà artefice della “defenestrazione internazionale” dei “ciucci” nell’ultimo turno antecedente la sosta invernale.

Iniziamo così il nostro viaggio nel trascorso di Juventus-Napoli desiderosi e speranzosi che si possa giocare domenica sera…appuntamento alla prossima tappa temporale!!!

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