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Golden State domina a Cleveland 108-85 e chiude le Finals senza quasi mai soffrire. Disfatta per James, l’ultimo cappotto risaliva al 2007 (e l’aveva subito sempre lui contro San Antonio). Mvp: vince Durant su Curry. LeBron al bivio

CLEVELAND — I Warriors sono i campioni Nba 2018. Anzi, i padroni. Stavolta per loro a Cleveland, in gara 4, è tutto facile: dominano la partita, stravincendo 108-85, e perfezionano il dominio nella serie. Chiusa con un 4-0 che testimonia il canyon di differenza di valori tra le due finaliste. Per Golden State è il secondo titolo consecutivo, il terzo degli ultimi quattro anni, più una finale persa in gara 7 dopo aver stabilito il record di vittorie in stagione regolare. Un “cappotto” non si verificava, con l’anello in palio, dal 2007. Lo griffò San Antonio, proprio ai danni della Cleveland di LeBron. Molto più combattuta della partita è stata la battaglia per Mvp: lo ha vinto Durant, per il secondo anno di fila. Ha battuto Curry 7 voti a 4. La sua tripla doppia è stata preferita ai 37 punti di serata di Steph, che paga le percentuali pessime di gara 3. I Warriors la vera finale l’avevano giocata in finale di Conference, contro Houston. I Cavs, o meglio LeBron, avevano finito i miracoli sportivi vincendo l’Est. James ha trascinato oltre i suoi limiti un gruppo modesto e male allenato. Persino gli Spurs senza Leonard e i Pels avevano vinto almeno una partita con i Warriors in questi playoff. Ma i limiti del contorno di LeBron sono stati anche colpa sua, che si è messo vicino e in panchina troppi mediocri, schiavo della sua stessa tirannia sulla franchigia. Certo, che se è stata l’ultima uscita in maglia Cavs, meritava miglior epilogo: per la straordinaria post season – nonostante un infortunio alla mano destra nelle ultime tre partite, ha poi rivelato d’aver sbattuto la mano, frustrato, dopo il k.o. di gara 1 -, per l’ancor più straordinaria carriera con la maglia della sua città. Ora tutti si aspettano prema il pulsante dell’autodistruzione dei Cavs: non sfruttando l’opzione per il rinnovo annuale. Salutando per la seconda volta Cleveland abbandonandola a un destino di macerie a malinconici ricordi dei tempi del Re. Il suo addio è atteso con più rassegnazione che rabbia, stavolta, qui in Ohio.

LA PARTITA — 10-3 Warriors al primo time out, Curry con 6 punti dopo 3’. Per una volta i Guerrieri sono poco svagati: concentrati, cattivi. La scorsa stagione sul 3-0 avevano perso in quest’Arena. Stavolta hanno intenzioni diverse. Durant becca il secondo tecnico dei playoff dopo i 14 di stagione regolare. Steph imperversa: 34-25 dopo 12’. Quello piccino che tira da lontano con 12 punti, I Warriors tirano col 56% e hanno già 6 triple a segno: entrano pure quelle di Iguodala…LeBron con 8 punti, ma solo Love lo supporta in attacco. Con 7’ sul cronometro del 2° quarto arriva il 3° fallo di Thompson. Poi la schiacciata del sorpasso Cleveland, di LeBron: 39-38. I Cavs dominano a rimbalzo, con Nance sinonimo d’energia. 61-52 Golden State a metà partita, comunque, Curry con 20 punti, LeBron 16. Cleveland tira col 38% vanificando gli extra possessi strappati a rimbalzo. Hill imbarazzante. Il 6-0 di parziale d’inizio 3° quarto, il loro quarto, issa i Warriors sul +15. La Q Arena si spegne. Perde la speranza. Assieme ai Cavs. Golden State salirà anche + 28: si sente persino qualche buuu. 86-65 dopo 36’. Finita. Tanto a poco. Con 4’03” da giocare Lue richiama LeBron in panchina. Parte spontaneo il coro “Mvp”. Poi cantano solo i Warriors. A squarciagola.

CLEVELAND CAVALIERS-GOLDEN STATE WARRIORS 85-108

CLEVELAND: James 23 punti, Love 13, Hood/Smith 10. Rimbalzi: Love 9. Assist: James 8.
GOLDEN STATE: Curry 37, Durant 20, Iguodala 11. Rimbalzi: Durant 12. Assist: Durant 10.

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