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Le parole del tecnico nella conferenza della vigilia

ROMA – La Roma si gioca una fetta della qualificazione in Champions League nel difficile match di San Siro contro l’Inter. Nel sabato che precederà la Pasqua, i giallorossi troveranno di fronte gli ex Spalletti e Nainggolan, pronti a chiudere il discorso blindando il terzo posto in classifica. Claudio Ranieri ha presentato la sfida in conferenza stampa, dalla “sala Champions” di Trigoria.

Che effetto le fa tornare a San Siro da allenatore della Roma?
Mi fa effetto essere allenatore della Roma, essere tifoso e allenare la tua squadra è un orgoglio oltre ogni limite. L’Inter ci sta vicino, per noi è una bella sfida.

Inter-Roma è la partita decisiva per capire come sta la squadra?
Se ci fosse una battuta d’arresto non cambierebbe il nostro umore, un risultato positivo ci darebbe una spinta notevole. Perdere non cambierebbe la nostra determinazione nel voler lottare fino alla fine.

Pellegrini accanto a Cristante dà più garanzie di Nzonzi?
Ho visto tutti bene, vogliosi. Le mie considerazioni saranno messe a punto venerdì sera. Pellegrini ha più passo di Nzonzi. Il francese è un punto di riferimento, un giocatore importante per ogni squadra.

Come valuta il lavoro di Spalletti a Milano?
Non valuto mai il lavoro dei colleghi, li stimo tutti, facciamo un lavoro bello e difficile. I fattori di successo o insuccesso sono figli di piccoli particolari.

Differenze tra Roma e Inter?
Dipende dal momento storico in cui si lavora sulle piazze. Io ho avuto poco tempo per conoscere Milano, ho avuto pochi mesi e la sfortuna di perdere Motta e Coutinho. Fin quando ci sono stati loro l’Inter si era ripresa, poi quando Motta è andato al PSG ci siamo spenti.

Rivedremo Dzeko e Schick insieme?
Io non ho cambiato idea, ma ho fatto il farmacista. Sapevo che De Rossi non aveva tutta la partita, per questo sono partito con le due punte lasciando fuori Pellegrini. L’Inter è una squadra che pressa e lotta, dovrò pensare a tutti i 90 minuti.

Su Zaniolo.
Non è nel momento migliore. Credo che il suo miglior ruolo sia da mezzala, non dietro la punta. Per conformazione fisica e mentale è una mezzala a tutto campo, almeno in questo momento della sua carriera.

Ha allenato nelle migliori piazze, ma quando parla di Roma le brillano gli occhi. E’ difficile essere “profeta in patria”?
Mi brillano gli occhi per la Roma e per il Cagliari. In Sardegna ho cominciato da dilettante per arrivare poi in Serie A. Ho tutte le mie ex in mente, ma due squadre nel cuore. Sono un professionista, che a volte ha avuto possibilità di lavorare come sa, e in altre occasioni erano momenti non positivi. Non dico solo a Roma, ma in generale. Sono soddisfatto della mia carriera, ma ancora non è finita. Chissà cosa mi aspetta domani.

Avete più convinzioni e autostima?
Questo mese e mezzo ci ha portato a una conoscenza migliore. Sanno come ragiono. Per loro è più facile capire me che sono uno, io ci metto di più a capirli tutti. Le vittorie ci hanno dato convinzione, la partita a San Siro sarà importante in caso di vittoria. Se perderemo non cambierà tanto.

La Roma può offrire un progetto convincete al prossimo allenatore?
Sono contento che mi mettiate in mezzo (ride, ndc). Io penso a fare il mio quest’anno, dipenderà dal presidente e da come ci qualificheremo a fine campionato. Una cosa è arrivare in Champions, un’altra non arrivarci.

Si può tornare al 4-3-3? Under può giocare dall’inizio?
Sto vedendo tutti bene. Le mie considerazioni riguardano quanto li vedo bene e quanti possono fare sicuramente fare i 90 minuti. Non posso mettere in campo 4 giocatori che non hanno 90 minuti. Come al solito dico tutto e non dico niente.

La Roma è più sicura della sua costruzione o deve essere giudiziosa?
Dobbiamo essere sempre giudiziosi. Mi piace dare emozioni al tifoso. Sono un allenatore pratico, non voglio portare i miei giocatori a rischiare. Dobbiamo essere pratici e emozionare i tifosi lottando su ogni palla. Dobbiamo fargli capire che possiamo vincere.

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