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La vittoria con il Verona ha dato segnali importanti a Di Francesco. Il più importante è il recupero, dopo quasi un anno, del centrocampista

ROMA – Detto che è stato tutto troppo facile e che un avversario così inconsistente e sotto ritmo non consente giudizi definitivi, la Roma che esce dall’Olimpico dopo il 3-0 sul Verona, può sorridere per almeno tre ragioni.

FLORENZI, MOTO PERPETUO – La prima, su tutte, il ritorno alla vita calcistica di Alessandro Florenzi, che ha ripreso da dove aveva lasciato, anzi, se possibile, con un piglio e una determinazione ancora maggiore. Dopo due operazioni al ginocchio, a 325 giorni dall’infortunio, Florenzi è sceso in campo senza paura: ha provato dribbling, contrasti, tiri in porta e spunti fino al 90′. Ha giocato con grande lucidità sfornando l’assist per il primo gol di Dzeko: progressione sulla fascia destra, dribbling a rientrare e cross col sinistro che il bosniaco ha dovuto solo spingere in rete. Ieri non è riuscito a festeggiare il suo giorno fortunato (quello del primo gol all’Olimpico e del super pallonetto al Barcellona) con una rete, ma con una prestazione di sostanza e qualità: non è un caso se Alessandro è il giocatore che ha toccato più palloni (99), ne ha recuperati di più (10) e ha piazzato più cross (6). Davvero difficile privarsi di uno come lui. Lo sa bene Eusebio Di Francesco che, viste le condizioni non ottimali di Peres, l’ha schierato come esterno basso, ma non appena tornerà disponibile anche Karsdorp (con ogni probabilità per la gara con l’Udinese, sabato 23), potrebbe sistemarlo a centrocampo o come esterno offensivo.

DZEKO, CECCHINO IN CASA – La seconda nota positiva della serata è il ritorno al gol di Edin Dzeko che, alla settimana delle polemiche, risponde con una doppietta e col 12esimo gol consecutivo in 12 partite in casa. Di Francesco lo aveva richiamato all’ordine invitandolo a lavorare di più per la squadra. Lui si è messo a disposizione, ha dialogato coi compagni, sprecando anche un paio di occasioni clamorose, ma avvicinandosi sempre di più ai movimenti che richiede il tecnico al suo centravanti ideale.

PELLEGRINI, ÜNDER E SCHICK – E poi c’è il turnover, inevitabile visto il tour de force a cui è chiamata la Roma fino alla sfida col Milan del 1 ottobre, che ha messo in luce validità dei ricambi e lunghezza della rosa. Pellegrini e Ünder hanno esordito dal primo minuto, prendendo il posto, rispettivamente, di Strootman e Defrel e mettendo in campo qualità e personalità. L’ex Sassuolo (forse ora più in condizione di Strootman), ha corsa e dinamicità per reggere un centrocampo a 3, e soprattutto, dettaglio non indifferente, conosce a memoria il calcio di Di Francesco. Il turco – che destava più curiosità – è sembrato a suo agio nella catena tutta nuova con Florenzi e Pellegrini, ha provato qualche squillo alla Salah mandando su di giri Souprayen, ed è andato vicino al gol fermandosi solo davanti al palo esterno. Menzione a parte per Schick (entrato al 30′ della ripresa) che ha subito combinato bene con El Shaarawy andando al tiro da posizione accentrata e costringendo Dzeko ad allargarsi sulla destra. Che sia questa una delle possibili variazioni tattiche da vedere con i due in campo? La condizione fisica ancora non è ottimale, Di Francesco farà di tutto per agevolarne anche l’ambientamento, ma con quella cifra lì (40 milioni più 2 di bonus) è normale che le aspettative siano altissime.

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