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GENOVA – Il calcio si divide in 2 categorie differenti di giocatori: tecnici e tattici.

Vi sono, però, alcuni che si distinguono dalla norma e che sono “diversi” dagli altri…come Roberto Mancini: uno dei più grandi giocatori italiani dal dopoguerra, nato come fantasista e capace di adattarsi come seconda punta o esterno di centrocampo con effetti devastanti da assist-man per tutta la carriera.

Nacque a Jesi il 27/11/1964 e, come tutti i talenti della sua generazione, inizia a giocare nella sua squadra locale; viene ingaggiato dal Bologna per 700.000 lire a 13 anni e affidato all’ex giocatore Perani…in neanche 4 stagioni passa dai giovanissimi alla Serie A diventando uno dei migliori talenti del campionato appena divenuto maggiorenne.

La chiave di volta della sua carriera si presenterà sotto forma di Paolo Mantovani e Paolo Borea, che nell’estate del 1982 verseranno 4 miliardi di lire assieme a 4 cartellini di loro giocatori per accaparrarselo. Inizia così l’epopea del “Mancio” in maglia blucerchiata, uno sposalizio di 15 anni (1982-1997) che porterà il fantasista a vincere tutti i trofei contenuti nella bacheca sampdoriana da protagonista: 1 scudetto nell’anno del suo matrimonio con la modella Federica Morelli (nel 1990/1991), 4 coppe Italia, 1 supercoppa Italia, 1 Coppa delle Coppe, altre 6 finali perse fra Italia ed Europa (una di coppa Italia, 2 di supercoppa Italia, una di Coppa dei Campioni, una di Coppa delle Coppe, una di supercoppa Europa) agli ordini di Vujadin Boskov e con vicino campioni come Pagliuca, Mannini, Cerezo, Katanec, Dossena, Vialli (assieme al quale Mancini formerà la coppia denominata “i gemelli del gol”)…avrà una grande dimestichezza anche nei derby: ne giocherà 18 firmandone 4 e non mancando mai di far vedere il proprio valore con assist e passaggi illuminanti.

Nel 1997 (4 anni dopo la morte del “suo padre calcistico” Mantovani), verrà ceduto alla Lazio di Cragnotti ed Eriksson con cui terminerà la carriera nel 2000 facendo ancora incetta di trofei senza mai perdere occasione di segnare nelle stracittadine della capitale.

Purtroppo vivrà un rapporto molto tormentato con la nazionale: cresciuto nell’under-21 di Vicini come capitano, riuscirà a partecipare a competizioni internazionali solo per “Euro 1988” poiché Bearzot vedrà nel suo carattere un enorme limite per tutta la sua gestione tecnica, ad “Italia 1990” si troverà davanti elementi come Baggio, Carnevale, Vialli stesso e non farà neanche un minuto, Sacchi lo relega in disparte a favore ancora di Baggio, Signori, Zola a “Usa 1994” appena prima del ritiro dall’Italia.

Diverrà allenatore subito riuscendo a fare bene quasi in tutte le sue esperienze fra Italia, Inghilterra, Russia…ma purtroppo il non aver vinto abbastanza in Europa, non aver inciso con gli azzurri, essere arrivato per 2 volte a sfiorare il pallone d’oro lasceranno sempre un senso di incompiuto al suo palmares nonostante la paura che incute’ sempre ai grifoni, suoi dirimpettai per quasi tutto il cammino da calciatore: ROBERTO MANCINI, L’UOMO CHE NACQUE AVENDO UNA CLASSE IMMENSA.

 

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