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Quattro decisioni non rettificate a sfavore in meno di un mese

ROMA – La Roma ruglia. Fa il verso dell’orso, sì. Per denunciare il trattamento arbitrale «così così», come lo ha garbatamente definito Monchi sabato a Firenze. E per ironizzare sul fair play finanziario, dopo le nuove anticipazioni di Football Leaks: un video comparso sul profilo twitter inglese riprende due orsi bruni, appunto, mentre provano a scalare una montagna innevata. Soltanto uno, il più grande e forte, arriva in cima. «Il fair play è una lotta reale (per alcuni di noi)» è lo slogan utilizzato per rimarcare le differenze.

IL MESE – Il filo conduttore è lo stesso: la Roma si sente vittima di una doppia ingiustizia. Il problema non è nel numero di rigori contro ricevuti nelle prime 11 giornate di campionato – sono 3, record in Serie A – e nemmeno nel fatto che non ne venga assegnato uno a favore da febbraio (Roma-Benevento 5-2, Defrel, peraltro non decisivo e a tempo scaduto), addirittura 25 partite fa. Il problema è il Var, che la Roma come società considera uno strumento essenziale a differenza di Di Francesco («A me il Var non piace, nel bene e nel male». Per questo non ha parlato dopo la gara con la Fiorentina?) e che nelle ultime quattro partite giocate dalla Roma non è mai stato utilizzato. In totale a Trigoria stimano di aver perso 5 punti per colpa di decisioni al limite non aggiustate. E non considerano il gol annullato a Nzonzicontro il Milan, sull’1-1, per un mani visto soltanto dall’occhio elettronico.

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