Condividi l'articolo
Anche stavolta il tecnico toscano ha cercato di arrivare a parole dove non gli è riuscito con i fatti

ROMA – Dopo 85 anni, il Napoli ha vinto per due volte a San Siro nello stesso campionato. Dopo il Milan è toccato all’Inter, incenerita dal calcio corale di Sarri, che avrebbe potuto festeggiare anche con un risultato più largo. Dall’errore di Nagatomo in poi non c’è stata più partita e solo le parate di Handanovic hanno tenuto a galla i nerazzurri, capaci di mettere insieme la miseria di un punto in 5 gare. Non c’è dubbio che il Napoli sia una grande realtà, proiettata già nel futuro, con alcuni giovani (come Diawara, Zielinski e uno scintillante Rog) di altissimo profilo. Intanto però è a meno uno dal secondo posto.

La Roma è stata infatti surclassata dalla Lazio, che ha vinto due derby in uno. Un rigore negato sull’1-0 e uno inesistente contro sul finire del tempo: dal possibile due a zero all’1-1. La pazzesca serie di errori arbitrali non ha impedito a Inzaghi di andare a riprendersi ancora una partita che aveva perfettamente in testa, con l’impiego di un fenomenale Keita – incubo per Fazio – e la mossa a sorpresa di Lukaku al momento dell’indisposizione di Immobile. Uno svolgimento perfetto, un capolavoro, senza mai un’esitazione. Esattamente il contrario di una Roma confusa, specchio del continuo ondeggiare del suo allenatore, partito con una difesa a 4, contraddetta a inizio ripresa per inserire un evanescente Bruno Peres per poi ripensarci nuovamente, fino a sbilanciare definitivamente una squadra privata di qualsiasi punto di riferimento. Un’autentica débacle tecnica e tattica, in linea con gli altri derby che hanno portato all’esclusione dalla Coppa Italia e senza neppure gli alibi dei troppi impegni.

Grottesco che, anche stavolta, Spalletti abbia cercato di arrivare con le parole dove non gli è riuscito con i fatti. Così – dopo essere passato a ottobre dai giocatori senza personalità all’sms destabilizzante di marzo in un crescendo di giustificazioni – stavolta ha spiegato che in fondo la Roma ha pagato episodi sfortunati, dimenticandosi le clamorose sviste di Orsato. Si tratta adesso di difendere il secondo posto, che comunque non basterebbe in quella che solo lui considera una stagione positiva. Tra mille cose in libertà, Spalletti ci ha fatto sapere di amare tanto la Roma (non abbastanza però per rinnovare il contratto quando le cose andavano discretamente e cantavano le sirene…) e di essere tornato anche per suo figlio, grandissimo tifoso giallorosso. Ecco: dall’eliminazione in Champions, a quella in Europa League, dai cocenti derby di Coppa Italia fino a questa amarezza di campionato che Garcia in due anni e mezzo non aveva mai conosciuto, chieda a lui, a suo figlio – non ai cattivi cronisti di Trigoria – se reputa soddisfacente il bilancio della Roma e l’operato del suo allenatore. E si fidi, almeno in famiglia: non c’è nessun complotto.

Lascia un commento