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ROMA – Siamo nella gelida domenica del 22/1/1984: la “Apple” sta brevettando il primo Computer “Macintosh”, fra soli 5 mesi la Virtus Bologna (sponsorizzata Granarolo) si aggiudicherà il primo “double” della sua storia portando a casa il 10° scudetto cestistico della sua storia oltre alla 2° coppa nazionale, Torino vincerà il campionato di pallavolo sconfiggendo la Panini Modena a gara 2, il governo presieduto da Craxi sta per affrontare importanti decreti legge sulla salvaguardia della situazione finanziaria fra cui la soppressione della “Cassa per il Mezzogiorno”.

Intanto, però, lo sport che interessa maggiormente l’Italia in quel decennio così ambivalente come gli anni ’80, è il calcio: alla 17° giornata di Serie A abbiamo una classifica assai corta e in cui emergono vari scontri che possono dire molto sotto tutti gli aspetti…Torino-Fiorentina 4-1 in cui si misurano la 2°, a -1 dalla vetta occupata dalla Juventus (la quale sconfiggerà il Pisa 3-1), e la 4° intanto che Verona-Milan 1-1 (tutto accadrà nella ripresa portando continui capovolgimenti all’interno della graduatoria) tiene impegnate 2 compagini desiderose di arrivare in zona europea; ma se vogliamo andare a fare un vero e proprio discorso di contese affascinanti anche se non coinvolgono, ancora, parti importanti su ogni fronte, di sicuro la sfida che fa al caso nostro è Roma-Sampdoria: i giallorossi, campioni d’Italia in carica ma 3° a -3 dalla Juve a quota 23, devono cercare di non perdere troppo terreno per non abbandonare nessuno dei 3 obiettivi che si sono prefissati al netto di una formazione blucerchiata che vuole mantenere standard alti rispetto a quelli ottenuti l’anno addietro oltre a provare a guastare i piani a più avversari possibili.

Siamo ancora nell’epoca dei 2 stranieri per team ma nella fattispecie della domenica romana, l’irlandese Brady con l’inglese Francis (nessuno dei 2 si è, sorprendentemente, qualificato agli europei di Francia che avranno luogo a giugno) sono fuori per infortunio al netto di una cerniera brasiliana come Falcao-Cerezo (sorprendentemente lasciati a casa in occasione della Copa America 1983) in grande spolvero, a cui va aggiunto l’italo-slavo con cittadinanza inglese Strukelj (in ogni caso comunitario): abbiamo ben 56000 spettatori, di cui solo 1000 doriani, che offrono una cornice di pubblico più che dignitosa e che è destinata, nel futuro più prossimo, a divenire anche teatro di confronti riguardanti veri e propri trofei…fra gli spettatori d’eccezione ecco di nuovo i presidenti Viola con Mantovani (interessato anche alla trasferta della sua squadra del cuore, la Lazio, impegnata a Milano in casa dell’Inter: finirà 1-1); gli allenatori, invece, sono gli stessi dell’anno passato, ma stavolta non hanno solo un obiettivo oltre ad eventuali altre idee: Liedholm si presenta privo dello stopper Bonetti, ex di turno squalificato, l’infortunato Ancelotti (che sta fuori dal 4/12/1983, quando si era rotto il ginocchio per la 2° volta in 3 annate alla mezz’ora di Juventus-Roma 2-2) che rientrerà solo in estate, le riserve provenienti dalla primavera Giannini/Baldieri (escluse per carenza di convocazioni in panchina)…il tutto non intacca l’uso del 4-4-2 fondato sulla “zona” dello svedese, ma marchia diversi cambiamenti all’interno del collettivo

[Tancredi;

Nela-Righetti-Di Bartolomei (cap.)-Maldera;

B.Conti-Cerezo-Falcao-Strukelj;

Graziani-Pruzzo (52° Vincenzi)]

così come succede al collettivo di Ulivieri, giunto a Roma senza poter contare esclusivamente su una formazione italiana, data la degenza dei suoi 2 uomini migliori e il fisiologico abbassamento del livello tecnico nel suo 4-4-2 molto “italiano” e basato sulla ripartenza, affidata ad un giovane ma già tosto Mancini

[Bordon;

Guerrini-Vierchowod-Renica-L.Pellegrini (cap.);

Scanziani-Galia-Casagrande-Pari;

Zanone-Mancini].

E’ un momento molto difficile per la nazionale italiana: contro ogni pronostico, siamo usciti nei gironi di qualificazione per gli europei venendo eliminati da 4° su 5 in un gruppo con Romania/Svezia/Cecoslovacchia/Cipro nonostante uomini importanti tipo B.Conti/Graziani o Bordon/Vierchowod (tutti e 3 campioni del mondo nel 1982) perchè si è fatto troppo affidamento sulla stessa selezione di 2 estati precedenti mentre giovani talenti a livello dello stesso Mancini stanno facendo in modo di essere notati nelle giovanili e i club del nostro paese sono già fuori dalla Coppa UEFA (il Verona è uscito nei sedicesimi per mano dello Sturm Graz a fronte di un 2-2 maturato al “Bentegodi” e di uno 0-0 ottenuto in Austria…destino crudele pure per l’Inter, a cui l’altra austriaca dell’Austria Vienna, ha “fatto la pelle” agli ottavi tramite un 2-1 nella capitale straniera e l’1-1 di Milano); il destino dell’Irlanda, invece, sarà quello di essere fatta fuori dietro a Spagna (finalista perdente contro i padroni di casa)/Olanda ma precedendo Islanda/Malta intanto che l’Inghilterra si vedrà estromettere dalla Danimarca (battuta dai transalpini in semifinale) pur avendo la meglio su Grecia/Ungheria/Lussemburgo.

I giallorossi non possono fare sconti e devono puntare a ottenere 2 punti per cercare di muovere la graduatoria: Nela impegna subito Bordon con un sinistro che esce di circa un metro dal montante sinistro, poi tocca a Pruzzo deviare sul palo un colpo di testa maldestro di Cerezo da punizione di Maldera…alla mezz’ora Mancini si fa vivo costringendo Tancredi a respingere sui piedi di Scanziani ma anche l’ala genovese non è precisa e colpisce il palo alla destra dell’estremo difensore; siamo giunti, ormai, al 36° e, intanto che Galia/Renica e Graziani si sono presi l’ammonizione per i rispettivi falli, Maldera batte un’altra punizione tesi in mezzo all’area: dalla mischia che ne consegue, Cerezo tocca verso Pruzzo e il centravanti impenna di testa la sfera sopra a tutti gli altri pretendenti in modo da realizzare l’1-0 con un a parabola imprendibile…una parabola che sembra sbloccare definitivamente la domenica a fare dei capitolini malgrado i torinesi stiano già 3-0 dal 26°.

Alla ripresa, con la situazione di 25-22 ma tutto ancora in gioco, i romani ripartono cercando di serrare le fila e capitalizzare lo scarto, ma inaspettatamente tutto gli si ritorce contro: Pruzzo si fa male al ginocchio ed esce per Vincenzi al 52°, appena 4 minuti prima dell’improvviso pareggio di Mancini (alla 2° rete in 2 tornei contro i romanisti) con stop al volo e sinistro di controbalzo nell’angolino mancino dal limite dell’area nato su lancio di Scanziani…siamo al 56° e tutto ritorna possibile; a questo punto i lupi cingono la retroguardia nemica e cercano di tornare avanti prima con un sinistro fuori di Conti, poi con un destro uscito di almeno un metro da parte di Di Bartolomei, infine con un bel colpo di testa di Bruno Conti parato da Bordon al netto di un’uscita sensazionale di Tancredi al limite della sua zona per fermare lo scatenato Mancini (arginato decisamente male da Righetti). Nel finale vediamo l’espulsione di Maldera, reo di aver protestato troppo dopo una trattenuta reciproca con Zanone in area all’83° (i suoi affronteranno la trasferta milanista privi di uno dei loro pezzi migliori in un momento assai caldo dell’annata) ma poi non succede più nulla e al triplice fischio ci sta tempo solo per i rimpianti dei romani (a -4 dalla vetta e fuori dal podio in attesa di conoscere gli altri risultati ma il pari di Pisa con la sconfitta di Verona a fine girone d’andata hanno chiaramente incrinato le certezze di un gruppo che potrebbe fare molto di meglio) mentre i genovesi si godono il 1° punto a seguito di 3 batoste consecutive (Vierchowod si dirà molto deluso dai suoi ex compagni).

Fra maggio e giugno la stagione emetterà tutti i suoi giudizi più o meno crudeli: la Roma si separerà da Liedholm dopo un lustro effimero pur avendo un addio fin troppo doloroso e abbrutito dal mancato “tris”…non riuscirà a difendere lo scudetto arrivando 2° a -2 dalla Juventus (trionfatrice anche in Coppa delle Coppe per 2-1 a danno del Porto…capace di riportare un trofeo internazionale da noi 7 stagioni dopo l’ultima volta…ed anche lì era stato merito dei bianconeri, festeggiatori della loro 1° Coppa UEFA su 3 totali) per 43-41, crollerà ai rigori dinanzi al Liverpool per 4-2 (sul campo si era chiuso sull’1-1) proprio dentro stadio di casa nella tragica sera di mercoledì 30/5/1984 in occasione della finale di Coppa dei Campioni (unica della storia romanista ad oggi) fra i mille rimpianti di essere giunti ai tiri dal dischetto senza almeno 4 tiratori su 5 che dovevano andare dagli 11 metri e non si consolerà neanche portando a casa la 5° Coppa Italia della sua storia, ottenuta sabato 26/6/1984 in un doppio confronto con il Verona (l’andata in Veneto era finita 1-1 e il ritorno 1-0 fra le tensioni di 2 tifoserie sempre più nemiche), coppa che il capitano Agostino Di Bartolomei solleverà con la morte nel cuore poichè sapeva già che avrebbe seguito Liedholm al Milan…proprio “Diba” morirà suicida 10 anni dopo, la mattina del 30/5/1984, lasciando un popolo intero con l’enorme interrogativo di cosa lo avesse spinto a togliersi la vita, se la coppa persa o altro (ma questa è un’altra storia…); la Doria, dal parte sua, chiuderà il sodalizio con Ulivieri piazzandosi 7° alle spalle di Juventus/Roma/Fiorentina/Inter/Torino/Verona mancando la Coppa UEFA di 3 sole lunghezze (35 dell’Inter e 32 dei blucerchiati) al netto di una coppa nazionale finita nei quarti al cospetto del Torino semifinalista solo a causa del gol in trasferta (1-1 a Genova e 0-0 in Piemonte).

La storia di Roma-Sampdoria ha ancora molto da raccontarci: continuiamo questo viaggio nel passato fino a giungere ai giorni nostri…sarà pieno di sorprese!!!!

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