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TORINO – La duttilità è da sempre un particolare fondamentale nel gioco del calcio e storicamente ha rappresentato il requisito perfetto per alcuni fra i nomi più noti di questo sport.
Prendiamo per esempio il ruolo del centrocampista: mediano, regista, incontrista, trequartista, ala…sono molte le sfumature della zona nevralgica eppure vi sono tanti elementi che hanno saputo interpretarli tutti senza (o quasi senza) difficoltà; stiamo parlando di giocatori completi sotto ogni aspetto e cresciuti spesso nella sofferenza di paesi non sempre liberi politicamente o di lavoro febbrile a causa di dure condizioni economiche.
Siamo nella tetra Polonia comunista del 1956 e a Bydgoszcz, un piccolo paesino fra Danzica e Poznan, il 3 marzo viene al mondo uno dei rampolli di un’umile famiglia conosciuta da tutti i concittadini…nessuno ancora lo sa ma quel bambino farà la storia del suo paese: Zbigniew Boniek, l’italiano di Polonia.
Cresce giocando per strada come tutti i colleghi della sua generazione e da subito emerge prepotentemente venendo tesserato in età ancora infantile dalla squadra comunale Zawisza Bidgoszcz riuscendo però a collezionare solo 2 anni in massima lega con tale maglia conditi da almeno 20 gettoni e 10 reti.
Nel 1975, a 19 anni, riceve la chiamata del Widzew Lodz (team più nobile dell’epoca) dove milita per 7 anni collezionando 172 presenze con 50 gol e 2 campionati nazionali oltre ad esordire con la rappresentativa del suo paese, con cui giocherà 80 partite segnando 24 volte oltre a comparire ai mondiali di “Argentina 1978”, “Spagna 1982”, “Messico 1986” collezionando rispettivamente 5, 6, 4 apparizioni e 6 timbri (2 nel primo caso, 4 nel secondo, 0 nel terzo) oltre a piazzarsi III° sul podio del torneo giocato in Europa dietro a Italia, Germania Ovest e davanti alla Francia.
Dopo il mondiale del 1982 ha ormai 26 anni ma si rende conto che non si è ancora misurato a sufficenza con i migliori apparte nelle coppe FIFA, nelle amichevoli internazionali (Argentina-Resto del Mondo del 1979 quando Bearzot lo convoca per giocare con i suoi futuri compagni Cabrini, Tardelli, Causio, Rossi, Platini…che proprio prima di quel match diviene suo compagno di stanza anticipando una convivenza che sarebbe poi iniziata 3 anni a seguire), nelle competizioni UEFA (sedicesimi di Coppa UEFA WidzewLodz-Juventus del 1980/1981 con rigore decisivo segnato proprio da lui ed eliminazione dei piemontesi).
Ormai è chiaro che l’Italia e Torino sono il suo futuro e infatti, il 30/4/1982 firma con i bianconeri a Varsavia ma questa trattativa fu da subito molto strana: Boniek aveva raggiunto l’accordo prima con la Roma e Dino Viola ma all’ultimo qualcuno o qualcosa fece saltare l’affare…si parla di interessi superiori che con il calcio non avessero molto a che vedere: presunte proposte dell’apertura di fabbriche e concessionarie FIAT in Polonia che spinsero il governo biancorosso a vincolare il giocatore: andava alla Juve o restava a casa e la sua carriera sarebbe stata irrimediabilmente pregiudicata. Passerà 3 annate in riva al Po giocando 81 volte unite a 14 gol spesso decisivi nelle gare di coppa al punto di fargli guadagnare il soprannome di “bello di notte” da parte dell’avvocato Agnelli e del suo amico Kissinger…ma questi numeri sono troppo riduttivi per dare l’idea del triennio 1982-1985 di “Zibì”.
Al primo anno sfiora il “triplete” vincendo la Coppa Italia ma perdendo campionato e Coppa dei Campioni al cospetto di Roma e Amburgo ma si rifà subito dopo: il 16/5/1984 segna il gol decisivo del 2-1 in finale con il Porto che sancisce la I° Coppa delle Coppe della storia zebrata permettendogli di giocare la I° Supercoppa Europa della loro storia e del calcio nostrano, vinta per 2-0 contro il Liverpool il 16/1/1985 su un terreno casalingo allentatissimo proprio con una sua doppietta pochi mesi dopo l’unico scudetto vinto (rivincita sulla Roma) ma con gli inglesi non ha ancora finito l’opera: è la sera del 29/5/1985 e si è appena consumata “la tragedia dell’Heysel” che ha portato alla morte di 40 juventini poche ore prima della finale di Coppa dei Campioni e corre il 56° minuto quando Boniek viene atterrato vistosamente fuori area ma l’arbitro decreta il rigore decisivo che verrà realizzato da Platini; tutti i giocatori italiani, compreso il polacco finiranno nell’occhio del ciclone per dei festeggiamenti giudicati eccessivi dovuti alla loro I° affermazione in tale torneo vista la situazione: in particolare il protagonista, che rinuncerà ai 100 milioni di premio-partita per devolverli alle vittime, verrà avvistato dalle telecamere mentre esulta per il penalty concessogli malgrado abbia poi affermato il contrario nel post-gara.
Proprio l’estate del 1985 lascerà Torino dopo aver vissuto il primo grande ciclo europeo della “vecchia signora” potendosi vantare di aver giocato in una squadra avente 6 campioni del mondo e Platini…
Il suo successivo soggiorno sarà alla Roma e durerà 3 stagioni assieme a campioni come Giannini, Nela, Ancelotti, Cerezo, Pruzzo, durante le quali si abituerà a giocare anche da libero (in precedenza aveva fatto tutti i ruoli di centrocampo e attacco compreso il bomber d’area), vincerà la Coppa Italia del 1985/86 sfiorando anche lo scudetto (perso ancora contro la Juve) giocando, secondo lui, i migliori tornei per qualità, quantità, maturità ma nel 1988 si ritira dal calcio giocato avendo collezionato 76 partite e segnando 17 volte in maglia giallorossa iniziando così la carriera di allenatore che purtroppo non gli darà molte soddisfazioni.
Ha avuto le sue ombre e le sue luci come quando fece autorete e sbaglio’ un rigore contro il suo passato nella penultima gara giocata da ex (Juventus-Roma 1-0 dell’11/10/1987) ma non si troverà mai un allenatore o un club che non lo abbia ammirato e con cui non sia andato d’accordo: Trapattoni e Eriksson con Juventus e Roma, ne sono un esempio…si è sempre sacrificato in ogni ruolo accettando compiti grati e non unendo la tecnica e l’atletismo polacchi con la tattica e l’accortezza italiane riuscendo a ricoprire ogni ruolo sommando piedi educati da libero e metronomo con spirito da mediano, polmoni da ala e fiuto del gol da centravanti o assist-man: Zbigniew “Zibì” Boniek, il polacco d’Italia.

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