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ROMA – Dopo un imprevisto doppio appuntamento di Coppa nazionale, eccoci giunti alla I° stracittadina del girone di ritorno: Roma-Lazio…una sfida storica che ha sempre regalato anche troppe emozioni sia nel bene che nel male.
È appena iniziata la primavera del 1974 e mentre in Italia governano i socialisti, la RAI detiene il monopolio televisivo, al cinema è uscito da poco il classico Disney “Robin Hood” (tratto dal celebre romanzo di Alexandre Dumas ma rimodellato a cartone animato con protagonisti animali con comportamenti da umani), gli “anni di piombo” (proprio il periodo in questione) vengono già ricordati per aver messo in ginocchio il nostro paese attraverso gli attentati della “strategia della tensione” e delle “brigate rosse” oltre alla nascita di tanti gruppi criminali tipo la “banda della Magliana” a Roma o la “Mala del Brenta” a Venezia e la “banda della Comasina” a Milano.
Sono pure gli anni della chiusura delle frontiere e dei campionati autarchici con i soli italiani a farne parte: per la XXIII° giornata di Serie A abbiamo ben 2 derby di città che profumano d’alta classifica…Roma-Lazio, Juventus-Torino con biancocelesti (che 2 anni prima erano in Serie B mentre nel 1973 avevano già sfiorato il tricolore dietro a zebrati, milanisti chiudendo a -2 dal traguardo) e bianconeri in vetta divisi da 3 soli punti in favore dei romani mentre i granata sono in zona Europa, i giallorossi si sono quasi salvati dalla retrocessione ma vogliono sgambettare i cugini sulla strada dello scudetto memori anche della rimonta subita all’andata per 2-1 insieme al pareggio per 0-0 nel girone di Coppa Italia andato in scena a settembre (quando i campionati iniziavano ad ottobre per finire a maggio e la stagione vera partiva in settembre solo con le coppe…).
Lo stadio “Olimpico” registra il tutto esaurito (pure i settori in piedi del parterre sono stracolmi) con 80.000 posti occupati a grande maggioranza romanista (30.000 spettatori di differenza) in un fresco pomeriggio nuvoloso oltre che, in parte, piovoso, nell’epoca in cui tutte le gare del turno si inscenavano la domenica alle 15.00: Anzalone e Lenzini prendono posto in tribuna con grande impazienza mentre l’arbitro Gonella (I° direttore di gara italiano in una finale mondiale nonché predecessore di Collina in Brasile-Germania 2-0 del 2002 e Rizzoli in Germania-Argentina 1-0 nel 2014: Argentina-Olanda 3-1 nel 1978) prende a colloquio i capitani Santarini-Wilson per fare in modo che divenga subito chiaro il metro che vuole usare; Liedholm (subentrato a Scopigno dopo la sconfitta in casa del Foggia del VI° turno) con Maestrelli sfruttano il fatto di avere tutte le rose al completo anche se i moduli sono tanto simili nelle marcature a uomo, nel contrasto fisico, nel pragmatismo tattico quanto differenti nella disposizione:
rudimentale 4-5-1 per i lupacchiotti
{P.Conti;
Negrisolo-Batistoni-Santarini [cap.]-Rocca;
Orazi (16° Peccenini)-Cordova-Morini-Domenghini-Spadoni;
Prati},
4-4-2 molto fluido e consolidato per gli aquilotti
{F.Pulici;
Petrelli-Oddi-Wilson [cap.]-Martini;
Nanni-D’Amico-Frustalupi-Re Cecconi;
Garlaschelli-Chinaglia}.
Fra gli effettivi si annotano 2 componenti della nazionale vice-campione del mondo 4 anni addietro in Messico dinanzi al mitico Brasile “dei 5 n.10 Jairzinho-Gerson-Tostao-Pele’-Rivelino” (Domenghini, Prati…quest’ultimo ci stava pure nei vittoriosi europei 1968) oltre a 3 futuri azzurri dell’estate seguente ai fallimentari mondiali tedeschi in occidente: Wilson, Re Cecconi, Chinaglia (che litighera’ anche violentemente con il CT Valcareggi dopo essere stato sostituito all’esordio contro Haiti rischiando seriamente di essere rispedito in Italia se non fosse proprio per l’intervento proprio di Maestrelli).
Da subito la contesa evidenzia una gran voglia di prevalere da parte di tutti i giocatori: ognuno vuole fare la giocata decisiva e la prima parte della frazione iniziale denota già una serie di episodi importanti…corre il 7° quando Spadoni crossa da sotto la “Tribuna Tevere” così da ottenere un tiro sbilenco che Pulici blocca indietreggiando fino a dentro la rete ma l’arbitro fischia, sorprendentemente, il gol dei lupi indicando il centrocampo per l’1-0 anche se le immagini non hanno mai chiarito del tutto se la sfera fosse entrata o no; passano 9 minuti ed Orazi alza bandiera bianca a causa di un infortunio in favore di Peccenini, cambio giusto per mantenere immutato l’assetto intanto che Negrisolo e Petrelli, Frustalupi rimediano l’ammonizione per scorrettezze reciproche…l’intervallo arriva dopo 45 rintocchi in cui la Roma si dimostra più sfrontata e la Lazio maggiormente bloccata dalla tensione così come dalla paura di fallire non solo per la propria pratica ma pure causa le notizie che arrivano dal Piemonte, dove sta maturando un 1-1 che riduce, al momento, la distanza da +3 a +2: bisogna dare una smossa al più presto se si vuole continuare la battaglia a distanza.
Come previsto, la ripresa comincia nel segno di una Lazio rinata e già al 47° Re Cecconi butta in area un traversone respinto di testa da Giorgio Morini (omonimo del mitico stopper Giorgio in forza alla “vecchia signora”) su cui si avventa Chinaglia al volo di destro: ancora respinta di Morini con Conti già a terra e tiro quasi a porta sguarnita da parte di D’Amico per l’1-1 che riporta tutto a +3; la sfida si è ormai sbloccata e la Roma non sa più come arginare le avanzate avversarie intanto che Chinaglia si aggiunge ai cattivi di gara per la troppa foga, una foga che trova il massimo apice al 50°, il minuto decisivo: il demoralizzato Morini si trova a contrasto con D’Amico quando finiscono a terra entrambi all’imbocco dell’area, Gonella indica il rigore e in campo succede il panico…un tifoso invade il terreno di gioco con intenzioni molto chiare ma viene subito arrestato mentre dalla curva romanista viene lanciato di tutto con conseguente intervento delle forze dell’ordine…un’atmosfera elettrica, dove l’animo guerriero di Chinaglia può solo esaltarsi e infatti il bomber spiazza il portiere aprendo il piattone di destro a mezza altezza per l’1-2 che infiamma ancora di più gli animi specie per il fatto che proprio il marcatore viene ad esultare in maniera piuttosto irrispettosa sotto la curva avversaria (sarà il primo ma non l’ultimo nella storia biancoceleste…purtroppo) con il dito puntato in segno di sfotto’; mancano ben 40 giri di lancetta ma gli uomini di Liedholm non ne hanno più e Maestrelli riesce a far amministrare ai suoi il risultato che gli permette addirittura di allungare a +4 in una continua altalena d’emozioni fra radio e campo visto che a Torino finirà proprio 1-1.
A fine partita, dal settore degli ultras di casa piove ogni tipo di oggetto e i giocatori laziali (dopo che il match era già stato sospeso per lancio di roba sul terreno di gioco) fuggono scortati dalla celere verso il boccaporto che si trova proprio fra la “Curva Sud” e la “Tribuna Montemario”…tutti scappano, tranne uno: “Long John”, il centravanti gira dietro la porta puntando ancora il dito in segno di sfida in modo da essere subito bersagliato verbalmente e non dovendo essere scortato dalla polizia intanto che vengono sparati lacrimogeni a tutto spiano facilitando l’entrata della celere nelle 2 curve per calmare le acque poiché i romanisti non accettano il verdetto, ma nello stesso tempo i laziali festeggeranno in modo molto poco pacifico rischiando pure di venire a contatto con i rivali nelle tribune…in quel momento, dentro l’impianto della capitale, era in corso una vera e propria guerra civile dilungatasi anche fuori dal perimetro dello stadio nelle ore successive facendo dimenticare il verdetto del campo in favore di un’ordinaria follia che si rivelerà sempre più deleteria negli anni seguenti con la nascita dei primi gruppi organizzati nelle tifoserie di tutta Italia.
A maggio avremo 2 argini del Tevere dall’animo opposto: romanisti all’8° posto, fuori dall’Europa ed eliminati nel girone di Coppa Italia proprio da Lazio/Brescia/Varese/Novara…laziali vincitori del loro I° storico scudetto (I° tricolore vinto nella città eterna dal dopoguerra dopo quello della Roma nel 1941/42) davanti alla Juventus, coppa nazionale chiusa nel girone di semifinale dietro ancora a Palermo/Juventus/Cesena mentre il cammino europeo si chiuderà nel peggiore dei modi: sconfitta per 4-0 in casa dell’Ipswich Town e rapina subita pur con vittoria (inutile) per 4-2 a Roma con gravissimi incidenti dentro si dentro che fuori dal campo i quali costeranno 3 anni di partecipazione alle coppe per squalifica rendendo la Lazio l’unica compagine a non aver mai giocato la Coppa dei Campioni con il tricolore sul petto quando tale torneo era riservato solo ai vincitori di ogni paese.
P.S.La Lazio non perdeva un derby di campionato da Roma-Lazio 2-1 del 26/10/1969 (nel 1971/72 i biancocelesti retrocederanno in cadetteria) mentre nel conteggio totale la sconfitta manca dal 6/9/1970 in occasione di Roma-Lazio 2-0 in coppa nazionale.
Il nostro viaggio nella storia del derby romano è appena cominciato…saliamo numerosi, offrono Roma e Lazio!


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