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Una lunga attesa, di quelle che ti corrodono dentro e ti levano il

sonno, riempiono d’ansia ogni ora della tua esistenza condizionandoti – perché no? – la vita di tutti i giorni. Ora però il contdown si è quasi esaurito e domani sera alle 21, sul manto erboso della Puskas Arena di Budapest la Roma affronterà il Siviglia nella finale di Europa League. La seconda consecutiva di Josè Mourinho sulla panchina giallorossa, dopo quella vinta il 25 maggio ’22 a Tirana contro il Feyenoord e coincisa con la storica conquista della Conference League. Al pari della passata stagione, ma forse ancor più, l’annata vissuta da Capitan Pellegrini e soci è stata lunga, tortuosa e ricca di imprevisti. Primi su tutti la questione Zaniolo, il rovinoso infortunio alla tibia che ha lasciato per sei mesi lontano dai campi Wijnaldum, i continui problemi fisici di un pezzo da 90 come Dybala, altre varie ed eventuali. Tutto ciò ha inevitabilmente condizionato il cammino entro gli italici confini, come conferma il sesto posto in classifica a -7 dalla zona Champions, ad una sola partita dalla fine. Alle difficoltà in serie A ha fatto da contraltare un cammino continentale d’alto spessore, che specie dallo spareggio col Salisburgo in poi ha posto al cospetto dell’Europa pallonara una Roma psicologicamente solida, volta al sacrificio e alla sofferenza anche nei frangenti più complicati. Merito di un gruppo che il Messia di Setùbal ha plasmato partita dopo partita creando, come spesso ama ripetere, una famiglia più che una squadra di calcio. Un concetto che supera di gran lunga la semplice coesione dello spogliatoio, aiutando a cementare le forze nei giorni migliori e ancor più in quelli peggiori. La finale di domani sera nello stadio intitolato al leggendario calciatore magiaro Ferencz Puskas, un po’ come accadde a Tirana, può dare a Capitan Pellegrini come al discontinuo Ibanez, dal monumento Matic al redivivo el Shaarawy, dal roccioso. Smalling alla Joya più brillante che che ci sia, l’opportunità di potersi gettare alle spalle tutto ciò che è stato. E poter urlare a petto gonfio “Anche quest’anno abbiamo vinto noi”. Più o meno simile la stagione del Siviglia, del tutto deludente in Liga (attualmente undicesimo in classifica) sebbene lanciatissimo in Europa League dopo la retrocessione dalla Champions. E comunque club molto titolato come dimostrano le sei Europa League in bacheca.

ROAD TO BUDAPEST: Secondi nel gruppo C alle spalle dell’altra formazione sevillana, il Betis, Gianluca Mancini e soci sono dovuti passare sotto la scure degli spareggi eliminando in rimonta il Salisbuneglirgo (0-1 alla Redd Bull Arena), poi superando la Real Sociedad negli ottavi (2-0 all’Olimpico e 0-0 in Spagna), la vecchia conoscenza  Feyenoord nei quarti (0-1 al de Kuip, 4-1 all’Olimpico, prima dell’epica resistenza nella semifinale con il Bayer Leverkusen (1-0 in casa e 0-0 nella bolgia della BayArena. Tutti avversari, dagli austriaci in avanti, scesi dalla massima competizione continentale. Da qui, come si diceva, è partito pure il Siviglia, terzo al termine del gruppo G di CL alle spalle di Man City e Borussia Dortmund. Di seguito Papu Gomez&C hanno superato lo spareggio col PSV Eindhoven (3-0, 0-2), quindi il Fenerbahce negli ottavi (2-0, 0-1), il Man Utd (2-2, 3-0) nei quarti prima di imporsi dopo una vera battaglia con la Juventus in semifinale (1-1, 2-1)

L’ARBITRO: A dirigere la finale di domani è stato designato il britannico Anthony Taylor, nato a Manchester il 20 ottobre ’78. Fischietto di fama ed esperienza internazionale, ha già diretto la Roma nel 4-1 casalingo con il Feyenoord nei quarti.

DAL CAMPO: José Mourinho potrà fare affidamento su una Roma praticamente al completo. Se si considera che tranne Kumbulla, alla rifinitura a Trigoria ha preso parte anche Karsdorp. Che è comunque del tutto privo di condizione. Dybala si è lasciato alle spalle il dolore alla caviglia, tuttavia dovrebbe iniziare dalla panchina pronto a subentrare nella fase calda del match. Tutto ok anche Spinazzola, chesarà titolare. Unico ballottaggio Ibanez-Llorente in difesa, col brasiliano in leggero vantaggio. Dal 1’ l’XI di partenza romanista (3-4-2-1) dovrebbe essere quello con Rui Patricio in porta, Smalling perno difensivo, Mancini da una parte e Ibanez dall’altra braccetti; a destra Çelik, sulla mancina Spinazzola, nel mezzo Cristante e Matic: tra le linee Pellegrini ed El Shaarawy a suggerire Abraham. In panchina con gli altri big anche uno scalpitante Wijnaldum. Nel Siviglia out Nianzou e soprattutto il terzino sinistro Acuna, espulso nel ritorno con la Juventus e squalificato. Poi il centrale Badé ha saltato la rifinitura e al suo posto ci sarà Marcao. Per l’occasione il Mister Mendilibar è orientato a confermare 9/11 della squadra che ha iniziato il ritorno con la Juventus. Uniche varianti l’ex Inter Alex Telles sulla mancina difensiva proprio a rilevare Acuna e Marcao per Badé al centro della difesa. In un 4-2-3-1 allo start Bounou a guardia dei pali, quartetto di retroguardia da destra Navas-Marcao-Gudelj-Alex Telles; Rakitic e Fernando davanti alla difesa; quindi linea a tre Ocampos-Torres-Gil sotto il bomber En Nesyri. Tante anche le alternative di qualità a partire dal Coco Lamela, attaccante argentino e vecchia conoscenza della Roma.       

FORMAZIONI PROBABILI

SIVIGLIA (4-2-3-1): Bounou; Navas, Marcao, Gudelj, Alex Telles; Rakitic, Fernando; Ocampos, Torres, Gil; En Nesyri. All. José Luis Mendilibar.

ROMA (3-4-2-1): Rui Patricio; Mancini, Smalling, Ibanez; Çelik, Cristante, Matic, Spinazzola; Pellegrini, El Shaarawy; Abraham. All. José Mourinho.

                                                                                              

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