
PARMA – La nazionale italiana ha rappresentato per oltre 30 anni uno dei migliori vivai calcistici al mondo soprattutto per la generazione del dopoguerra e del “boom economico”: siamo in Emilia-Romagna proprio nell’epoca del benessere, a Reggiolo (un piccolo paesino vicino Reggio Emilia) nasce un bambino il 10 Giugno…si chiama Carlo Ancelotti e farà la storia del calcio sia da giocatore che da allenatore (cosa insolita primeggiare in entrambi i casi).
Inizia a giocare nella rappresentativa comunale ma già a 15 anni entra nelle giovanili del Parma arrivando in prima squadra 12 mesi dopo e venendo valorizzato al massimo da Cesare Maldini (una delle figure più importanti della sua carriera assieme a Liedholm, Sacchi, Capello, Bearzot, Vicini) che lo vede perfetto come trequartista alle spalle delle punte pure per velocità, umiltà, dinamismo; militera’ in Emilia fino agli spareggi del 1979 regalando la promozione in Serie B ai suoi grazie a 2 gol nel 3-1 contro la Triestina a Vicenza totalizzando 55 presenze e 13 gol in 4 stagioni ma il destino lo vuole altrove anche se la sua regione ritornerà sempre sotto varie forme…Proprio a quegli spareggi presenzieranno Viola, Liedholm, Moggi (stato maggiore della Roma al completo) che se lo accaparrano dopo una lunga maratona con l’Inter al prezzo-record, per l’epoca, di un miliardo e mezzo per un ventenne.
Approdato nella capitale, soprannominato “il bimbo” (idea di un giornalista televisivo romano chiamato Mario Mattioli) per i propri lineamenti facciali e per l’età, imparerà la “zona mista” venendo arretrato nella posizione di mediano maturando prima da attaccante riuscendo ad essere fondamentale in un centrocampo da sogno come quello del 1983/84 con Conti-Falcao-Cerezo e Di Bartolomei libero (di gran lunga il migliore collettivo della storia giallorossa oltre al “muro” Tancredi, difensori ai livelli di Maldera, Nela, Righetti e il tandem offensivo fenomenale Pruzzo-Graziani) ma la sua esperienza non sarà rosa e fiori, anzi…si romperà 2 volte il ginocchio destro, nell’ottobre 1981 con la Fiorentina in casa e nel dicembre 1983 con la Juventus a Torino che gli precluderanno le 2 stagioni in questione permettendogli ciononostante di restare nel cuore della curva e di accumulare un buon bottino di trofei (scudetto nel 1982/83, Coppe Italia 1980, 1980/81, 1983/84, 1985/86), presenze (171), reti (12) facendolo divenire anche capitano dal 1985 (succedendo proprio a “Diba”) fino alla cessione dell’estate 1987 cedendo il ruolo di centrale a Manfredonia ma una domanda fra i tifosi capitolini resta spontanea pure se senza risposta: «Con Ancelotti in campo, la Roma avrebbe potuto vincere altri 2 scudetti (1980/81 e 1983/84)? Ma soprattutto, avrebbe potuto vincere la finale di Coppa dei Campioni giocata con il Liverpool in casa il 30/5/1984?»…non lo sapremo mai.
Nel 1987 il neo-presidente milanista Berlusconi ascolta fermamente il suo nuovo allenatore Sacchi che lo vuole a tutti i costi per farne il regista del suo 4-4-2 dalla “zona esasperata” ed è interessante sapere come il “profeta di Fusignano” abbia convinto il “Cavaliere”…
SACCHI: «SE LEI MI PRENDE ANCELOTTI NOI VINCIAMO IL CAMPIONATO»
BERLUSCONI: «MA ANCELOTTI HA UN 20-30% DI INABILITÀ NEL GINOCCHIO DESTRO…»
SACCHI: «SÌ, MA HA IL 100% DI ABILITÀ NEL CERVELLO».
A quel punto l’acquisto è cosa fatta: 5,8 miliardi e arrivo a Milano…di 5 annate in rossonero accanto a campioni come Baresi, Gullit, Van Basten, Rijkaard, Donadoni e tecnici di rango tipo Sacchi, Capello ne chiuderà 4 con almeno 2 titoli in bacheca (scudetto 1987/88 e 1991/1992, Supercoppa Italia 1988, Coppa dei Campioni, Supercoppa Europa, Coppa Intercontinentale nel 1988/89 e 1989/90) mettendo assieme 112 apparizioni e 10 segnature, fra cui una doppietta nell’ultima gara in casa (Milan-Verona 4-0 del 17/5/1992) prima di chiudere la carriera a 33 anni.
Nella decade 1981-1991 diverrà anche un uomo fisso in nazionale ma farà solo 26 apparizioni unite a 1 gol all’esordio nel 1981 con l’Olanda oltre a non poter prendere parte al mondiale dell’82 con Bearzot solo per l’infortunio mentre nell’86 sarà convocato ma non verrà mai schierato…compensera’ nel biennio 1988-1990, quando farà da balia alla nuova generazione emergente di Vicini partecipando agli europei in Germania Ovest e al mondiale di casa ottenendo IV° e III° posto (rimpianto ancora vivo nei cuori di tutti gli italiani che c’erano, il mondiale di casa).
La sua carriera di allenatore (iniziata nel 1994) lo renderà cittadino del mondo e fra i tecnici più vincenti della storia, 24 mesi da vice di Sacchi in nazionale uniti a 3 tornei fra Reggiana e Parma gli faranno da rampa di lancio prima del rapporto biennale tormentato con la Juventus a inizio millennio e il ritorno in rossonero per 8 anni…da allora sarà un girovagare per il continente vincendo ovunque: Chelsea, Paris Saint-Germain, Real Madrid, Bayern Monaco prima di tornare nel suo paese per guidare il Napoli, campionati e coppe vinti a ripetizione (è fra i pochi ad aver vinto la Champions League almeno 3 volte e con club diversi: Milan nel 2003 e 2007, Real nel 2014) per una carriera con pochissime ombre, anche se nere, e quasi solo luci…tornera’ mai nella sua terra o nella capitale per terminare il lavoro iniziato tanti anni fa da giocatore? Dirà il 22/7/2007, alla festa degli 80 anni della Roma, «Io la finale Roma-Liverpool non la giocai perché ero infortunato, ma ricordate che il calcio e la vita concedono sempre una seconda possibilità…», Carlo Ancelotti, l’uomo che viaggiò dalla Serie C al tetto del mondo.