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A pochissime ore dall’esordio vittorioso in campionato sul parquet di Catanzaro, pubblichiamo un’intervista rilasciata da Francesco Ponticiello, ex allenatore di Davide Bonora e di Andrea Cattani, attuale coach della Planet Catanzaro.

Un giudizio di entrambi, che profilo avevano da giocatori, sia da un punto di vista prettamente tecnico, che anche comportamentale e di leadership, visto che anche caratterialmente sembrano agli antipodi.

“Difficile trovare due persone tanto diverse, giocatori in grado di interpretare in modalita’ tanto differenti il medesimo ruolo, quello di playmaker. Davide e’ una persona riflessiva, in grado rispondere in modo razionale agli stimoli esterni. Invece Andrea e’ l’emblema della istintivita’, di un modo immediato e diretto di fare. Conseguente che anche come giocatori fossero agli antipodi, a loro modo emblemi di un modo di giocare assolutamente differente. Ma, inevitabilmente c’e’ un ma, ed avvicinare queste due persone, allora giocatori ed ora tecnici, in comune c’e’ la personalita’. Entrambi, quando era veramente importante, quando contava farlo, sapevano uscire fuori da cio’ che gli osservatori superficiali si sarebbero aspettati da loro, da una stereotipata “imitazione di se stessi”. Ed allora veniva fuori che il “ragioniere” Bonora, presunto ragioniere, molto presunto, sapesse prendersi tiri importanti, oppure che Cattani fosse capace di difendere sul giocatore avversario piu’ pericoloso. E forse risiede proprio in questa capacita’ di capire il momento, di interpretare le situazioni, cio’ che rende possibile e proficuo il loro attuale lavoro da allenatore”

Quindi si intravedeva fin da giocatori che potessero divenire allenatori in futuro?

“Sicuramente si, e non solo per cio’ che ti dicevo prima. Cattani, ad esempio, giocava in un sistema, quello che avevo costruito a Cefalu’, che lo vedeva, guarda caso insieme ad un altro giocatore che adesso allena, Fabio Nardone, distribuirsi il carico della necessita’ del “prendere vantaggio” dalle situazioni di pick & roll. Ma Cattani, playmaker di oltre 1.90 di altezza, era anche l’uomo che, in una squadra che peraltro aveva interni lunghi e grossi, andava costantemente ad attaccare i suoi pari ruolo in post basso. Come fai a giocare in modo cosi’ tattico, soprattutto se il giocatore in questione ha solo allora 21 anni ed e’ gia’ capitano di quella squadra, se non hai gia’ una “testa da allenatore”…? Su Bonora questo dato, tenuto conto di come sia riuscito a far funzionare i meccanismi tecnico/tattici delle squadre in cui e’ stato il playmaker, oltretutto ai massimi livelli europei, puo’ divenire addirittura scontato. Ed allora puo’ risultare interessante un altro dato, solo apparentemente secondario, ovvero il modo in cui, per alleggerire la pressione che le difese portavano su di lui, lasciava spesso iniziare il gioco al suo giovane compagno di reparto, Fabio Lovatti. Solo se sai andare oltre il tipico modo di pensare del giocatore, puoi intendere quanto possa essere vantaggioso lasciar crescere un altro giocatore, fargli assumere delle responsabilita’. Ma questo, piu’ che una domanda e’ gia’ un’affermazione, non e’ gia’ “allenare”…?”

C’e’ un aneddoto, un episodio particolare di entrambi particolarmente significativo e che ti e’ rimasto impresso…

“Parto da Davide, gennaio 2010, il suo primo allenamento a Matera: entra nello spogliatoio, un dirigente lo presente, lui si alza e porge la mano a tutti. Dopo un paio di minuti entra un altro ragazzo. Davide si rialza, e allunga la mano anche a lui, “ciao, sono Davide Bonora”. Solo che il ragazzo era il 12esimo, arrivato in fretta e furia da un allenamento giovanile, in un altro impianto. Un under 16 cooptato per rimediare all’infortunio di un altro giovane, ed al suo primo allenamento con la prima squadra. Per poco non fummo costretto a dare a Claudio, cosi’ si chiamava il ragazzo, i sali per rianimarlo, per come era sbiancato in volto… Di Andrea invece mi e’ rimasto impresso un sms, allora non c’era ancora whatsapp, letto alla fine di Pavia – Cefalu’, gara 3 di finale per la promozione in Legadue. Credo che avesse scritto “siete stati grandi!!! Andrea”, qualcosa del genere, e lo aveva inviato a tutti i giocatori, piu’ staff tecnico. Era costretto a casa, stirato da gara 1 del primo turno dei playoff, e mentre scriveva, probabilmente dalla sua bocca uscivano le peggiori bestemmie. Ma quello che mi colpi’, oltre il contenuto, che sembrava esaltare un successo, e noi invece avevamo perso, era l’orario d’invio: 18.01, un minuto dopo l’inizio della partita. Come a dire “per me avete/abbiamo gia’ vinto”, o forse era uno scherzo, scaramanzia, voi a giocare ed io qui…”. Chissa’, non glielo ho mai chiesto. Ma manco in Blade Runner trovi un giochino spazio/tempo, cosi’ sofisticato, “siete stati grandi!!!”. E cosi’ pure, manco in Attimo Fuggente c’e’ un quindicenne con tanto stupore in volto dopo quel “ciao, sono Davide…”

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