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Sei gol, la qualificazione agli ottavi già in tasca, la forza di un gruppo che va oltre i limiti: così la rivoluzione di Mancini ha riportato in alto gli azzurri

MILANO – Volevamo notti azzurre così. E sono arrivate. L’Italia è già agli ottavi di questo Europeo dopo due partite. Sei gol tra Turchia e Svizzera, Donnarumma imbattuto. Impossibile non far correre il pensiero a dove possa arrivare la Nazionale, che Mancini ha trasformato in gruppo talmente unito da nascondere i limiti individuali, che pure ci sono.

IL GRUPPO – Un gruppo in cui molti buoni giocatori riescono a dare qualcosa in più rispetto a quanto fanno nei loro club. Come Locatelli, che nel Sassuolo ha vissuto una bellissima stagione, ma che in azzurro ha assunto con naturalezza la dimensione internazionale che gli mancava. Il lancio nella prima rete e il tiro della seconda lo certificano come talento notevole e completo. Mancini che è stato un grandissimo giocatore ha la sensibilità giusta per tirare fuori il meglio da un certo tipo di calciatore.

AL CENTRO – Il nostro centrocampo anche senza Zaniolo, Pellegrini e Sensi, è per varietà e numero di protagonisti un reparto di livello mondiale. Grazie al loro lavoro, la difesa subisce pochi gol e davanti piovono le occasioni. Così Immobile ha finalmente trovato la sintonia con l’azzurro, segnando con la continuità che ha in campionato, allargando il ventaglio delle nostre possibilità offensive, prerogativa indispensabile per andare lontano in un torneo che dura un lunghissimo mese.

LA PROVA – Finora non s’è vista nessuna squadra che l’Italia non possa battere in una partita secca. Nemmeno la Francia, che pure è quella che ha dato l’impressione di avere la qualità complessiva maggiore. Certo è più forte, ha vinto l’ultimo Mondiale, ha fenomeni assoluti. Di una cosa però sono certo: Mancini non commetterebbe mai gli errori enormi commessi da Löw martedì sera. Ma per la Francia c’è tempo: la troveremo di fronte soltanto se saremo capaci di fare un bel pezzo di strada in questo Europeo. Intanto c’è l’obiettivo del primo posto da centrare, che garantirebbe agli azzurri un ottavo di finale non proibitivo contro la seconda del girone di Olanda, Austria e Ucraina. Ma questi sono calcoli e questa Italia ai calcoli è giustamente poco affezionata. È in fondo la pietra angolare su cui Mancini ha saputo ricostruire l’Italia, uscita da un fallimento storico, la mancata qualificazione al mondiale russo.

LA RIVOLUZIONE – La Nazionale non cambia atteggiamento e gioco a seconda dell’avversaria. Una rivoluzione costruita con pazienza e fatica, che ci ha intanto restituito il rispetto della comunità calcistica internazionale di cui l’Italia, ricordiamolo sempre, è nazione fondatrice. Abbiamo vinto quattro titoli mondiali: se a Pasadena la lotteria dei rigori fosse andata diversamente saremmo noi il Paese guida, davanti al Brasile e alla Germania. Una grandezza che i nostri club hanno perso, soprattutto nell’ultimo decennio. La Nazionale nella nostra storia spesso ha avuto la funzione di trainare l’intero movimento nei momenti più difficile. A Mancini, agli azzurri, all’Europeo chiedevamo un segno. Chiedevamo di rimetterci al livello che ci compete. Chiedevamo ci regalasse un sorriso, dopo i mesi terribili che abbiamo alle spalle. Ci sta riuscendo. Non chiediamogli di più.

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