
TORINO – È la primavera del 2001 e da pochi mesi sono stati brevettati la piattaforma Windows con l’Ipod Apple, al cinema “Shrek” è il film per bambini maggiormente gettonato, su K2 i programmi più seguiti dai ragazzi sono “2 Fantagenitori” e i “Power Rangers Time Force”.
Ma la sera del 6/5 non ci sta tempo di pensare a pellicole o computer: per la XXVIIII° giornata il posticipo domenicale è Juventus-Roma con i giallorossi capolisti a +6 sui bianconeri con 5 partite da giocare (in settimana si è tenuta l’assemblea federale in cui si è deciso, all’unanimità, di permettere convocazione e impiego di extracomunitari a volontà indipendentemente dai giocatori europei)…con la vittoria dei piemontesi si riapre tutto (vogliosi di tornare campioni dopo 3 anni), con la vittoria dei capitolini si chiude tutto (desiderosi di riconquistare il campionato dopo ben 17 anni e con 10 anni di tribolazione pura alle spalle), con il pareggio vi è un turno in meno ma il distacco rimane immutato.
65.000 spettatori di cui 15.000 ospiti riempiono un “Delle Alpi” tutto esaurito e gli scontri fra tifoserie non mancano già 2 ore prima del match con uno striscione di dubbio gusto esposto dalla “Curva Scirea” all’ingresso in campo delle squadre «NON TUTTI I COATTI SONO ROMANISTI, MA TUTTI I ROMANISTI SONO DEI COATTI».
In tribuna gli Agnelli con Boniperti vengono inquadrati poco lontani dalla famiglia Sensi mentre in panchina Ancelotti e Capello sono determinati a combattere contro il proprio passato di giocatori, Braschi è il miglior arbitro possibile da assegnare in un quel momento per una gara simile e i capitani sono Del Piero con Totti…ma tutti e 2 i club annoverano organici che farebbero invidia al mondo: Van Der Sar, Tudor, Montero, Davids, Zidane e Zebina, Samuel, Aldair, Cafu’, Candela, Batistuta rappresentano la fascia migliore degli stranieri presenti nel nostro torneo negli ultimi anni d’oro del calcio italiano mentre i nazionali sono Iuliano, Pessotto, Zambrotta, Inzaghi avversi a Antonioli, Tommasi, Cristiano Zanetti, Delvecchio (quasi tutti vice-campioni d’Europa l’estate precedente ad eccezione dei 2 centrocampisti giallorossi) senza dimenticare le assenze eccellenti di Trezeguet e Zago.
Gli schieramenti, entrambi 3-4-1-2, mostrano subito grande voglia di attaccare a prescindere dalla graduatoria ma già al 6° minuto il tabellino e impietoso: 4° Del Piero, 6° Zidane con gli avversari in bambola completamente e “Zizou” a far ammattire la difesa prima da assist-man e poi da goleador…Capello non ci crede e come lui tutti i romanisti incollati alla tv tramite Tele+ (piattaforma ufficiale dei sabaudi, Milan, Inter e rivale di Stream…all’epoca riservata alle Romane oltre che al Parma e alla Fiorentina). La gara poco dopo si innervosisce, come da copione, e a farne le spese sono Cafu’, Candela, Del Piero, Delvecchio: i lupacchiotti giocano poco, creano quasi niente (solo con Batistuta), concretizzano nulla e hanno i nervi troppo tesi…la “vecchia signora” adesso fa veramente paura come il temporaneo +3 in classifica ma il duplice fischio arriva come una liberazione prima di danni ulteriori causati da Davids o Tacchinardi.
Al rientro dagli spogliatoi Montella (12° uomo dei romani in quel momento dell’annata) sostituisce “Super Marco” mostrandosi subito in grande spolvero ma il risultato non si smuove apparte qualche rara occasione di Zambrotta o Tommasi finché il mister friuliano non effettua le sue ultime 2 sostituzioni al 60°: Assuncao per Zanetti e Nakata per Totti (che si rivelerà il fattore chiave).
Da quel momento i capitolini restano in campo con 6 extracomunitari ma che parlano perfettamente una lingua universale come il calcio sembrando un battaglione compattissimo capace di restare in gioco fino all’ultimo quarto d’ora, quando Tacchinardi commette il suo primo errore della serata perdendo un pallone sanguinoso sulla trequarti con il giapponese ad avventarsi sulla sfera e a scagliare un siluro sotto l’incrocio dei pali da 25 metri che riapre tutto: 2-1; negli ultimi 10 minuti “Sor Carletto” inserisce Conte, Kovacevic, Ferrara al posto del proprio capitano, Inzaghi, Iuliano per correre ai ripari oltre che per guadagnare tempo prezioso ma se la sorte decide nessuno può fermarla…è l’ultimo giro di lancetta e Candela riceve un passaggio lungo da Tommasi proprio mentre il IV° uomo segnala un recupero di 5 minuti: il francese si gira e serve Nakata al limite dell’area di rigore, il tiro non è bloccabile e Montella segna sulla respinta sotto al settore ospiti come fece Chierico nell’ottobre 1982: 2-2! Lazio a -5, Juve ricacciata a -6 con Fabio Caressa che, dai microfoni televisivi, memore dell’altro 2-2 nella settimana precedente, grida «LA ROMA RITROVA PER STRADA QUELLO CHE AVEVA PERSO NEL DERBY, LA ROMA RITROVA PER STRADA, FORSE, LO SCUDETTO!».
Negli ultimi istanti non si gioca più fra esultanze, litigi, falli, perdite di tempo, discussioni, le espulsioni di Tacchinardi e Assuncao per scorrettezze reciproche ma al triplice fischio il risultato è ancora 2-2…descrivere in quel momento la curva romanista non è possibile (Cit. ancora di Caressa), ma è possibile dire che lo stadio si svuotera’ in poco più di 10 minuti e il giorno dopo il titolo sarà unanime su tutte le prime pagine dei giornali sportivi nazionali: “AMMAZZA CHE ROMA!”.
A fine anno in Piemonte si trarrà un bilancio negativo: Coppa Italia lasciata ai primi turni, Champions al di sotto delle aspettative ed eliminazione ai gironi, scudetto perso per 2 soli punti mentre la capitale festeggerà il terzo tricolore della bacheca romanista a 17 anni di distanza dal precedente (trofeo strappato dalle maglie, tra l’altro, dei dirimpettai laziali e dunque di doppio gusto) mollando però la Coppa UEFA nei quarti contro il Liverpool futuro vincitore oltre alla Coppa Italia pregiudicata dall’eliminazione al primo turno con la rivelazione Atalanta.
Juventus-Roma è una sfida eterna come le 2 città con le loro storie…