CAGLIARI – Una delle serate più umilianti della storia della Roma: l’8 dicembre 2018, non passerà agli annali solo perché si tratta di una consueta domenica di campionato e non di un match valevole per qualsivoglia trofeo. A Cagliari va in scena il thriller perfetto con una squadra che facendo il compitino riesce ad andare sopra di 2 gol, col bel sinistro di Cristante e la punizione di Kolarov deviata in porta dalla barriera, al cospetto di un Cagliari volenteroso e niente più figlio dei suoi limiti acuiti dall’assenza dell’ultimo minuto di Pavoletti, fermatosi durante il riscaldamento. Eppure a margine di tutto ciò, stiamo qui a raccontare un suicidio perfetto, che consente al Cagliari ridotto in 9 per le espulsioni di Srna e Ceppitelli, di agguantare il pari a tempo scaduto, grazie ad una gestione fantoziana dell’ultimo pallone, da parte dei giocatori (si fa per dire) della Roma. Alla fine sarà Sau a far esplodere lo stadio, grazie ad una zampata arrivata al 95’ esatto dopo che Manolas aveva ciccato il pallone a centrocampo e che la linea difensiva a tre messa in piedi nel finale dal confuso Di Francesco consentiva al furetto sardo di andarsene in contropiede, sotto di un gol, sotto di due uomini e a tempo scaduto. Roba da inorridire a qualsiasi categoria. La Roma oggi ha dimostrato di essere più che una squadra un’accozzaglia di signori ben pagati che hanno deciso di provare a fare i calciatori di mestiere. Alla fine le solite storie: Pallotta è indignato, Di Francesco è deluso, i giocatori dispiaciuti. Tanto domani Pallotta sarà ancora lì, Monchi sarà ancora lì, i giocatori mediocri, ancora lì. E la Rometta sarà ancora lì a vivacchiare nel limbo della metà della classifica, in quella che si avvia ad essere la gestione peggiore della storia giallorossa. E questa volta non c’è nemmeno l’alibi dell’arbitraggio…
