WCENTER 0XPJCDWDGH Roma's coach Rudi Garcia looks on prior the Italian Serie A soccer match UC Sampdoria vs AS Roma at Luigi Ferraris stadium in Genoa, Italy, 23 September 2015. ANSA/LUCA ZENNARO
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immagine Metamorfosi Garcia, nessuno e centomila:
la Roma non ha più un modulo base

C’era una volta il 4-3-3. O forse c’è, ci sarà ancora. Così come il 4-2-3-1, che non è morto ed è visibile sempre. Ciò che appare certo quest’anno è l’alternanza di sistemi di gioco, cosa insolita per la Roma firmata da Rudi Garcia. Del resto, il tecnico francese ha sempre fatto notare come la squadra sia profondamente cambiata dal primo anno che, dal punto di vista del gioco, è stato il migliore. Forse quel calcio con tre attaccanti di movimento, compreso un finto centravanti, con due centrocampisti di rottura e uno dai piedi buoni, con due centrali possenti e due terzini che andavano, non si può fare più. La metamorfosi è cominciata lo scorso anno, nei momenti di difficoltà, quando Garcia ha snaturato la squadra, ad esempio a Monaco, abbandonando il calcio offensivo per un gioco da uno contro uno, più rigido, meno libero. È difficile non prendere gol e segnarne tanti se non hai gente come Benatia, Strootman, Totti con due anni in meno etc etc. Quest’anno, la trasformazione è continua: non esiste più il modulo base, ma il sistema di gioco basato sul momento, sugli uomini a disposizione e sugli avversari. Un Garcia pirandelliano, insomma, da “Uno, nessuno e centomila”, o principe di una “Metamorfosi” kafkiana. Qualche numero e parliamo di moduli di partenza: finora tre volte in campo con 4-2-3-1 (Verona, Frosinone e Sassuolo), 5 con il vecchio 4-3-3 (Juventus, Sampdoria, Carpi, Barça e Borisov), una con il neonato 4-4-0 o 4-4-1-1 (Palermo).

 

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