Anticipo del Venerdì sera per la Virtus Roma, che andrà sul campo della NPC Rieti alle ore 20,30 del prossimo 23 Ottobre. Per i capitolini si tratta del secondo derby regionale in stagione dopo quello perso a Ferentino due Domeniche fa, mentre per i reatini sarà già il terzo derby dopo le sconfitte contro la Benacquista Latina e la stessa FMC Ferentino. La squadra di Saibene arriva al quarto appuntamento stagionale con l’umore nero dopo la terza sconfitta consecutiva maturata contro la Fortitudo Agrigento, che la mantiene inchiodata sul fondo della classifica a quota 0 punti in compagnia delle piemontesi Biella ed Omegna. I ragazzi di Luciano Nunzi invece vengono dalla prima vittoria in campionato, giunta sul parquet di casa a danno di Casalpusterlengo, formazione lombarda che la Virtus Roma affronterà settimana prossima. Tra l’amichevole di presentazione al pubblico contro Latina e la trasferta di Ferentino, la Virtus Roma aveva mostrato miglioramenti progressivi che lasciavano ben sperare per il match contro Agrigento, sia per la prestazione in campo che per l’esito finale del match. La discontinuità che aveva caratterizzato alcune fasi del gioco nelle gare contro Derthona e Ferentino, è emersa in maniera esplosiva nel match contro i siciliani: nei primi due quarti le partenze a rilento hanno lasciato spazio a due parziali di Agrigento (4-0 il primo, 11-0 il secondo), prima di una scossa che ha permesso alla Virtus di tenersi a galla, grazie a Casagrande e Callahan, con l’aiuto di Benetti. Nel terzo quarto un grande inizio per Roma, bella e dinamica, che riesce ad issarsi fino al 45-38 del 27′: da qui il buio più totale, con scelte offensive affrettate ed un’ansia da prestazione che ha permesso agli agrigentini di piazzare un letale parziale di 29-7.
UN ATTACCO STERILE – Nervosismo. E’ uno dei fattori indicati da Guido Saibene nella conferenza stampa post-gara, per spiegare il crollo della sua squadra nell’ultima parte del match. Un nervosismo che ha generato pressione, un gioco poco ragionato, un pressing inoffensivo. Ma la componente emotiva non basta per giustificare il peggior attacco di tutta la Serie A2, con una media di 59,7 punti segnati a gara (si gode della settima miglior difesa tra le 32 squadre di A2, ma ad oggi questo dato ci consola meno rispetto a settimana scorsa). L’apporto offensivo dei due play Meini e Bonfiglio al momento si limita a 21 punti (di cui 16 solo a Ferentino) e 10 assist in tre gare, Maresca dal campo mette a referto un terzo dei tiri presi (6/19) e paga ben 12 palle perse, Callahan e Voskuil sono autori di 80 dei 179 punti totali con 27 tiri a segno su 76 tentativi dal campo (il solo Callahan ha preso 40 tiri, con un misero 4/17 dall’arco), i numeri di Olasewere (10,3 punti + 5,7 rimbalzi di media a partita) non esprimono al meglio le situazioni di difficoltà che il nigeriano sembra vivere sul campo da dopo la gara con Derthona (un nervosismo percepibile dai già ben 12 falli spesi, 4 di media a gara), ma serve del tempo all’atleta africano per ambientarsi al contesto ed al campionato italiano (Bobby Jones e Melvin Ejim non ricordano nulla??).
INTERVENIRE SUL MERCATO? – C’è chi invoca tempestivi interventi sul mercato per dare una scossa alla squadra, ma le difficoltà non sono poche: le ridotte disponibilità economiche, un regolamento che impone un solo tesseramento da qui al prossimo 18 Gennaio, un mercato che offre ben poco al momento, salvo clamorose opportunità. Ed in quali ruoli intervenire: un play, un’ala piccola o un centro? Probabilmente a questa Virtus servirebbe più di un giocatore ma, essendo da quest’anno il regolamento particolarmente severo e dovendo scegliere un solo ruolo dove intervenire entro Gennaio, crediamo che un eventuale innesto debba essere un pivot. Callahan ha esperienza e garantisce la doppia cifra ad ogni partita oltre che circa 7 rimbalzi di media a gara, ma ha una perimetralità che lo identifica più come un’ala grande che come centro puro. Testimonianza di ciò anche il 39% da due, percentuale bassina per chi dovrebbe vivere sotto canestro. L’inserimento di un nuovo pivot sotto canestro nel quintetto iniziale per spostare Callahan nello spot da 4 darebbe ancora maggiore fisicità alla squadra, con Zambon e Casagrande cambi dalla panchina, a cui si unisce il “jolly” Benetti, che nel corso della gara contro Agrigento ha agito anche nello spot da 5. Ma non bisogna dimenticare che se l’eventuale nuovo innesto non fosse italiano, uno tra Voskuil ed Olasewere dovrebbe liberargli il posto. Un bell’enigma. Ma al momento non servono distrazioni: Saibene deve lavorare con ciò che ha tra le mani, in cerca del primo squillo stagionale sul campo di Rieti. Una trasferta insidiosa che nasconde non poche difficoltà.
LA NPC RIETI, NEL RICORDO DELLA GLORIOSA SEBASTIANI – Quella di Venerdì non sarà certo la prima sfida tra Roma e la principale squadra di Basket del territorio reatino, ma sarà la prima occasione in cui la Virtus affronta la NPC Rieti. Ebbene sì, perchè la società del patron Giuseppe Cattani è l’ultima rappresentante, in ordine cronologico, di quell’indissolubile legame che unisce Rieti alla pallacanestro. La gloriosa storia del Basket reatino comincia nel 1946 con la nascita della AMG Sebastiani Basket Rieti, i cui colori sociali sono l’amaranto ed il celeste. I primi 25 anni di storia scorrono tra una passione crescente in città ed un’altalena tra la Serie C, poi B, poi A. Nel 1972 Renato Milardi diviene presidente e nei successivi 10 anni la Sebastiani Rieti vivrà la fase più entusiasmante e vincente della sua storia: 8 campionati nella massima serie, una semifinale scudetto, un quarto di finale e due volte agli ottavi ma soprattutto lo storico trionfo in Coppa Korac del 1980, con annessi ben 5 quarti di finale, una semifinale ed una finale nella medesima competizione europea. 1978/79 e 1979/80: le due annate magiche. Nella stagione 1978/79, l’Arrigoni Rieti arriva sesta in regular season e si arresta ad un passo da una clamorosa finale scudetto, cedendo solo a decisiva gara3 di semifinale contro la Sinudyne Bologna. Il percorso in Coppa Korac è brillante e dopo due quarti di finale ed una semifinale, arriva finalmente in finale dove però ai padroni di casa del Partizan Belgrado. La stagione successiva vede Rieti centrare il quarto posto in stagione regolare, ma il cammino nella post-season si interrompe subito, a livello di quarti di finale, contro quella Gabetti Cantù che era stata sconfitta appena 12 mesi prima, sempre nei quarti. Ma il 26 Marzo1980 si fa la storia: la Sebastiani conquista il primo ed unico trofeo della sua storia, la tanto agognata Coppa Korac. Lo fa in Belgio, a Liegi, di fronte a 2000 tifosi giunti dal capoluogo laziale per assistere alla seconda finale consecutiva in campo europeo. I 28 punti di Lee Johnson, i 13 a testa di Roberto Brunamonti, Giuseppe Danzi e l’amato Willie Sojourner consentono alla squadra di coach Elio Pentassuglia di superare per 76-71 il Cibona Zagabria: Rieti vola sul secondo gradino d’Europa ed entra nella leggenda del Basket italiano. Il simbolo di questi successi è senza dubbio l’americano Willie Sojourner, pivot della Sebastiani per sei stagioni, leader indiscusso ed eroe per un’intera città. Il 15 Settembre 2005 lo “zio” torna a Rieti per gestire il settore giovanile dell’ormai Nuova Sebastiani Rieti ed in occasione dell’amichevole contro la Lottomatica Roma viene accolto dal pubblico del Palaloniano in maniera commovente, tanto è il calore del pubblico nei suoi confronti. Il sogno reatino di riavere a casa il suo beniamino dura ben poco purtroppo: lo scorso 20 Ottobre è ricorso proprio il decennale dalla scomparsa di Sojourner, vittima all’epoca di un fatale incidente stradale. Rieti è sotto shock ed il palasport locale viene rinominato in PalaSojourner in suo onore. Ma torniamo alla Sebastiani Rieti di inizio anni ’80. Nel 1982 la società retrocede in A2 e passerà i suoi anni seguenti tra questa serie, la B1 e la B2, circondata da problemi economici. Nel 1997 i debiti costringono la proprietà a chiudere: la Sebastiani non si iscrive al successivo campionato di B1 e cessa la sua attività dopo 51 gloriosi anni. Ma il nome Sebastiani non può rimanere abbandonato a se stesso: nel 1998 nasce la Virtus Rieti, che dal 2003 prenderà il nome di Nuova A.M.G. Sebastiani Basket Rieti. Il mito rivive ma la fine della nuova favola sarà ancora più tragica della precedente. Nell’anno della rinascita la Nuova Sebastiani centra l’immediata promozione in Legadue oltre alla vittoria della Coppa Italia di Serie B d’Eccellenza contro il Castelletto Ticino. La stagione 2006/2007 è quella del definitivo ritorno in paradiso: la vittoria della Coppa Italia di Legadue in finale contro Ferrara ed il primo posto in campionato, che vale la storica promozione in Serie A. La Sebastiani torna finalmente nel Basket che conta. In A1 Rieti centrerà due salvezze consecutive, con quella della stagione 2008/2009 che i tifosi equiparano ad uno scudetto: roster dimezzato nel corso dell’annata, due punti di penalizzazione, voci su una possibile vendita del titolo o di una liquidazione della società. La salvezza giunge all’ultima giornata grazie alla vittoria sul campo di Udine ed alla contemporanea sconfitta della Fortitudo Bologna sul parquet di Teramo. Con il ritorno della Sebastiani in Serie A tornano anche le sfide ufficiali con Roma: l’ultima risaliva al Dicembre 1982, con il Banco che rifilò venti punti all’allora Binova Rieti (102-82). Nella stagione 2007/08 Rieti si impone due volte su due contro Roma: l’86-76 del PalaLottomatica ed il 69-61 del PalaSojourner. La stagione successiva Roma si riscatta e vince con un 91-90 all’overtime in trasferta con un pazzesco Jacopo Giachetti da 24 punti, per poi bissare il successo anche tra le mura amiche del PalaEur per 99-75. Il campionato 2009/10 per Rieti sarà il più drammatico della sua storia. Il presidente Gaetano Papalia, artefice della risalita in A1, decide di trasferire il campo da gioco, tra le forti polemiche dei tifosi reatini, al PalaBarbuto di Napoli, per mancanza di un accordo per l’utilizzo del PalaSojourner; ma sarà un forte dissesto finanziario e l’insolvenza nel pagamento degli stipendi a condannare Rieti all’esclusione dal campionato, decretata dagli organi amministrativi della FIP nell’Aprile 2010. Prima della decisione federale, in molte partite ormai cancellate dagli annali, sono scesi in campo gli under 19 reatini dando vita a partite farsa terminate con punteggi record, tra cui un Roma-Rieti 138-37. Nonostante tutto, il nome Sebastiani viene mantenuto in vita dalla Sebastiani Basket Club Rieti, nuova denominazione assunta dalla Rieti Basket Club, nonchè ex Spes Pallacanestro Rieti. L’avventura dura a malapena due anni, il tempo di una retrocessione dalla A Dilettanti alla DNB e di un primo turno playoff proprio in Serie B; nel 2012 la società viene radiata dalla federazione per inadempienze contrattuali. Ed eccoci quindi all’odierna NPC Rieti, frutto del trasferimento avvenuto nel 2011 della Nuova Pallacanestro Contigliano (un comune reatino) nel capoluogo laziale. L’anno successivo è già DNB e dopo una vittoria e 5 sconfitte, arriva sulla panchina del PalaSojourner Luciano Nunzi. “Ricordo il mio esordio casalingo in Serie B contro Trapani con un palazzo con solo 150 persone, vuoto, desolante. Accettai di venire a Rieti anche perchè mi ricordavo il grande calore della piazza quando vidi le partite della squadra allenata allora da Maurizio Lasi; c’era un clima pazzesco, rimasi sconvolto. Sono orgoglioso di aver riportato tanta gente al palazzetto, con una società che è cresciuta passo dopo passo ed è arrivata fin qui” le parole del coach durante la trasmissione “Timeout”. Nel primo anno a Rieti, Nunzi prova a centrare i playoff ma fallisce l’obiettivo, mentre nella stagione successiva arriva fino in finale cedendo solo a Latina. Nell’ultima stagione Rieti torna a sorridere: la finale playoff contro l’Eurobasket Roma con serie vinta 3-1 e la qualificazione alle final four di Forlì, dove supera 67-66 Agropoli ed ottiene il ritorno in A2. Ed ora una salvezza da conquistare sul campo: “Noi ci affacciamo in questo campionato dopo tanti anni ed abbiamo fatto un doppio salto dalla Serie B alla Serie A2 unificata. Dobbiamo arrivare in fondo e mantenere la categoria per costruire le basi affinchè poter crescere ancora in futuro. E’ ovvio che si voglia qualcosa in più ma la nostra forza deve essere avere un obiettivo chiaro e non esaltarsi o deprimersi a seconda di un match vinto o perso. I ragazzi ne sono consapevoli, sanno quali sono i loro limiti e pregi; lavoriamo quotidianamente e cerchiamo di conquistare più punti possibili per salvarci” dice ancora coach Nunzi. Una stagione questa, che ha rischiato di saltare in anticipo per una querelle tra il presidente Cattani e la Provincia di Rieti in merito alla richiesta di quest’ultima di un pagamento di circa 65.000 Euro per l’utilizzo del PalaSojourner nella stagione 2013/14. Al momento però la squadra gioca nella “sua” struttura e sarà qui che domani andrà in scena la sfida contro la Virtus Roma. Un match particolare per coach Nunzi, cresciuto a Roma: “Io sono di Roma e la sfida contro la Virtus per me è un’emozione particolare. Aspettiamo questa partita come un’ulteriore verifica delle nostre capacità, per capire a quale ruolo siamo destinati in questo campionato e per questo non dobbiamo esaltarci troppo per la vittoria con Casalpusterlengo. Della Virtus non mi fido, è una squadra che viene da tre sconfitte ma ha buoni giocatori per la categoria ed una buona guida tecnica; nel momento in cui troverà i giusti equilibri crescerà sicuramente. Sarà una partita ostica” le sue parole. Sono quattro gli ex della gara: il primo è Giuliano Maresca, che nella stagione 2000/01, quand’era poco più che maggiorenne, ha giocato nella Virtus Rieti, quella che diverrà poi la NSB Rieti. Ma a Rieti, Maresca lo ricordano soprattutto per i suoi trascorsi con la Sutor Montegranaro, gli odiati rivali dei reatini. Sono tante le volte che Maresca ha incontrato Rieti indossando la canotta di Montegranaro: nel 2003/2004 nella Serie B d’Eccellenza sia in regular season che in finale playoff, vincendo la serie 2-1 e conquistando la promozione in Legadue, nel 2004/2005 sia in stagione regolare che nel 3-2 per i marchigiani a livello di quarti di finale, nel 2005/2006 sempre in regular season oltre che nella finale per la promozione in A1, vinta ancora da Montegranaro per 3-1. Il secondo ex della gara è Davide Zambon, a Rieti con la Sebastiani Basket Club tra il 2010 ed il 2012 e di cui ne è capitano nella prima stagione. Il terzo ex è Roberto Feliciangeli, autentica bandiera della recente storia reatina, che debuttò in Serie A1 nell’Ottobre 1994 proprio con la maglia della Virtus Roma sul campo di Pesaro: quella fu l’unica presenza dell’ala con la maglia dei capitolini, giocando 9′ e mettendo a referto 5 punti. Infine, l’ultimo ex della gara è il pivot classe ’94 Riziero Ponziani, uscito dal vivaio della Virtus Roma pochi anni fa. Con la canotta romana prese parte al campionato under 19 nella stagione 2012/2013, segnando 3,4 punti di media in 17 match giocati.
IL ROSTER DELLA NPC RIETI – La squadra di coach Nunzi è stata costruita con l’obiettivo della salvezza, ma appare equilibrata e coperta in tutti i suoi reparti. L’esperto Davide Parente guida la regia dopo la promozione dello scorso anno con la Mens Sana Siena e sta viaggiando a 14 punti di media. Nicolò Benedusi, alla terza stagione a Rieti, nello spot da 2 dispensa assist ai compagni (finora 8 come Parente); Dalton Pepper, ala piccola americana classe ’90, proveniente da una buona stagione in Polonia con il KMS Gonicza, sta viaggiando a 22 punti e 6 rimbalzi di media a partita con il 50% da due. È sempre un americano classe ’90 ma gioca da ala forte, Rakeem Buckles, nella passata stagione in Austria all’Oberwart, che ha iniziato la sua avventura nel Lazio con un 15+9 di media. La coppia USA sta rendendo oltre ogni più rosea aspettativa: 35 punti in due contro Ferentino, 36 contro Latina, addirittura 40 contro Casalpusterlengo. Dei 230 punti segnati da Rieti, ben 111, poco meno del 50%, porta la loro firma. “Buckles e Pepper li sto aspettando ed ammetto che stanno sorprendendo anche a me. Rispetto a quello che ho visto nel precampionato stanno avendo un altro ritmo ed in queste prime tre partite sono parsi davvero ben integrati. Vediamo come reagiranno le difese avversarie su di loro e se capiranno il metro arbitrale. Sono contento soprattutto per Buckles, che viene da un periodo difficile dove ha superato problemi che sembravano non passare; queste partite lo stanno ricompensando per i sforzi fatti” ha detto di loro Luciano Nunzi ai nostri microfoni. Il quintetto base è chiuso sotto canestro da Chris Mortellaro, che con un 11+7 di media sta garantendo prestazioni di qualità e quantità; molte le esperienze dell’italo-americano all’estero, soprattutto in Spagna (Leòn e Breogàn su tutte). Il classe ’96 Gianluca Della Rosa garantisce qualche minuto al posto del titolare Parente in cabina di comando, per Shaquille Hidalgo al momento poco più di 3′ di media a gara, Andrea Longobardi sta ottimizzando i 7′ di media a disposizione a gara con 4 punti a partita, mentre Riziero Ponziani fatica a trovare spazio (solo 3′ per lui finora). E poi c’è il già citato, ed immortale, Roberto Feliciangeli: 24′ di media a 41 anni compiuti! Una squadra, quella reatina, molto valida nel quintetto base ed un pò limitata nell’apporto dalla panchina, con il veterano classe ’74 ad essere il vero sesto uomo della squadra. O forse, il sesto uomo, non è in campo: è quello sugli spalti. Una tifoseria caldissima quella di Rieti, pronta a sostenere la squadra in ogni serie ed a rendere il PalaSojourner un campo difficilmente espugnabile.
VIRTUS ROMA, COSA FARE? – Guido Saibene ha tutti a disposizione. Cercare la prima gioia stagionale e riscattarsi le principali prerogative. Dopo lo sconcertante finale contro Agrigento serve un sussulto, una prova d’orgoglio: privare Parente sia riferimenti in campo che punti facili, prendersi a “sportellate” con Mortellaro, fermare Pepper fin dal suo primo passo, togliere visione di gioco a Benedusi, non farsi sovrastare dalla fisicità di Buckles. Sono molte le incognite per la Virtus Roma nella gara di domani; ma la salvezza, per entrambe le squadre, passa da qui.
Matteo Buccellato