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ROMA – Ci siamo quasi: questa domenica si conclude la I° metà della Serie A 2019/20…quale modo migliore di chiudere in bellezza se non quello di accendere tutti i riflettori sull'”Olimpico” per Roma-Juventus?
Iniziamo da qui il nostro viaggio nel passato per ingannare il tempo intanto che ci si avvicina a questa sfida storica.
È quasi finito l’inverno del 1983 e, mentre Berlusconi lancia la sfida alla RAI per accaparrarsi la maggior parte dei palinsesti televisivi, “Paris latino” è una delle canzoni più sentite, nei cinema italiani esce “Rocky III°”.
Siamo, però, anche in pieno clima campionato e, per la XXII° giornata di Serie A, il match più atteso è lo scontro Roma-Juventus fra le prime della classe: entrambe vengono da trasferte europee molto dispendiose giocate il mercoledì precedente (quando le coppe si giocavano tutte e 3 lo stesso giorno seppure a orari sfalzati), ma mentre i giallorossi hanno perso in casa con il Benfica 1-2 nell’andata dei quarti di Coppa Uefa, i bianconeri hanno vinto nello stadio dell’Aston Villa con il medesimo punteggio sempre nei quarti ma di Coppa dei Campioni.
La distanza in classifica è di 5 lunghezze nell’epoca dei 2 punti a vittoria e in altre parole, se la Roma dovesse trionfare si porterebbe a +7 con 3,5 gare di vantaggio a 8 turni dal termine: si cucirebbe addosso 3/4 di scudetto…con il pareggio tutto resterebbe uguale e i romanisti avrebbero sempre 2,5 gare di vantaggio potendo amministrare in relativa serenità…ma con la vittoria della Juventus si arriverebbe ad un misero +3 che riaprirebbe tutto regalando 2 mesi conclusivi al cardiopalma: cosa sta per succedere?
Sia Viola che Agnelli&Boniperti si presentano in tribuna con relativo anticipo fra i 70.000 presenti registranti il tutto esaurito di cui almeno 8000 juventini mescolati tra gli avversari (all’epoca non esistevano i settori ospiti ma solo i settori misti negli stadi nazionali pure se ciò sarebbe cambiato pochi anni dopo causa gli scontri sempre più frequenti oltre che violenti) intanto che Liedholm con Trapattoni si trovano a colloquio con l’esperto arbitro Barbaresco per ciò che concerne le eventuali lamentele accettate solo dai capitani DiBartolomei-Zoff prima ancora di venire a capo dei moduli da schierare: 4-5-1 di pura zona mista somigliante più a un 4-4-1-1 con Falcao a ridosso di Pruzzo per il primo e 4-4-2 con evidenti marcature a uomo di stampo italiano per il secondo…
{Tancredi;
Nappi-Vierchwood-Righetti-Nela;
Ancelotti-DiBartolomei [cap.]-Valigi-Conti;
Falcao;
Pruzzo (58° Iorio)},
{Zoff [cap.];
Gentile-Brio-Scirea-Cabrini;
Boniek (62° Marocchino)-Bonini-Platini-Tardelli;
Bettega-Rossi}.
La schiera di fuoriclasse della nazionale campioni del mondo a luglio 1982 è lunghissima: Vierchwood, Conti da un lato e Zoff, Gentile, Scirea, Cabrini, Tardelli, Bettega (che andò in Spagna pure se gravemente infortunato al ginocchio poiché si sentiva in debito con Bearzot per la fiducia che gli aveva sempre dato per 4 anni oltre al fatto che non voleva perdere un’occasione d’oro), Rossi senza tralasciare fuoriclasse azzurri in esubero come il capitano giallorosso, Ancelotti, Pruzzo oltre ai campioni stranieri tipo il brasiliano Falcao contro il polacco Boniek, il francese Platini (tutti stelle luminosissimo dei rispettivi paesi); tra i bianconeri la formazione è la migliore possibile eccetto l’assenza del, fin troppo rude, mediano Furino ben rimpiazzato da Bonini (sammarinese ma considerato italiano) mentre fra i giallorossi mancano il terzino sinistro Maldera, il mediano austriaco Prohaska: la contesa ne risentirà…
Il copione è scontato: è la Juve a dover attaccare maggiormente mentre la Roma può sia offendere che amministrare ma ciò non fa venire meno i compiti tattici di ognuno…Bonini si incolla Falcao (schierato molto meno distante del solito dal bomber Pruzzo e quindi molto più pericoloso in rifinitura) per tutta la I° frazione intanto che Brio prende in consegna Pruzzo e Vierchwood tiene a bada un Rossi assai vivo oltre che coadiuvato da un Bettega reso evanescente dall’ottimo Righetti; l’intervallo arriva dopo 45 minuti intensi ma sterili di vere e proprie emozioni lasciando tutto sullo 0-0 che va piuttosto bene ai padroni di casa.
Quando la palla riprende a rotolare è la Roma a mostrare maggiormente gli artigli, paradossalmente, anche se si arriva al 58° con le reti inviolate quando Iorio rileva un Pruzzo in condizioni piuttosto precarie a causa di una brutta nonché insolita entrata di Platini (seguito molto da vicino da un quasi impeccabile Valigi)…appare quasi come un segno di resa l’inserimento di un giocatore più mobile a livello di gioco nonché meno chirurgico sottoporta, ma al 62° sembra arrivare l’episodio che deciderà non solo quel pomeriggio ma anche i 60 giorni seguenti: fallo di Gentile su Ancelotti, cross su punizione in mezzo all’area di Bruno Conti per Falcao e colpo di testa che non lascia scampo agli avversari (gol fin troppo da punta pura: l’impressione è che il regista carioca abbia sempre fatto il terminale offensivo piuttosto che il faro di manovra) per l’1-0 che vuol dire +7! I piemontesi reagiscono subito e mister Trap inserisce Marocchino per uno spento Boniek al fine di gettarsi all’assalto forte di un centrocampo più fresco, muscolare anche se i risultati non sembrano premiare lo sforzo, anzi…va più vicina la Roma al 2-0 colpendo il palo dalla riga di fondo con l’attaccante neo-entrato che gli avversari all’1-1; siamo ormai negli ultimi 10 giri di lancetta quando Righetti commette un fallo evitabile su Bettega nella zona della lunetta dell’area di rigore: da lì per Platini è come realizzare un penalty e la sua parabola si spegne a giro sotto la traversa dietro il palo della foltissima barriera schierata da Tancredi, esecuzione facile come facile sarebbe stato per un architetto disegnare un cerchio e 1-1 che riporta la distanza a +5 quando tocchiamo l’83°…ormai i capitolini pensano solo a difendere con gli zebrati che si gettano all’assalto a testa bassa consapevoli di non aver nulla da difendere: all’86° Pruzzo commette un altro fallo inutile sulla trequarti avversaria a danno di Gentile portando l’arbitro a fischiare in modo da regalare una delle ultime azioni agli ospiti…rilancio lungo con il destro di Gentile stesso, colpo di testa di Tardelli ancora in lunetta a fare sponda per Platini sul versante destro, cross del francese (in dubbia posizione di off-side ma quasi certamente tenuto in gioco dal distrattissimo Nappi) di prima intenzione in controbalzo a cadere sul secondo palo per Brio che schiaccia di testa verso il basso infilando sotto le gambe del portiere: 1-2 con 4 tocchi totali e Juventus che si porta a -3 riaprendo tutto oltre a sancire la fine dell’imbattibilita’ stagionale dei lupacchiotti fra le mura amiche per ciò che concerne il campionato!
A fine partita si ha tempo per vedere i festeggiamenti dei bianconeri intanto che arrivano le notizie delle sconfitte dell’Inter in casa con il Pisa e del Verona in casa del Catanzaro, le contestazioni dei romani per il presunto fuorigioco sopracitato (in 3 giorni si rischia di aver perso tutto: scudetto e coppa europea), per il tentativo di un canelupo (in dotazione alle forze dell’ordine) di azzannare proprio Brio…evidentemente neanche l’animale aveva gradito il verdetto del terreno di gioco.
A fine anno la Roma arriverà davanti alla Juventus per 43-39 punti conquistando il suo II° scudetto 41 anni dopo il precedente anche se gli juventini, con Platini capocannoniere a quota 16 gol nel suo primo anno italiano (vincerà la classifica marcatori anche nei 2 tornei seguenti a quota 20 prima e 18 poi), si rifaranno vincendo la Coppa Italia 3 anni dopo l’ultimo oro nella medesima competizione con una rimonta pirotecnica nei supplementari a discapito del Verona neo-promosso in 180 minuti da togliere il fiato (2-0 nell’andata in favore dei veneti e 3-0 in Piemonte) avendo pure estromesso i romanisti nei quarti di finale (4/4 trionfi negli scontri diretti: 2-1, 1-2 in Serie A e 3-0, 0-2 in coppa) mentre il destino sarà crudele per ambo le parti in Europa: i capitolini andranno fuori proprio nei quarti di Coppa Uefa contro i futuri finalisti del Benfica di Eriksson (che grazie a quei 2 confronti si guadagnerà la panchina giallorossi 24 mesi dopo) senza aver concesso vere occasioni in 2 partite e subendo gol con 2 autoreti unite ad un rigore dubbio al netto dei torinesi sconfitti in finale di Coppa dei Campioni 10 anni dopo l’ultima delusione (allora si trattò di un altro 1-0 al cospetto dell’Ajax di Cruijff nel 1973) contro la matricola Amburgo causa un tiraccio da lontanissimo del futuro allenatore Magath che li costringerà a rinviare l’appuntamento con la I° affermazione nella “coppa dalle grandi orecchie” di 2 stagioni.
Appuntamento al prossimo Roma-Juventus…la strada di avvicinamento al turno conclusivo del girone d’andata è ancora lunga.

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