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TORINO – L’Italia degli “anni di piombo” si presentava come un paese che stava ritrovandosi in ginocchio a causa di un contesto altamente tetro e pieno di brutti avvenimenti: sviluppo di una nuova malavita, contestazioni, continue rapine e una sensazione totale d’incertezza verso il futuro; intanto, però, al nord l’economia continuava a crescere e, in particolare, ci stava una regione che cercava di guadagnarsi la propria definitiva indipendenza dal duo Piemonte-Lombardia soprattutto nel settore dell’industria: il Veneto. Proprio in Veneto, a Conegliano, nella provincia di Padova, il 9/11/1974, una coppia modesta, formata da un elettricista e da una donna delle pulizie, diede alla luce il suo 2° figlio 9 anni dopo Stefano, il loro primogenito…decideranno di chiamarlo Alessandro e poco dopo si traferiranno a vivere a Saccon, piccolissima frazione del comune limitrofo di San Vendemmiano; quello che nessuno sa ma che in pochi sospettano vedendolo giocare già in tenerissima età con i suoi coetanei nei campetti della zona, é che Alessandro, cresciuto nel culto dello “juventinismo” grazie al fratello come anche grazie al padre, ha davanti a sé un grande avvenire e che 38 anni dopo si congederà da quella che é stata la sua “casa” legando per sempre il suo nome ad un popolo intero…il popolo juventino, perché, se non fosse ancora chiaro, stiamo parlando dell’uomo più presente di sempre in maglia torinese: Alessandro Del Piero, colui che trascorse una vita in bianconero.

Iniziò a tirare i primi calci al pallone nel campo parrocchiale di Saccon, per poi giocare nella squadra del paese natale San Vendemiano dove, nonostante la giovane età, mise subito in luce la sua bravura, anche se la madre voleva che giocasse in porta, così da sudare di meno e non ammalarsi. Il sacerdote del paese, che fungeva anche da presidente della squadra, parlò del giovane con alcuni dirigenti del Padova, inizialmente invano a causa delle perplessità dovute al fisico minuto ed esile del ragazzo.

Nel 1992 venne acquistato dalla squadra padovana e inserito nella formazione “Allievi”; all’età di 17 anni, il 15/3/1992, esordì in Serie B sotto la guida di Bruno Mazzia, subentrando a Roberto Putelli contro il Messina, e il 22/11 seguente realizzò la sua prima rete con la maglia biancoscudata, la prima da professionista, siglando il 5-0 finale ai danni della Ternana. Termina il suo biennio padovano forte di 14 presenze ed 1 rete ma ormai i tempi sono maturi già per fare il salto di qualità…Attaccante prolifico, dotato di un notevole bagaglio tecnico nonché spirito di sacrificio, spiccava per la grande abilità nell’uno-due, nel dribbling e nell’effettuare assist per i compagni; è inoltre considerato uno dei maggiori specialisti della sua generazione nelle punizioni, per i quali prediligeva «una distanza di venti metri dalla porta e un calcio diretto, senza farsi toccare il pallone da alcun compagno di squadra», e con i quali sovente trovava l’incrocio dei pali scavalcando la barriera. Destro naturale ma in grado di calciare con entrambi i piedi, era anche un ottimo rigorista…essendo pure un fantasista, dal punto di vista tattico prediligeva agire da seconda punta, anche se era in grado di ricoprire diverse posizioni nel reparto avanzato. In particolare, in nazionale, sotto la guida di Arrigo Sacchi, ha interpretato anche il ruolo di ala sinistra; ha, inoltre, agito talvolta da trequartista dietro le due punte, mettendo in mostra la sua visione di gioco e le sue qualità di impostazione, ma solo in casi particolari e controvoglia. Il potenziamento muscolare seguito all’infortunio patito a Udine nel 1998 lo ha comunque limitato nell’estro e nella velocità di esecuzione.

Nell’estate 1993, grazie al presidente Giampiero Boniperti, firma il suo primo contratto da professionista venendo acquistato dalla Juventus per 5 miliardi di lire (comprensivi del cartellino di Adriano Bonaiuti), soddisfacendo così il desiderio del calciatore stesso di voler giocare nella squadra di cui è sempre stato tifoso; benché il tecnico Giovanni Trapattoni lo avesse portato subito in ritiro con la prima squadra, venne in seguito inserito nella formazione Primavera allenata da Antonello Cuccureddu (grande ex terzino degli zebrati), partecipando con la squadra alla conquista del Torneo di Viareggio e dello scudetto di categoria nel 1993/94. Nel frattempo, esordì in Serie A il 12/9/1993, subentrando a Fabrizio Ravanelli al 74° di Foggia-Juventus, terminata poi 1-1; tre giorni dopo, nei trentaduesimi di finale della Coppa UEFA, debuttò come sostituto nelle coppe europee durante la sfida vinta 3-0 contro la Lokomotiv Mosca…a una settimana dall’esordio in campionato, realizzò pure il suo 1° gol in bianconero, durante Juventus-Reggiana, firmando il 4-0 finale; il 20/3/1994 mise a segno una tripletta nel 4-0 con cui la Juventus batté il Parma in casa: da quel momento, Del Piero fu impiegato con maggiore continuità. Al termine di quella prima stagione in bianconero, in cui si divise tra le giovanili e la prima squadra, totalizzò 14 presenze tra campionato, Coppa Italia, Coppa UEFA, e realizzò 5 reti, tutte in massima serie.

Nel luglio 1994 nella Juventus cambiarono i vertici societari, con l’arrivo di Vittorio Caissotti di Chiusano come presidente, Antonio Giraudo a fare l’amministratore delegato, Roberto Bettega a vice-presidente e Luciano Moggi nel ruolo di direttore generale, i quali affidarono la squadra al poco quotato Marcello Lippi (reduce da annate negative sia a Cesena che a Napoli). Nel 1994-1995 (prima stagione con i 3 punti per vittoria in Italia), il 13/9, realizzò il 1° gol in Europa, nell’incontro dei trentaduesimi di finale Coppa UEFA in casa del CSKA Sofia terminato 3-2 per la formazione bulgara: il gol fu vano, ai fini del risultato, in quanto la giustizia sportiva europea annullò l’esito del campo causa la posizione irregolare del giocatore bulgaro Petar Mihtarski, assegnando la vittoria per 3-0 a tavolino alla Juventus, ma comunque conteggiato nelle statistiche UEFA; il 4/12/1994, in campionato, siglò il gol con cui permise alla squadra di battere per 3-2 in rimonta la Fiorentina al “Delle Alpi”: una rete di destro al volo dal limite dell’area con la palla che giungeva da dietro, che per la sua bellezza è rimasta tra le sue più famose, quella che l’ha definitivamente portato alla ribalta, e fu eletta nel 2017 dai tifosi bianconeri, in occasione dei 120 anni del club, come la migliore della storia juventina. Campione d’Italia e vincitore della Coppa Italia (entrambi per la prima volta ma con il tricolore non sarà l’ultima…), debuttò anche in nazionale nel marzo 1995: in quest’annata, complice il serio infortunio in cui incappò il compagno di squadra Roberto Baggio (all’epoca capitano e leader del gruppo ma con cui era già nata una grossa intesa) sul finire del 1994, Del Piero ebbe modo di giocare per la prima volta con continuità, emergendo definitivamente ad alti livelli in un tridente completato da Vialli e Ravanelli.

Nel 1995-1996 la Juventus, per ragioni sia anagrafiche sia economiche, decise di puntare su di lui lasciando quindi partire Roberto Baggio in direzione Milan, non senza perplessità da parte dei tifosi e degli organi di stampa riguardo al rischio di affidare gran parte delle sorti della squadra a un ventenne che, per quanto promettente, aveva ancora molto da dimostrare; il 13/9/1995 (decisamente una data molto fortunata per il nostro campione) realizzò il 1° timbro in Champions League al Borussia Dortmund in occasione dell’1-3 in Germania, con un tiro a giro sul palo opposto che diventerà la sua specialità: un particolare tipo di segnatura, da lui realizzata molte altre volte in carriera con un tiro a effetto dal vertice sinistro dell’area di rigore verso l’incrocio dei pali più lontano, viene colloquialmente appellato dalla stampa sportiva e dal pubblico come “alla Del Piero” ancora oggi: tale definizione venne coniata, appunto, tra il 1995 e il 1996, periodo nel quale l’allora giovane Alex andò a segno in svariate occasioni grazie a tali conclusioni, mettendosi definitivamente in mostra dapprima in Italia e poi in campo europeo…il termine è da allora spesso usato per definire le reti segnate, anche da altri giocatori, con questo gesto tecnico.  Nel corso della competizione europea offrirà prestazioni di rilievo, segnando peraltro 5 gol consecutivi nelle prime 5 partite, record per un calciatore juventino (in seguito eguagliato dal solo Alvaro Morata 20 anni dopo…nell’annata 2015/16): uno, il 13º e ultimo stagionale per lui, nella gara dei quarti di finale contro il Real Madrid (team con cui vivrà alcune delle sue migliori notti internazionali) chiusa 2-0 del 20/3/1996 (altro giorno, per lui, chiaramente segnato dal destino), permise ai torinesi di accedere alle semifinali di Champions dove sfidarono il Nantes; il 22/5/1996, buttando via lo scudetto nelle mani del Milan, vince il trofeo nella finale di Roma contro l’Ajax, superando gli olandesi per 4-2 ai rigori dopo l’1-1 dei supplementari all’interno di uno stadio quasi interamente riempito dai suoi sostenitori…lo stesso anno vinse anche la sua prima Supercoppa Italia, servendo l’assist per il gol-partita di Vialli nell’1-0 contro il Parma (grande rivale nel 1994/95 su tutti i fronti, fra cui quello della Coppa Uefa in cui i sabaudi si dovranno arrendere dinanzi a 22 timbri dell’ex Dino Baggio). Concluse l’intera stagione avendo giocato in tutte le partite per le quali era a disposizione, vinse il “Trofeo Bravo” 1995-1996, assegnato al miglior giocatore Under-21 d’Europa, e giunse 4° nella graduatoria del Pallone d’oro 1995 e 1996.

Nel 1996-1997, annata in cui inizierà a dividere le chiavi del gioco con il francese Zinedine Zidane, a novembre, tramite un suo gol aiutò la Juventus a conquistare con un turno di anticipo un posto nei quarti di Champions League grazie alla quarta vittoria nella fase a gironi, un 1-0 contro il Manchester United: fino ad allora nessuna squadra italiana aveva mai vinto sul campo dell'”Old Trafford”. Segnò anche la rete decisiva nella finale di Coppa Intercontinentale (l’unica giocata), il 26/11/1996, contro i sudamericani del River Plate sul risultato di 1-0; in seguito, alzò la sua terza coppa internazionale in meno di un anno contro il PSG, mettendo a referto una doppietta e due assist nella doppia finale di Supercoppa Europa conclusa 9-2 nel totale (anche l’unica giocata in carriera). Dopo il “tris” internazionale, che fece seguito a quello nazionale, si procurò uno strappo muscolare semitendinoso alla coscia destra che lo tenne fermo due mesi pur non impedendogli di giocare la seconda finale di Champions League consecutiva entrando nel 2° tempo, mentre la Juventus perdeva 2-0 contro il Borussia Dortmund (eliminato in semifinale Uefa nella primavera 1995 andando a prendere la qualificazione in Renania) a Monaco di Baviera (Lippi aveva preferito tenerlo in panchina dopo il rientro da un ulteriore infortunio) il 28/5/1997: subito dopo l’ingresso in campo segnò il suo 15º e ultimo timbro stagionale, un colpo di tacco al volo, che non evitò la sconfitta per 3-1 ai bianconeri. A fine anno vinse comunque il suo 2° campionato (a danno del medesimo Parma ma non senza lamentele dalle parti dell’Emilia…) e fu il miglior marcatore della rosa con, appunto, 15 timbrature.

Giocò il 1997-1998 ad alto livello, vincendo subito la seconda Supercoppa Italia (3-0 al Vicenza); il 1/10/1997, in trasferta, si rese autore di un gol alle spese del Manchester United, il quarto più veloce nella storia della Champions, segnato dopo 20″,22″‘. A fine anno fu uno dei 6 giocatori della Juventus a essere nominato per il Pallone d’Oro; il 1/4/1998, contro il Monaco, realizzò una tripletta che gli permise di superare Platini per numero di gol in Champions, diventando il capocannoniere bianconero in questa competizione (20 volte su 3 anni, per l’esattezza). Segnò 5 gol nella fase a gironi e altri 5 in quella a eliminazione diretta spianando la strada alla sua squadra verso la sesta finale della sua storia: miglior marcatore della rassegna, giocò ogni minuto della fase a eliminazione diretta che portò poi la Juventus a perdere 1-0, per una marcatura di Mijatovic in netto fuorigioco, la finale del 20/5/1998 ad Amsterdam con il Real Madrid (il team madrileno non vinceva il torneo dal 1965/66…) da lui giocata in precarie condizioni fisiche a causa di un precedente infortunio. Il 26/4 aveva segnato ai rivali dell’Inter il gol che permise alla Juventus, salendo a 4 punti di distanza con 3 partite da giocare, di avviarsi alla conquista del 3° scudetto in 4 annate pur fra le roventi polemiche derivanti dal rigore di Iuliano su Ronaldo; chiuse la sua stagione avendo segnato 21 gol in campionato, 10 in Champions League e 1 in Coppa Italia (rassegna mollata in semifinale di fronte ai futuri vincitori della Lazio) per un totale di 32 reti (fra lui e il nuovo compagno Filippo Inzaghi, giunto al posto di Christian Vieri, arriveranno a 40 timbri nella sola Serie A: 21 per lui e 19 per il compagno)…per la terza edizione consecutiva venne inserito nella “Squadra dell’anno ESM” e fu premiato per le prestazioni del 1998 con un “Oscar del Calcio AIC” come migliore calciatore italiano.

Il 1998-1999 cominciò con un gol alla Lazio nella Supercoppa Italia persa per 1-2 in extremis a Torino, che non bastò, dunque, alla Juventus per vincere il trofeo; ancora alle prese coi postumi dell’infortunio patito nel finale della precedente stagione, Del Piero faticò a entrare in condizione: anche per infondergli maggiore fiducia, dalla sfida interna di campionato contro il Cagliari del 20/9/1998 lo spogliatoio gli affidò per la prima volta i gradi di capitano (rimase nella storia il famoso aneddoto in cui Agnelli si presenta nello spogliatoio dicendo che la scelta doveva riguardare proprio il giovane “Pinturicchio”, soprannome dato dal medesimo avvocato per “contrapporre” il nuovo mito della curva con “Giotto” Roberto Baggio, senza sapere che tutti già lo avevano votato con una maggioranza schiacciante di circa 17 voti di scarto…l’avvocato, a quel punto, gli disse che, forse, lui non avrebbe potuto essere presente per tutta la carriera di Del Piero, ma che lo avrebbe guardato pure dal cielo e si raccomandò di fare sempre al meglio il suo lavoro di condottiero idolatrando le grandi bandiere del passato sabaudo a livello di Zoff o Scirea). Con il passare delle settimane il fantasista parve ritrovare la forma dei tempi migliori, decidendo tra l’altro il “derby d’Italia” casalingo del 25/10; tuttavia l’8/11, al 2° di recupero della trasferta sul campo dell’Udinese, nel tentativo di battere a rete incappò in un ancora più grave problema al ginocchio sinistro, riportando la lesione del legamento crociato anteriore, oltre che posteriore: l’accaduto lo costrinse all’intervento chirurgico negli Stati Uniti e a una riabilitazione di ben 9 mesi, chiudendo così la stagione dopo appena 8 partite. Il campionato era ormai compromesso (gli juventini giungeranno, per la 1° volta dal 1991, fuori dalle prime 4, accontentandosi di un mesto 7° posto), mentre il percorso in Champions terminerà in semifinale contro il Manchester United, capace di rimontare al “Delle Alpi” il doppio svantaggio firmato da Filippo Inzaghi (l’andata era stata chiusa 1-1 mentre il ritorno vedrà il 2-3 dei britannici); ai bianconeri sfuggì anche la qualificazione diretta alla Coppa Uefa, ottenuta poi tramite la vittoria estiva nel Torneo Intertoto (l’unico vinto da un team di Torino). La Juventus finì la stagione con l’abbandono del tecnico Lippi e diverse accuse pendenti a danno del medico sociale Giulio Agricola (finito poi sotto processo per doping e salvatosi solo per la prescrizione del reato) oltre a diverse illazioni sugli agganci politici di Luciano Moggi che getteranno le ombre definitive sulla società controllata dagli Agnelli.

Intanto, il 29/6, dopo una lunga trattativa legata all’ingaggio e ai diritti di sfruttamento della sua immagine, firmò il rinnovo del contratto con il club bianconero, con un adeguamento economico che portò il suo stipendio a 10 miliardi di lire all’anno, facendone al tempo il calciatore più pagato al mondo. L’attesa per il suo rientro portò Gianni Agnelli a ribattezzarlo “Godot”…tornato dall’infortunio, con Carlo Ancelotti in panchina, diede un contributo decisivo, tra gol e assist, alla vittoria dell’Intertoto: vincendo il trofeo in finale contro il Rennes (2-0 a Torino e 2-2 in Francia), la Juve divenne la prima e, tuttora, unica squadra in Europa a vincere tutte le 6 competizioni per club gestite dall’Uefa; titolare in tutte e 34 le partite di campionato, durante la stagione non giocò agli stessi livelli a cui aveva abituato in passato, al punto da alimentare dubbi sulle sue possibilità di recupero completo dall’infortunio ma riuscì comunque a segnare 12 gol stagionali (seppur molti dei quali su rigore) e a servire oltre 20 rifiniture, di cui 14 in Serie A (miglior “assist man” del campionato)…lo scudetto, per la sconfitta della Juventus a Perugia all’ultima giornata, tra molte polemiche, andò alla Lazio, in vantaggio di un solo punto rispetto ai piemontesi.

Altalenante anche il 2000-2001: il 18/2, durante Bari-Juventus 0-1, segnò un gol, all’81°, che lo portò a esultare con un pianto e una dedica al padre, venuto a mancare pochi giorni prima…questo episodio rappresentò un nuovo spartiacque nella sua carriera: giocò un positivo finale di stagione e da quel momento ritrovò fiducia nei propri mezzi ma la Juventus chiuse nuovamente al 2° posto lasciando scappare la Roma verso il tricolore malgrado una rimonta importante ma tardiva.

Il ritorno di Marcello Lippi sulla panchina zebrata coincise con un’ottima annata per Del Piero, che nel 2001-2002 mise a segno 21 reti ma dividendo il carisma dei senatori con Pavel Nedved, arrivato al posto di Zidane per rinverdire la grande tradizione dei fantasisti bianconeri…promosso stavolta definitivamente a capitano del team, causa un Antonio Conte ormai nella fase calante della carriera e un Ciro Ferrara fermato spesso da problemi fisici, al debutto casalingo in campionato del 26/8 segnò due gol al Venezia, superando il traguardo dei 100 gol in maglia bianconera; il successivo 31/10, nell’incontro di Champions League perso contro gli scozzesi del Celtic per 4-3, segnò il 27º gol in campo europeo, superando il record di marcature nelle coppe europee con la casacca juventina precedentemente appartenuto al dirigente Roberto Bettega. Nell’ultima giornata di campionato, domenica 5/5/2002, grazie al passo falso dell’Inter che perse 4-2 in casa della Lazio, e alla vittoria della Juventus 0-2 a Udine (contemporanea al trionfo della Roma a casa del Torino per 0-1) in cui Del Piero segnò il 2° e fece segnare il 1° gol a Trezeguet, vinse il suo 4° campionato, 1° con la fascia al braccio, contribuendo tramite 16 realizzazioni e una buona somma di assist per il suo compagno di reparto perdendo poi la finale di Coppa Italia con il Parma…in quell’anno, insieme a Trezeguet, registrò il record come coppia d’attacco più prolifica d’Europa, 40 gol in due (24 gol il franco-argentino, che gli valsero il primato nella classifica marcatori, insieme al piacentino Dario Hubner, e 16 suoi).

Iniziò al meglio il 2002-2003 con 10 gol nelle prime 7 partite della Juventus e realizzò 2 marcature decidendo la Supercoppa Italia in favore della sua squadra grazie al 2-1 a discapito ancora del Parma…nella partita Juventus-Brescia vinta 2-1, realizzò il suo 100º gol in Serie A; giocò, inoltre, una parte significativa della corsa che portò i bianconeri alla finale di Champions League, segnando 5 reti, l’ultima nella semifinale di ritorno contro il Real Madrid (1-1 in Spagna all’andata), in cui fornì anche l’assist a Trezeguet per il gol di apertura, in una partita poi finita 3-1 per i bianconeri che ribaltarono così la sconfitta subita all’andata per 2-1, eliminando i campioni in carica dalla competizione. Dopo aver vinto il 5° scudetto (a danno delle milanesi), nella unica ed unica finale tutta italiana della storia, i suoi vennero sconfitti ai rigori dai milanisti a Manchester…finì la stagione come capocannoniere della Juventus in Serie A e Champions League (in coabitazione con Nedved).

Nella successiva annata (2003/04), inserito per la settima volta in carriera tra i candidati per il Pallone d’oro, vinse la Supercoppa Italia (la prima da capitano) con la Juve per la quarta volta, dopo la vittoria ai rigori contro il Milan, e perse la finale di Coppa Italia, avendo realizzato un ininfluente gol in finale alla Lazio accontentandosi anche di un 3° posto in stagione inferiore alle attese giungendo alle spalle della coppia Milan-Roma.

Nel 2004-2005 il ruolo di titolare fisso nella Juventus venne messo in discussione dall’arrivo di Zlatan Ibrahimovic e, soprattutto, dalle decisioni del nuovo allenatore Fabio Capello (Lippi era stato scelto per rimpiazzare Trapattoni in nazionale), che spesso lo relegò in panchina e con il quale il giocatore non ebbe mai un rapporto ottimale dal punto di vista delle scelte tecniche. Concluse la stagione con un computo totale di 17 reti segnate, il migliore del club…nell’ultima giornata del 1° campionato a 38 partite con 20 partecipanti dal 1947/48, il 29/5, segnò al Cagliari il gol di apertura nella vittoria per 4-2 (nel giorno del ritiro di Gianfranco Zola), vincendo lo scudetto davanti al Milan ma che sarà in seguito revocato e nel corso della stagione superò il duo Borel-Sìvori tra i migliori marcatori nella storia della Juventus.

Durante il 2005-2006 raggiunse dapprima Bettega e in seguito Boniperti, salendo a quota 185 reti con una tripletta alla Fiorentina, diventando il miglior cannoniere di sempre nella storia della Juventus…il 12/2/2006, da sostituto di Ibrahimović segnò su punizione il gol-vittoria dell’1-2 all’85° nel derby d’Italia a “San Siro”, consolidando la marcia della Juventus verso la conquista del titolo ancora davanti ai rossoneri; chiuse il campionato con una rete alla Reggina il 14/5/2006 e festeggiando un altro scudetto (sarebbe stato il 7°), che in seguito all’inchiesta “Calciopoli” verrà assegnato dalla Figc all’Inter terza classificata…segnò 20 gol, dei quali 3 in Champions League, 5 in Coppa Italia (di cui vinse la classifica marcatori), e 12 in campionato giocando da titolare in sole 17 delle 38 partite totali dei bianconeri. Il posto in nazionale restava in dubbio a causa delle buone prestazioni di altri attaccanti italiani, ma ottenne ugualmente la convocazione per il mondiale tedesco grazie ai buoni uffici della società e in nome del rapporto quasi di padre-figlio che aveva con Lippi (il quale volle scommettere pure sul gravemente infortunato Totti).

In seguito alla retrocessione in Serie B della Juventus, con 17 punti di penalizzazione poi ridotti a 9, decisa dalla sentenza relativa a “Calciopoli” (procedimento giudiziario riguardante la regolarità del calcio alterata da vari club, ma soprattutto dalla Juventus stessa…additata come vera “cupola” del palazzo italiano più di Milan, Fiorentina, Lazio), fu tra i pochi della rosa che non lasciò la società (Zambrotta scappò a Barcellona, Emerson e Cannavaro corsero a Madrid sulla sponda del Real, Ibrahimovic migrò a Milano per vestire la maglia dell’Inter intanto che Buffon, Camoranesi, Nedved, Del Piero, Trezeguet e 2 giovani di nome Marchisio, Giovinco strinsero un “patto di sangue” per il quale si sarebbero caricati l’ambiente sulle spalle e avrebbero dato tutto al fine di riportare la “vecchia signora” ai massimi livelli nel più breve tempo possibile): 13 anni dopo l’ultima esperienza con il Padova, il 9/9/2006 giocò contro il Rimini la sua prima partita in Serie B con la maglia dei piemontesi, che pareggiarono 1-1 avendo in panchina l’ex compagno di Del Piero Didier Deschamps oltre a dei vertici societari nuovamente rivoluzionati; 7 giorni più tardi, sabato 16/9, scese in campo per la cinquecentesima partita ufficiale tra i professionisti, di cui 486 con i bianconeri e 14 con i biancoscudati. In tale circostanza segnò il 1° gol nel campionato cadetto con la maglia juventina, che sancì la vittoria per 2-1 contro il Vicenza, prima vittoria del club torinese nel torneo, mentre il 28/10 realizzò il suo 200 marchio in bianconero contro il Frosinone debuttante in cadetteria, entrando definitivamente nella storia del club…il 20/1/2007, nel corso di Juventus-Bari 4-2, toccò un traguardo che solo altri due calciatori del passato come Scirea, Furino (miti degli anni ’70-’80), erano riusciti a raggiungere, ovvero quello delle 500 presenze ufficiali con la Juventus. Chiuse il campionato con una doppietta all’Arezzo nella vittoria 1-5 del 19/5/2007, grazie a cui si ottenne con 3 giornate di anticipo la matematica certezza del ritorno in Serie A…alla fine del torneo i suoi gol in totale furono 20 e gli consentirono di vincere il titolo di capocannoniere della lega cadetta.

Nel 2007-2008, sotto la guida di Claudio Ranieri, concesse il bis tra i cannonieri, stavolta in Serie A; il 3/9 successivo venne premiato con il “Golden Foot 2007”, piazzandosi davanti a Roberto Carlos e David Beckham…il 6/4, giocando la partita numero 553 durante Palermo-Juventus 3-2, divenne il calciatore con più presenze nella storia della società torinese. Prima dell’ultima partita di campionato, che vedeva la Juventus confrontarsi con la Sampdoria a Genova il 17/5, palesò l’intento di voler vincere il titolo di capocannoniere insieme al compagno di squadra Trezeguet, con cui era fermo a 19 realizzazioni: dopo aver aperto le marcature al 6°, al 15° subì un fallo per cui venne concesso un rigore che, fedele al suo proposito, lasciò battere al compagno di squadra il quale, trasformandolo, lo raggiunse in vetta alla classifica marcatori…successivamente, però, dopo un’insistita azione personale, venne atterrato in area al 68° guadagnandosi un nuovo tiro dagli 11 metri, di cui stavolta si incaricò direttamente, e la cui realizzazione gli valse la vetta solitaria della graduatoria cannonieri; quell’anno portò la neopromossa Juventus a un inatteso 3° posto in classifica, terminando il campionato aggiudicandosi per la prima volta il 1° posto tra i capicannonieri di Serie A, con 21 gol segnati. Del Piero diventò il 2° giocatore, in Italia, a essere riuscito per due anni consecutivi a vincere questa classifica dapprima in Serie B e poi in A (impresa riuscita prima solo all’altro ex juventino Paolo Rossi con la maglia del Lanerossi Vicenza nelle stagioni 1976/77 e 1977/78).

Nell’annata 2008-2009, dopo 3 anni di assenza, tornò a disputare la Champions League, passando attraverso la fase preliminare (non accadeva dal 2004/05): raggiunta la fase a gironi, nella gara di ritorno contro il Real Madrid, disputata il 5/11/2008 in Spagna, realizzò entrambe le reti della vittoria degli italiani sui madrileni, diventando il 1° giocatore di una squadra italiana a segnare una doppietta nello stadio spagnolo, al punto da meritarsi una “standing ovation” al momento dell’uscita dal campo (sarà l’ultima volta che fronteggerà i “blancos”…quasi come se dovesse essere un segno quella doppietta: apparve tutto come un glorioso addio) e i complimenti di Maradona (estimatore da sempre dei funamboli italiani come Totti o lo stesso Alex). Chiuse il 2008, il suo anno più prolifico, con 28 gol realizzati di cui 20 in Serie A, che lo laurearono capocannoniere dell’anno solare, tagliando inoltre il traguardo dei 250 gol in bianconero; Il 19/1/2009 venne premiato dall'”AIC” con tre Oscar del calcio, in qualità di miglior calciatore italiano, miglior cannoniere dell’anno solare 2008 e calciatore più amato dal pubblico; il 10/3, nella partita di ritorno degli ottavi di Champions Juventus-Chelsea 2-2, segnò il gol del momentaneo 2-1 per i bianconeri, che verranno poi eliminati dalla competizione…inoltre siglò, la medesima notte, la sua centoquindicesima presenza nelle coppe internazionali, centoundicesima se si contano le sole coppe europee, con la maglia della Juventus, entrambi record assoluti. Il 10/5, a “San Siro” contro il Milan, nella partita terminata 1-1, entrò a 20 minuti dalla fine siglando così la sua seicentesima presenza con la maglia della Juventus, primato ancora oggi e una settimana dopo, il 17/5, con 397 apparizioni in Serie A in maglia bianconera, eguagliò Scirea…il 31/5, in occasione dell’ultima gara di Pavel Nedved (Juventus-Lazio 2-0), gli venne consegnato all'”Olimpico” di Torino il “Pallone d’argento” come riconoscimento al calciatore più corretto del 2008-2009 ma dovette accontentarsi di un 2° posto, a pari merito con il Milan e dietro all’Inter, decisamente insufficiente al punto da costare l’esonero di Ranieri per far posto all’altro ex mito Ciro Ferrara 2 settimane prima della fine intanto che la società era passata, dal 2006, nelle mani della cordata Cobolli Gigli-Blanc.

Debuttò nella nuova stagione il 27/9/2009 nei minuti finali di Juventus-Bologna 1-1 tagliando il traguardo di 400 apparizioni in Serie A ma si infortunò di nuovo il 1/10 procurandosi in allenamento una distrazione muscolare di 1°-2° grado alla coscia sinistra, la stessa del precedente infortunio; a metà annata, causa questi infortuni, concluse il girone d’andata senza segnare alcuna rete (per la prima volta da quando milita nella squadra bianconera)…dopo diverse panchine tornò al gol agli ottavi di Coppa Italia col Napoli il 13/1/2010, segnando una doppietta decisiva per il 3-0 che volle dire passaggio del turno e il 14/3/2010 centrò i gol numero 300-301 della carriera nel pareggio casalingo per 3-3 contro il Siena in cui i suoi erano sopra di 3 timbri già al 9°. Finì come capocannoniere della squadra con 11 reti complessive ma il 7° posto in graduatoria, a cui ne Ferrara prima o Alberto Zaccheroni poi poterono migliorare, fece iniziare il suo momento più difficile sul piano dei risultati ai massimi livelli.

Il 30/10/2010, nella partita vinta 1-2 sul campo del Milan, realizzò il 2° gol della sua squadra scavalcando così Giampiero Boniperti quale marcatore juventino più prolifico della Serie A con 179 reti; nella sfida esterna contro il Cagliari del 5/2 (vinta 1-3) portò a 444 il numero di presenze in Serie A superando il record del club fissato dallo stesso Boniperti. Concluse la stagione con 11 reti e 6 assist che lo resero il miglior marcatore stagionale della Juventus per la nona volta in carriera al netto di un 7° piazzamento veramente privo di qualunque soddisfazione, tanto é vero che il nuovo allenatore Luigi Delneri sarà licenziato in tronco proprio in concomitanza con il ritorno della famiglia Agnelli al timone nella persona del figlio di Umberto (fratello di Gianni e coetaneo del nostro capitano), Andrea.

La stagione successiva comincia con la scelta di Antonio Conte come nuovo tecnico della squadra (già suo capitano in squadra meno di 10 anni addietro), e con l’esordio nel nuovo “Juventus Stadium”, grazie al quale Del Piero vanta il record di aver giocato e segnato in quattro degli impianti bianconeri (iniziò al “Delle Alpi” nel periodo 1993-2006 per poi spostarsi all’ex “Comunale”, poi “Olimpico” fino al 2011). Questa sarà anche la sua ultima stagione da calciatore a Torino: l’11/4/2012, dopo essere subentrato a Vucinic nei minuti finali della sfida contro la Lazio, festeggia la settecentesima partita con la “sua” Juve segnando su punizione il gol-vittoria del 2-1 e il 6/5/2012, vedendo dalla panchina il vittorioso 0-2 a Trieste contro il Cagliari conquista il 6° scudetto (l’ultimo) con la maglia bianconera avendo una giornata d’anticipo, sfruttando anche la favorevole vittoria dell’Inter contro il Milan per 4-2. Il 13/5/2012, giorno anche dell’addio di Abbiati, Zambrotta, Nesta, Gattuso, Seedorf, Inzaghi al Milan (quasi tutti si ritireranno, tranne Nesta che andrà a giocare a Miami, nel Miami FC, franchigia appena fondata da Paolo Maldini), il capitano disputa la sua ultima partita in campionato con la maglia della Juventus, nel 3-1 delle 12,30 contro l’Atalanta, segnando il 290º gol della sua carriera bianconera: il capitano bianconero esce dal campo al 57°, acclamato dai tifosi in lacrime mentre Fabio Caressa, ai microfoni di “Sky Sport”, pronuncia le solenni parole <<E’ ARRIVATO IL MOMENTO: ALESSANDRO DEL PIERO, DOPO UNA VITA IN BIANCONERO, ESCE DAL CAMPO PER L’ULTIMA VOLTA. HA GIOCATO PIU’ DI TUTTI CON LA MAGLIA BIANCONERA…HA SEGNATO PIU’ DI TUTTI, CON LA MAGLIA BIANCONERA…E SICURAMENTE, QUESTO E’ UN GIORNO CHE ALMENO 4 GENERAZIONI DI TIFOSI ITALIANI, NON SOLO JUVENTINI, NON DIMENTICHERANNO MAI, PERCHE’ QUI NON STIAMO PARLANDO SOLO DI UN GRANDE GIOCATORE, MA DI UN CAMPIONE APPARTENUTO A TUTTI COME ESEMPIO DI LEALTA’ E CORRETTEZZA. CIAO ALEX>>. 7 giorni più tardi, nella finale di Coppa Italia, la Juventus scende in campo con un distintivo speciale sulla maglia per celebrare l’ultima partita in bianconero del suo n.10…il cui addio era ormai diventato più di una battuta già dal mese di febbraio, dato che Andrea Agnelli non aveva voluto rinnovare il contratto in scadenza a giugno. Il suo cammino juventino sarà riassunto, oltre ai tanti successi e a non poche ombre, in 705 presenze sommate a 290 gol…numeri straordinari di un fenomeno assoluto ma troppo spesso coinvolto in squallide diatribe o “staffette” con i suoi amici più cari.

Il 5/9/2012 annuncia la firma con il club australiano del Sydney FC: fa il suo esordio con la nuova squadra nella prima partita della A-League 2012-2013 contro il Wellington Phoenix, rimediando una sconfitta per 2-0; nella giornata successiva realizza su punizione il 1° gol in Australia, contro il Newcastle Jets; il 28/10/2012 celebra, inoltre, la sua 800ª partita da professionista. Il 19/1/2013, nella partita in casa contro il Wellington Phoenix, mette a segno la prima quaterna in carriera, servendo anche un assist, che regala la vittoria agli “Sky Blues” per 7-1. Chiuderà la stagione con 14 reti all’attivo (miglior cannoniere stagionale di sempre del Sydney), con la sua squadra al 7° posto in classifica e fuori dalle “final series”. Nella stagione successiva, Del Piero viene nominato capitano della squadra, ed eguaglia Giuseppe Meazza al secondo posto nella classifica dei migliori marcatori italiani di tutti i tempi con 338 reti, grazie al gol siglato contro il Melbourne Heart; dopo alcune prestazioni non brillanti, anche a causa di problemi fisici, alla penultima gara di campionato segna una doppietta nel 4-1 contro il Wellington Phoenix prima di chiudere la “regular season” fornendo 2 assist nella vittoria per 2-1 sul Perth Glory, che garantisce al Sydney FC il 5° posto in classifica e l’accesso alle “final series”…conclude la stagione con un bottino di 10 gol e 9 assist, dopo la sconfitta per 2-1 nei quarti di finale dei play-off contro il Melbourne Victory; il 28/4/2014 afferma, infine, che non rinnoverà il suo contratto con il Sydney FC, club con il quale ha giocato 48 partite e segnato 24 gol.

Il 28/8/2014 firma un contratto di una stagione con la neonata franchigia indiana del Delhi Dynamos, che milita nel nuovo campionato dell’Indian Super League: segna il suo 1° e unico gol con gli arancioneri, l’ultimo della carriera, il 9/12/2014, su calcio di punizione, per il momentaneo 1-2 della sua squadra contro il Chennaiyin guidato dall’ex compagno di nazionale Marco Materazzi. Termina il campionato al 5° posto, non raggiungendo la fase play-off, con all’attivo 10 presenze, chiudendo qui la sua attività agonistica.

Nel 1991 partecipò con l’Italia Under-17 al mondiale di categoria ospitato dall’Italia, realizzando una rete nella seconda partita degli azzurri, contro la Cina (2-2). Tra il 1992 e il 1993 giocò 14 partite con l’Italia Under-18, segnando 12 reti e, sempre nel 1992, partecipò con la medesima selezione al torneo dedicato a Paolo Valenti, dove debuttò il 12/4 a Forlì contro la Norvegia, nella partita finita 2-0 per gli italiani; due giorni dopo, contro la Grecia, segnò il suo primo gol con l’Under-18 azzurra e dopo aver battuto la Spagna in semifinale, l’Under-18 italiana si qualificò alla finale di Ravenna, dove affrontò un’altra selezione azzurra: fu proprio Del Piero a segnare il gol che decise l’incontro per 1-0. A ottobre Del Piero partecipò all’europeo Under-18, dove debuttò contro la Polonia, realizzando una tripletta nel successo italiano per 5-1…l’Italia uscì poi all’ultima partita del girone eliminatorio, contro l’Ungheria (2-0 all’andata per i magiari, 1-0 al ritorno per gli italiani).

Il 20/1/1993 esordì nell’Italia Under-21 di Cesare Maldini nell’amichevole vinta per 1-0 contro la Romania. Con gli “azzurrini” scese in campo nei quarti di finale dell’europeo di categoria nel 1994 e 1996, senza però prendere parte alle fasi finali delle suddette competizioni. In totale vestì in 12 occasioni la maglia dell’Under-21, realizzando 3 reti: la prima contro la Croazia il 16/11/1994 e le altre due contro l’Ungheria, in un’amichevole del 21/2/1996.

Il capitolo nazionale maggiore è probabilmente quello più controverso nella carriera di Del Piero: a suo merito va il fatto di aver vestito 91 volte la maglia segnando 27 reti, 4° marcatore di sempre, a pari merito con Roberto Baggio ma alle spalle del trio Riva, Meazza, Piola. Non è tuttavia mai riuscito a spiccare nei campionati mondiali ed europei dove, in 7 tornei differenti, ha marcato soltanto 3 reti (2 delle quali nei 3 mondiali, e una in 4 europei). Il suo esordio nella nazionale maggiore avvenne sotto la guida di Arrigo Sacchi a 20 anni, il 25/3/1995 contro l’Estonia (partita vinta dall’Italia per 4-1), mentre il 1° gol fu segnato il 15/11 seguente, contro la Lituania (4-0 per gli azzurri). Il 10/9/2008, nella gara contro la Georgia, valida per le qualificazioni ai mondiali 2010, disputò il suo ultimo incontro internazionale.

Arrigo Sacchi lo convocò per l’europeo 1996 in Inghilterra e nella breve avventura degli azzurri, conclusasi ai gironi per differenza reti ma con lo scontro diretto a sfavore con la Repubblica Ceca (avanzata fino alla finale contro la Germania, prima del nostro stesso gruppo), fu impiegato solamente nella gara inaugurale, giocata l’11/6 contro la Russia a Liverpool, come esterno di centrocampo, uscendo all’intervallo per far posto a Roberto Donadoni…i nostri verranno poi eliminati il pomeriggio del 19/6/1996 causa l’insufficiente 0-0 con la Germania a Manchester (stadio decisamente maledetto per il nostro protagonista…).

L’anno successivo fece parte della selezione del nuovo CT Cesare Maldini (colui che lo aveva lanciato, assieme ad altri campioni come Buffon, Nesta, Totti, nelle giovanili) che giocò il “Torneo di Francia”, per poi essere convocato al mondiale 1998 tenutosi ancora in terra transalpina. L’infortunio muscolare che patì pochi giorni prima dell’inizio della competizione, nella finale di Champions contro il Real Madrid, lo fece arrivare in condizioni di forma precarie, sicché il tecnico favorì Roberto Baggio per la prima partita degli azzurri contro il Cile. Esordì il 17/6/1998 a Montpellier entrando dalla panchina al 65°, proprio al posto di Baggio, nella seconda partita del girone contro il Camerun, vinta 3-0; nell’ultima partita del girone contro l’Austria, vinta 2-1, servì l’assist per il gol di Vieri su calcio di punizione e nel secondo tempo avvenne di nuovo la “staffetta”: Del Piero lasciò il posto a Baggio a diciassette minuti dalla fine…dopo essersi qualificata agli ottavi, il 27/6 l’Italia batté la Norvegia per 1-0 con Del Piero che partì di nuovo titolare al fianco di Vieri ma venne sostituito da Enrico Chiesa al 77°. Il 3/7/1998, infine, l’Italia fu eliminata ai quarti di finale del mondiale dai padroni di casa della Francia ai rigori (per la 3° volta consecutiva), dopo lo 0-0 dei supplementari: in questa occasione Del Piero fu sostituito ancora una volta da Baggio nella ripresa.

Fu poi scelto dal nuovo commissario tecnico Dino Zoff per l’europeo del 2000 fra Belgio e Olanda, nonostante fosse da poco rientrato da un infortunio. Nell’ultima partita del girone, contro la Svezia, il 10/6/2000, scese in campo dal 1° minuto come riserva di Francesco Totti (Alex ebbe la maglia n.10 e a Francesco toccò la n.20), fornendo l’assist a Di Biagio per il momentaneo 1-0 e realizzando all’88° il gol del definitivo 2-1, con un tiro che si infilò all’incrocio dei pali della porta di Hedman; dopo aver giocato, forse, la miglior partita della carriera azzurra nella semifinale del 29/6/2000 ad Amsterdam con i padroni olandesi (in cui fece magistralmente l’esterno sinistro di centrocampo dal momento che Zambrotta si fece espellere fino ai rigori dando una compattezza insperata al reparto nevralgico), nella finale persa contro la Francia il 2/7/2000 subentrò a Fiore al 53°, due minuti prima che l’Italia passasse in vantaggio; successivamente fallì il gol del raddoppio al 59° e all’84° quando, liberato da Totti, calciò prima a lato e poi addosso a Barthez, nonché il possibile golden goal al 9° del 1° tempo supplementare…la gara terminò 2-1 per i francesi fra le lacrime dei nostri, fra cui, ovviamente, Del Piero.

Autore di 5 reti durante le qualificazioni ai mondiali 2002 (tra cui quella all’Ungheria che valse il matematico accesso al torneo), venne convocato da Giovanni Trapattoni (suo primo mister in bianconero) per la fase finale del torneo, disputato in Corea del Sud e Giappone: anche durante questa edizione, la seconda per il giocatore, Del Piero visse la staffetta con l’altro fantasista della squadra, Totti, entrando solo nell’ultimo quarto d’ora nella sfida d’esordio con l’Ecuador…nella terza partita, giocata il 13/6/2002 contro il Messico, entrò al posto del romanista a 12′ dal termine, segnando all’85° il gol del definitivo 1-1 (dedicato alla memoria del padre scomparso poco più di un anno prima) che mise al sicuro per l’Italia la qualificazione agli ottavi dove saranno proprio i sud coreani a qualificarsi per 2-1 ai supplementari in rimonta fra le polemiche per la direzione di gara dell’ecuadoregno Moreno (lo stesso Del Piero riceverà una gomitata volontaria da Kim Tae-young a gioco fermo continuando a giocare anche da stordito) la sera del 18/6/2002; terminò il suo 2° Mondiale con 89 minuti giocati in 3 gare e 1 rete, la prima in questo tipo di competizione.

In 6 partite delle qualificazioni ad “Euro 2004” andò a segno 5 volte, venendo poi convocato da Trapattoni per la rassegna portoghese, dove partì titolare in tutte le tre gare del gruppo C ma l’Italia non andò oltre la fase a gironi giungendo 3° a pari punti con Svezia e Danimarca, tutte a 5 punti intanto che la Bulgaria chiuse con 3 rovesci su 3, ma con la differenza reti sfavorevole di un solo gol (4 gol dei danesi dinanzi ai 3 notri mentre le reti incassate furono 2 per tutti e combaciavano pure tutti gli altri numeri) in seguito ad un contestato 2-2 fra le squadre scandinave contemporaneo al nostro 2-1 con la Bulgaria il 22/6/2004…unico risultato che avrebbe escluso gli azzurri malgrado l’imbattibilità di 1 vittoria e 2 pari.

Nel 2006 è Marcello Lippi, il tecnico che lo aveva lanciato definitivamente nella Juventus, a essere il condottiero della nazionale: Del Piero fu convocato per il mondiale in Germania, la sua terza rassegna iridata, nella quale vive di nuovo il dualismo con Totti cominciando sempre da riserva del suo amico nonché capitano della Roma (il mister aveva le idee molto chiare: lasciar pensare a tutti che dovesse fare solo il comprimario ma, invece, inserirlo sistematicamente a partita iniziata, quando gli avversari erano stanchi e lui poteva far pesare la sua freschezza atletica come un macigno assieme alla sua enorme bravura dal punto di vista tecnico intanto che il leader romanista fungeva da pericolo per le difese avverse al punto da costringere almeno 2 giocatori a sfiancarsi seguendolo ovunque). Entrò a partita in corso nelle prime 2 sfide contro Ghana (il 12/6/2006…la notte del suo 1° anniversario di matrimonio) e USA, giocando da titolare solo contro l’Australia; disputò la semifinale contro la Germania il 4/7, rimpiazzando Perrotta negli ultimi minuti dei supplementari e risultando decisivo in una delle pochissime gare in cui, assieme a Totti, diedero spettacolo (una delle altre fu proprio Olanda-Italia del 2000…a dimostrazione che i campioni, assieme, ci possono tranquillamente giocare senza squilibrare il gioco): prima batte il calcio d’angolo da cui parte l’azione dell’1-0 di Grosso, e poi realizza al 120° il gol del definitivo 0-2, finalizzando il contropiede sull’asse Cannavaro-Totti-Gilardino, con un tiro all’incrocio dei pali che sarebbe stato il suo ultimo gol in azzurro (fotocopia di quello fallito in finale continentale 6 anni addietro). Domenica 9/7/2006, all'”Olympiastadion” di Berlino, nella finale contro la Francia, dopo essere entrato per Camoranesi all’86° sull’1-1 grazie ai gol di Zidane e Materazzi, segnò il 4° dei 5 rigori che assegnarono all’Italia il 4° titolo mondiale (ben 5 presenze al conto conclusivo…non male per essere partito da rincalzo), risultato ottenuto assieme a molti di quelli che erano stati suoi compagni nella primissima esperienza con il tricolore sul petto (Buffon, Cannavaro, Nesta, Totti…una vera e propria generazione di miti).

Nel settembre 2007, dopo il pareggio senza gol a “San Siro” contro la Francia nelle qualificazioni all’europeo del 2008, da tempo insoddisfatto per il modo in cui viene impiegato, chiede pubblicamente di non essere più convocato se non per giocare come attaccante, e non spostato sulla fascia come invece fa il nuovo arrivato Roberto Donadoni, pur sapendo che ciò potrebbe significare l’addio alla maglia azzurra. Non convocato per le restanti gare di qualificazione, è comunque tra i selezionati per il suo 4° torneo continentale in Austria e Svizzera, grazie anche all’ottima stagione disputata con la Juventus, suggellata dal titolo di capocannoniere della Serie A; a causa dell’infortunio di Cannavaro eredita i gradi di capitano della nazionale, che uscirà dalla competizione ai quarti di finale, ai rigori, contro i futuri campioni della Spagna per 4-2 la sera del 22/6.

Ha disputato il suo ultimo incontro con la maglia azzurra, pure se ai mondiali 2010 o agli europei 2012 avrebbe sicuramente meritato una chance malgrado l’età, con Lippi il 10/9/2008, nella gara contro la Georgia vinta 2-0 e valida per le qualificazioni al Mondiale 2010, nella quale subentra al 56° a Di natale e serve l’assist per il 2° gol di De Rossi.

Ha conseguito il diploma di ragioneria; molto riservato riguardo alla sua vita sentimentale, il 12/6/2005 ha sposato in segreto Sonia; la coppia ha 3 figli.

Nel 2006, in occasione dei XX Giochi Olimpici Invernali, a Torino, è stato tedoforo portando la fiamma olimpica…amico dei fratelli Gallagher, nel 2007 è apparso in un cameo nel videoclip di “Lord Don’t Slow Me Down” degli Oasis; nello stesso anno è comparso insieme ad altri colleghi calciatori nel film “L’allenatore nel pallone 2” e nel 2014 ha partecipato a un episodio della serie australiana “Bondi Rescue”. Ha preso parte a numerose iniziative benefiche e solidali: nel 2006 ha promosso e sostenuto anche economicamente la ricerca sul cancro, nel novembre dello stesso anno ha ricevuto dall’AIRC il premio “Credere nella ricerca”. Il 12/3/2011 ha lanciato il progetto “Ale10friendsforJapan”, da lui ideato per aiutare gli abitanti del Giappone colpiti dalla tragedia dello tsunami; partecipa, inoltre, a match organizzati a scopo benefico, come la “Partita del cuore”.

È fra i personaggi sportivi più ricercati dalle aziende che vogliono pubblicizzare il loro marchio: é stato testimonial di marche come adidas, Suzuki, FIAT, Bliss, Pepsi, CEPU, Disney, Woolmark, Upper Deck e Uliveto…é, inoltre, apparso sulle copertine di alcune edizioni dei videogiochi calcistici FIFA e PES.

Nel 2000 è stato il calciatore più pagato del mondo, tra stipendio e introiti pubblicitari. Nel 2011 è risultato essere il 2° calciatore più popolare d’Europa secondo l’IFFHS, alle spalle di Totti, mentre un sondaggio del 2012 lo ha eletto «lo sportivo più amato dagli italiani».

Una volta ritiratosi, dal 2015 è tra gli opinionisti di Sky Sport; in precedenza, nel 2014 era stato nominato “global ambassador” della Coppa d’Asia 2015…prende, inoltre, parte a tornei riservati a ex calciatori, come lo “Star Sixes”, e dall’estate 2018 è proprietario di un club dilettantistico di Los Angeles, il “LA 10”. Fuori dal calcio, nel 2013 ha fondato, assieme all’attore Patrick Dempsey, il team automobilistico “Dempsey/Del Piero racing”, che ha esordito nello stesso anno nella “24 Ore” di Le Mans e nel campionato American Le Mans Series”.

Ad oggi é considerato il personaggio più amato nella storia della Juventus e, anche se nella prima parte della sua carriera ci sono state molte ombre “chimiche” sul periodo in cui lo allenò Lippi fino alle soglie del nuovo millennio, ha sempre mantenuto un’immagine pulita anche nell’inchiesta di “Calciopoli”, dalla quale uscì, personalmente, senza macchia e continuando a destare l’ammirazione di moltissimi tifosi avversi ai colori degli zebrati…come Zanetti, Maldini, Nesta, Totti ha dedicato tutta la sua vita, o almeno il 95% alla maglia che ha sempre amato al punto da restare nella leggenda del calcio mondiale pur giocando pochi derby cittadini: esordì il 25/1/1995 anche se era in panchina l’anno precedente e il suo bilancio parlerà di 15 stracittadine (9 trionfi, in cui firmerà il vantaggio nello 0-4 in data 17/11/2002 o il 3-2 del 19/3/2000 in cui andrà a segno per la prima volta contro i torinisti, su rigore…5 pareggi, fra i quali il rocambolesco 3-3 del 14/10/2001 in cui totalizzerà una doppietta, l’unica a danno dei cugini…1 batosta, datata 9/4/1995 sul risultato, casalingo, di 1-2) e di un bilancio vicino alla perfezione.

Ci sta poco da aggiungere quando si parla della stella più luminosa del cielo torinese: Alessandro Del Piero, una vita in bianconero.

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