MILANO – Il calcio è uno sport dalle 1000 facce e come tale mette a confronto tanti giocatori differenti.
Quando si parla di Milan-Juventus non si può non ricordare il predecessore di Paolo Maldini come leader difensivo e bandiera rossonera…uno di quegli atleti che, da chi lo ha visto giocare pure per poche occasioni, verrà sempre ricordato per tecnica, eleganza, leadership: Franco Baresi, il direttore d’orchestra della difesa “a zona”.
È l’8/5/1960 e l’Italia si sta godendo gli anni del “boom economico”…quando a Travagliato, nella bassa padana, viene dato alla luce il secondogenito dell’unica famiglia che donerà 2 giocatori opposti al derby di Milano; cresce nel campetto oratoriale del paese venendo subito osservato da mister Galbiati, che lo invita ad entrare nel Milan visto il precedente rifiuto dei cugini nerazzurri (che gli preferiranno il fratello). Il “Piscinin” (soprannome datogli da un dirigente dei diavoli) esordisce in Serie A ad appena 17 anni nel 1978 ma già nella stagione successiva riesce ad ottenere, grazie a mister Liedholm, di diventare libero titolare della squadra e a cucirsi sul petto lo scudetto della stella relegando in panchina un nome importante come Turone.
Si stringe così un legame di sangue che durerà per 20 anni (1977-1997, di cui 15 indossando la fascia di capitano) fra Baresi e il Milan non finendo neanche con le 2 retrocessioni in serie cadetta…chi ebbe l’onore di vederlo dal vivo esprime un parere unico: uno dei più forti liberi della storia del calcio italiano e mondiale, forse secondo solo a quei totem che erano Scirea e Beckenbauer, forte nel contrasto, abile di testa, perfetto tecnicamente, tatticamente paragonabile ad un maestro che sapeva far imparare lo spartito a tutti i suoi compagni; ad oggi è il secondo record-man per presenze su quella sponda del naviglio dopo Maldini jr.
Gli uomini più importanti della sua carriera saranno quasi sempre allenatori, oltre al presidentissimo Berlusconi: Liedholm lo lancerà assieme a Galbiati fra i professionisti, Sacchi lo consacrera’ a direttore della difesa “a zona”, Capello gli insegnerà ad essere più duttile anche fuori dal proprio reparto…proprio con il “profeta di Fusignano” Baresi inizierà il suo momento più glorioso della carriera che lo porterà ad essere il capitano del Milan stellare di fine anni ’80-inizio anni ’90: troverà la sua migliore espressione in un dettame tattico completamento nuovo e innovativo fatto di pressing e fuorigioco studiando le immagini di un mito come Gianluca Signorini (anche se susciterà molto spesso più di qualche ilarità con l’eccessiva “intesa” avuta con i segnalinee: quando Baresi alzava la mano la bandierina lo seguiva in automatico…carisma o eccessiva sicurezza, era comunque un segno distintivo).
Il suo palmares è anche quello che racchiude il maggior numero di medaglie con la nazionale, con cui esordì a soli 20 anni: 4 volte su 4 almeno semifinalista fra europei e mondiali con un 4° posto a “Italia 1980”, un oro a “Spagna 1982”, un bronzo a “Italia 1990” (dopo 8 anni di assenza), un argento a “Usa 1994” (convocato a furor di popolo a poche settimane dalla rassegna e con la finale giocata a 20 giorni da un operazione al menisco)…alla fine collezionera’ 81 presenze di cui 21 ai mondiali e 8 agli europei condite da 1 gol con 3 commissari tecnici differenti: Bearzot, Vicini, ancora Sacchi.
Concluderà la carriera con una bacheca ricchissima: 6 scudetti , 4 supercoppe Italia, 3 Coppe dei Campioni, 3 supercoppe Europa, 3 coppe intercontinentali per un totale di 18 trofei, vinti quasi tutti con Sacchi e Capello, al netto di 31 gol segnati (21 volte su rigore)…gli mancheranno solo la coppa Italia, cui diverrà però capocannoniere nel 1990 con 4 segnature dagli 11 metri, e il Pallone d’Oro che sfiorerà nel 1989 arrivando secondo solo dietro al grande compagno Van Basten ma ciò non gli resterà mai come un rimpianto.
Ha giocato negli anni migliori del calcio italiano ergendosi ad una delle icone eterne della storia di questo sport ed è solo perché aveva davanti un fenomeno come Scirea che divenne capitano degli azzurri molto tardi.
Un campione che non tornerà mai, uno di quegli uomini che non riesci a trattare come un nemico neanche se ti chiami Rossi, Platini, Baggio e ci giochi contro a Milan-Juventus o se sei stato suo ct e ti ci sei lasciato male ma se ci giochi assieme lo vorresti sempre dietro di te anche se sei Gullit, Van Basten, Weah, Boban: FRANCO BARESI, IL DIRETTORE D’ORCHESTRA DELLA DIFESA “A ZONA”.