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Il capitano bianconero carica i suoi in vista della finale di stasera: “Per me sarà una partita speciale, sarebbe bello vincerla dopo il tanto lavoro fatto”

CARDIFF — Un paio di giorni fa si è scomodato il New York Times, con un lungo articolo. E non è che nella Grande Mela il soccer sia proprio la prima delle occupazioni. Però la storia di questo numero uno che da 22 anni difende i pali, vedendosi passare di fronte generazioni e non mollando di un centimetro, è di quelle che possono piacere anche oltreoceano. È un personaggio da film, SuperGigi, anche per una certa complessità fuori dal campo che lo ha portato da qualche errore ed eccesso giovanile al ruolo attuale di semi-guru. Quasi ci gioca, regalando alcune frasi che paiono vecchi proverbi cinesi: “Se c’è un tetto, è stato fatto anche per essere chiuso”. Oppure: “Loro hanno un certo feeling con le finali vinte, noi con le finali perse, ma gli estremi si toccano”. E poi: “Per essere sereni bisogna trovare equilibrio fra tensione e ansia”.

IMPARANDO DA DANI — Ma poi Buffon, che al suo fianco nella conferenza stampa gallese (come sempre nelle finali affollatissima e caldissima) ha Dani Alves, si ritrova allievo: “In estate avevo chiesto a Dani di insegnarci a vincere la coppa. Lui è ottimista, e mi ha risposto subito di sì. A 39 anni pensavo di non aver più nulla da imparare a livello emozionale da un compagno, invece quest’anno parlando con Dani tante volte ho imparato un sacco. E ho capito perché persone come lui, come Ronaldo e Messi riescono a vincere tanto senza essere mai sazi, con l’umiltà di ascoltare. C’è un dietro le quinte che determina molto di più di quanto non si pensi”.

PROBLEMI DI SONNO — Ma una finale di Champions non è un corso di aggiornamento da seguire, non è una lezione di meditazione e rilassamento orientale. C’è un tensione che probabilmente logora un po’ di più. Che non fa dormire: “Non ho problemi di notte, ma nel pomeriggio pre-gara: su quel letto lascio qualcosa. Ronaldo e Benzema non li ho ancora sognati, ma dovrei sognarne tanti, perché quelli del Real che possono farci male sono tanti. Non basta una notte”.

VIGILIE E ZIZOU — Non è la prima volta, del resto per Gigi: “Le vigilie delle finali sono tutte uguali: concentrazione, moderata paura e consapevolezza di ciò che siamo noi”. In quella di undici anni fa giocava contro Zidane, a Berlino: “Ritrovarlo qui in panchina con il Real non mi sorprende. Il pedigree che aveva da giocatore lo ha mantenuto da allenatore: resta sempre un vincente. Però non sempre ha vinto nella vita, e mi auguro che questo possa accadere ancora domani”.

CONTRO CR7 — Per qualcuno questa invece è una sfida fra Buffon e Cristiano Ronaldo: “Detto che il Pallone d’oro in questo momento è veramente secondario, e non mi interessa proprio, Cristiano Ronaldo è un modello per chi si avvicina allo sport. Non ho la sicumera per confrontarmi con Cristiano Ronaldo, anche perché abbiamo ruoli così filosoficamente diversi… Lui può influire molto di più, io posso al massimo non prendere gol”. Il confronto piuttosto lo fa con Keylor Navas: “Ha già vinto più coppe campioni di me, e dal Mondiale 2014 sta facendo cose egregie, confermandosi anche al Real. In una stagione può succedere a tanti di andare benino, per più anni a pochi”.

EMOZIONI — In chiusura restano le emozioni: “Vincerla sarebbe la degna fine di una favola. E alla gente piacciono le favole. Alzare la coppa, da veterano, sarebbe ancora più bello perché sai quanto lo hai sudato. Sarà una partita più speciale per me che per altri, ma intendo affrontarla senza rimpianti. Abbiamo la possibilità di scrivere una pagina di storia importante”. A New York, probabilmente, tifano per lui.

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