Condividi l'articolo

ROMA – Questa è un racconto di un altro calcio, quello di “Tutto il calcio minuto per minuto” che trasmetteva solo il secondo tempo delle partite, quello di “Mercoledì sport” e delle partite di coppa mai trasmesse in diretta dalle semifinali, quello del neonato “90° Minuto”, della telecronaca registrata di un tempo per la gara più importante: quasi solo Juve, Milan, Inter e quello della “Domenica Sportiva” alle 22,30 della sera. Un calcio più umano fatto valori e attaccamento alla maglia, bandiere, giocatori generosi che davano tutto entrando nel cuore dei tifosi…tifosi veri e non “opinionisti improvvisati”.

La nostra storia inizia il 9/10/1943 a Soncino, provincia di Cremona…l’Italia è in ginocchio poiché da un mese è stato firmato l’armistizio con gli Alleati, ma di fatto la penisola è occupata dai nazisti: è iniziato il periodo più nero della 2° Guerra Mondiale per il nostro paese.

Quel giorno viene alla luce, da una famiglia molto umile, Renato Cappellini…un uomo dalla storia d’altri tempi. Crescerà, come tutti i suoi coetanei, nell’oratorio del paese giocando da centravanti e da bambino viene notato dalle giovanili interiste dove si trasferisce e viene svezzato calcisticamente.

Esordisce in Serie A il 29/9/1963 a nemmeno 20 anni grazie al “Mago” Herrera dando subito ottime sensazioni ma non basta e viene mandato per un anno a farsi le ossa al Genoa…finito il prestito torna a Milano restandovi fino al 1968 vincendo il tricolore nel 1966 ma vivendo uno dei momenti più difficili e sportivamente tragici nella storia del club nel 1966/1967: scudetto perso all’ultima giornata a favore della Juventus ma con la soddisfazione di aver segnato 9 volte, coppa Italia con sconfitta sul filo di lana davanti al Padova, finale di Coppa dei Campioni giocata e fallita dinanzi al Celtic. Nello stesso periodo si toglierà la soddisfazione di vestire per 2 volte la maglia della nazionale segnando nel 50% delle occasioni: esordisce a Nicosia in primavera aiutando i suoi a vincere contro il Cipro per le qualificazioni alla competizione continentale andando a segno per la prima e unica volta nell’incontro seguente, è il 27/3/1967 e all’Olimpico si gioca Italia-Portogallo con Cappellini che subentra al titolare Riva (uscito per un grave infortunio: la prima delle 2 fratture a tibia e perone in uno scontro con il portiere) trafiggendo gli avversari poco dopo.

Nell’estate post-europei 1969 la Roma riesce a tesserarlo dopo un anno dal Varese facendolo militare nella capitale per 5 annate oltre a permettergli di registrare 133 apparizioni condite da 33 gol; proprio alla sua permanenza in giallorosso è legato il suo aneddoto più importante: il 17/12/1972 si gioca proprio Roma-Inter per l’11esima d’andata e i capitolini vanno in vantaggio con il buon Renato ma prima subiscono il pari e al 90° l’arbitro Michelotti si inventa un rigore di sana pianta per i meneghini che decreta la sconfitta dei padroni di casa e l’inizio di un inferno dentro lo stadio con i tifosi romanisti che si riversano in campo dando vita a scontri e proteste violente facendo decretare il match perso a tavolino per volontà del giudice sportivo e la squalifica del campo per 2 giornate…è l’inizio della fine: i lupacchiotti segneranno solo a Firenze la settimana dopo (nella vigilia di Natale) e da allora passeranno 933 minuti senza segnare scivolando dal 5° al 10° posto vedendo sempre più nitido lo spettro della retrocessione ma proprio ora il destino decide che Cappellini deve entrare negli annali interrompendo tale digiuno il 18/3/1973 segnando contro il Torino ad un quarto d’ora dal termine salvando, di fatto, i suoi dalla B a 2 mesi dalla fine del campionato ma la sua annata da eroe non è ancora finita: dà la certezza matematica di non retrocedere ai romani grazie al pareggio per 1-1 a Palermo nel penultimo turno del 13/5/1973 dopo aver segnato una delle marcature decisive nella finale del Torneo Anglo-italiano vinto l’anno prima contro il Blackpool.

Chiuderà la carriera al Chiasso 3 anni dopo a seguito di un passaggio-lampo a Firenze e 2 campionati nelle file del Como. È vero, non era un fenomeno, ma quando si pensa ai guerrieri di quel calcio così diverso da oggi…duro, maschio, con campi in condizioni mitologiche come piovaschi incessanti e nevicate perenni non si può non citare quel signore che giocò 297 partite nei club accettando di ritornare nell’inferno della provincia di Genova, Varese, Como dopo aver toccato la vetta del paradiso di Milano e Roma marcando il tabellino dei bomber per 64 volte: Renato Cappellini…un uomo con una storia d’altri tempi ma protagonista di una partita che è storia come Roma-Inter.

Lascia un commento