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Il nuovo centravanti entra e risolve con una doppietta la gara con l’Udinese. Felipe Anderson dà la scossa, bene l’esordio di Hoedt. Lotito contestato

ROMA – Ci pensa Matri ad accendere la scintilla, l’ultimo arrivato. Entra nella ripresa, segna due gol preziosi all’Udinese e regala alla Lazio un po’ di tranquillità. Seconda vittoria in campionato, sei punti e la possibilità di tuffarsi nell’Europa League (giovedì trasferta in Ucraina col Dnipro) con la consapevolezza che c’è tanto da lavorare ma almeno finalmente c’è un centravanti.

Decisivo anche l’ingresso di Felipe Anderson, troppo a lungo in panchina per un 2-0 che punisce la condotta tattica troppo rinunciataria di Colantuono. Resta un’ora di stenti e qualche passaggio a vuoto che meritano attente riflessioni da parte di Pioli che si consola con la prova di Hoedt (buon esordio) e per aver rivisto nel finale, sotto un vero e proprio nubifragio, lo spirito della vecchia Lazio.

IL BUNKER DI COLANTUONO Il tecnico biancoceleste sceglie il 4-2-3-1, si affida al talismano Mauri e punta su Keita lasciando inizialmente in panchina Matri. Dietro c’è l’esordio di Hoedt vicino a Mauricio, gli infortunati sono sempre quattro, oltre a Klose, Djordjevic e Biglia è entrato nella lista anche De Vrij che ha pagato dazio con la sua nazionale. Sull’altro fronte il tecnico dei friulani punta sulla stessa formula che gli ha permesso di violare lo Stadium juventino. Mucchio dietro, difesa a cinque, tutti a coprire la porta di Karnezis con grande diligenza e palloni lunghi per Zapata e Thereau.

PRIMO TEMPO INGUARDABILE  Legittima la scelta di Colantuono se fossimo stati a tre giornate dalla fine, così sembra quantomai affrettato impedire all’Udinese di giocare un po’ meglio per di più contro una Lazio ancora alla ricerca di se stessa. Il catenaccio friulano, prima di crollare, ha subito svilito la sfida creato problemi alla creatura di Pioli nella costruzione della manovra. Cataldi e Parolo non hanno trovato mai il corridoio giusto, Mauri si è andato ad infilare nell’imbuto preparato ad hoc dagli ospiti, solo Keita e Candreva hanno cercato di accendere la partita. Un paio di tiri del fantasista romano, una fuga del giovane attaccante: tutti qui i primi 45 minuti biancocelesti con qualche fischio (meritato) al rientro negli spogliatoi per l’intervallo.

LOTITO CONTESTATO I 25.000 dell’Olimpico hanno individuato il colpevole di un’estate maledetta: il presidente. E così, ieri, dopo un anno di tregua, la protesta è nuovamente esplosa con l’invito rivolto al numero uno biancoceleste di fare una scelta definitiva andandosene a Salerno. Eppure sono passati poco più cento giorni dalla notte di Napoli, dal terzo posto strappato agli odiati rivali nella bolgia del San Paolo. La tregua è finita, semmai sia esistita. Nella ripresa poi l’invito a non appoggiarsi alla balaustra sotto della curva è stato visto come l’ennesima provocazione (c’era anche l’esordio della barriera spacca-settore). A quel punto l’intera Nord, divisa dalle nuove barriere, ha cambiato posto fregandose della multa che era stata cominnata la scorsa settimana ai romanisti in Sud, e se l’è presa con le forze dell’ordine e col questore.

RIPRESA DI FORZA  Dopo un altro quarto d’ora di nulla con l’Udinese che cominciava a dare qualche sensazione di cedimento, ecco Matri e Felipe Anderson per Lulic e Candreva. Cambi azzeccati da Pioli perché i due confezionano l’azione che stravolge lo spartito di Colantuono e manda in paradiso la Lazio dopo un primo tempo veramente brutto. Il brasiliano semina due difensori friulani, assist per Matri che col piattone (deviato dall’ex romanista Piris) si guadagna la prima corsa sotto la Nord (a propostito Federica Nargi ha fatto impazzire la tribuna vip). Marchetti devia un tiraccio di Kone e, poco dopo, lo stesso centrocampista greco sbaglia il rinvio nella propria area, Matri arpiona il pallone e fa 2-0 in nove minuti. Ancora qualche svarione difensivo, si soffre perché l’Udinese non molla ma alla fine l’Olimpico canta Battisti e si coccola la Lazio. Bene così.

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