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Vittoria netta su Israele, mercoledì la sfida dei quarti. Il figlio d’arte Gentile trascinatore. Dopo Datome si ferma Bargnani

Scherzosamente, perché giovani e goliardici, si incitano tra loro chiamandosi «bestie». Ecco, con questo spirito gli azzurri dell’Italbasket hanno travolto, senza lasciare spazio ad alcun dubbio, Israele. Gli avversari, temuti per la loro difesa hanno dovuto invece fare i conti con una squadra che Simone Pianigiani e i suoi collaboratori hanno scatenato su ogni lato del campo. 52-82 il finale, un certificato che consegna le speranze azzurre al quarto di finale che vedrà la truppa azzurra affrontare mercoledì la Lituania.

Otto squadre in corsa, con quella che si classificherà settima già al preolimpico. Insomma dopo i dubbi delle prime due gare di Berlino i ragazzotti, pur perseguitati dalla sfortuna visto che con Datome fuori hanno visto fermarsi nella terza frazione Bargnani per un problema concentrato tra caviglia e polpaccio, sono stati cacciati via a suon di prestazioni eccezionali. Ogni volta, nel mazzo di fuoriclasse che Pianigiani può schierare, un eroe diverso. E questa volta è stato il turno di Alessandro Gentile. Lo «scugnizzo» è diventato uomo, s’è affrancato dal peso del passato dell’illustre genitore Nando, e tutto lascia prevedere che presto, molto presto, la Nba, con Datome rientrato in Europa, tornerà a calare un poker di italiani. Perché il Gentile visto contro Israele è un condensato di tutto ciò che si richiede ad un giocatore: forza fisica, talento, e quella faccia spavalda che serve. Si esagera? No se il tabellino recita 27 punti con 6-8 da 2, 2-4 da 3, 9-11 ai liberi, 5 rimbalzi e 2 assist. Un abbuffata che abbisognerebbe di un bel digestivo, ma che invece «Gentilino» ha digerito col sorriso sulle labbra.

Sbagliato però credere che la vittoria sia solo raccontabile attraverso i numeri del singolo. Perché costringere a soli 52 punti l’attacco isareliano è stato un piccolo capolavoro. Pianigiani ha avuto acuti da tutti: Bene Belinelli nella prima metà di gara, solido Bargnani finché la sorte non l’ha messo ko. Ma poi mattoncino messo lì da tutti, da un Gallinari che sembra aver cercato di recuperare energie fino al bambino Della Valle, altro figlio d’arte, che fa, quando è chiamato in causa, ciò che meglio gli riesce. Ora a dover fare la loro parte, nei limiti del possibile, saranno medici ed osteopati. Datome scalpita, ed ha altre ore di tempo per testare il muscolo birichino e si lavorerà sul «Mago». Perché si va avanti. E perché si gioca in Francia. Come nel 1983 e nel 1999…

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