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Con l’anticipo di venerdì tra i campioni in carica e il Werder Brema scatta il torneo tedesco. Il tecnico italiano, chiamato dai bavaresi per il dopo Guardiola, vuole lasciare il segno anche in Germania

ROMA – L’uomo della Decima per centrare la cinquina. Nella Bundesliga dall’età media intorno ai 25 anni e gli stadi pieni che parte venerdì sera con il Bayern Monaco in campo all’Allianz Arena (ore 20.30) contro il Werder Brema, c’è una sola favorita per il Meisterchale, il titolo di campioni, i bavaresi appunto allenati da Carlo Ancelotti, a caccia del quinto titolo in fila. E sarebbe il 26esimo, certamente il secondo obiettivo stagionale dopo la Champions League, attrazione e ossessione ai piani alti Bayern dopo le tre semifinali in serie raggiunte da Pep Guardiola.

Quindi, comandi affidati ad Ancelotti, successi in Italia, Inghilterra, Spagna, Francia, il mago della Champions, la Decima a Madrid l’anno prima di essere mandato via da Florentino Perez, poi 12 mesi ai box per recuperare, studiare, ricaricare le pile e imparare il tedesco. Calcio offensivo, un occhio alla tradizione e stop alla rivoluzione concettuale del Pep, al tiki taka imposto in terra tedesca, che è casa di filosofia, di ideatori del pensiero ma anche del pragmatismo, dell’efficienza preferita alla bellezza pura.

Dal mercato è arrivato Hummels, pilastro difensivo della Nazionale tedesca, rientrato da Dortmund dopo aver lasciato Monaco da ragazzino e poi Renato Sanches, atteso al rientro dopo un infortunio e pagato quasi 40 milioni di euro prima che il 19enne portoghese facesse annotare la sua targa ai centrocampisti di Euro 2016. Certo, sono partiti Benatia e soprattutto Gotze, tornato al Dortmund e mai decisivo in Baviera, ma la qualità della rosa a disposizione del tecnico italiano è inarrivabile per le avversarie, soprattutto nell’ottica di un torneo da 34 giornate.

Da Neuer, alla coppia difensiva Boateng – Hummels, poi Alaba, mediana di forza e qualità e un arsenale offensivo (Lewandowski, Muller, Coman, Robben, Ribery, Douglas Costa) probabilmente inferiore solo al Barcellona di Messi, Suarez, Neymar. Poi c’è il marchio, il brand di Ancelotti, la sua capacità immediata di legare con lo spogliatoio, di portarlo dalla sua parte. Dopo qualche battibecco con Ribery, con il francese richiamato anche dai dirigenti del club, Carlo ha fatto breccia anche nel cuore marsigliese dell’esterno e anche nell’anima tedesca della rosa, da Neuer a Muller. Con Guardiola non tutto filava liscio, le convinzioni tattiche dello spagnolo spesso non erano digerite dai leader e anche dalla dirigenza bavarese.

Il Bayern in pratica non ha avversari. In prima fila, a un secondo di distanza, ecco il Borussia Dortmund. Sulla Ruhr c’è stata una vera e propria rivoluzione. Hanno preso la via della Premier League sia Gundogan (Manchester City) sia Mkhitaryan (United). Con la cessione di Hummels al Bayern Monaco è praticamente svanita l’ossatura della fantastica creatura di Jurgen Klopp, campione nel 2011 e 2012. Lewandowski, Hummels, Gundogan, Gotze, Reus. Solo quest’ultimo, talento cristallino in eterno conflitto con se stesso e i guai fisici, è rimasto in giallonero. Il mercato ha regalato al muro giallo, la curva sud del Westfalenstadion, Schurrle, il ritorno di Gotze, Ousmane Dembele, ala destra dal Rennes, uno degli arrivi più attesi assieme a Renato Sanches, poi Rode dal Bayern, Bartra dal Barcellona e Guerreiro, terzino sinistro portoghese dal Lorient acquistato per 12 milioni di euro prima di imporsi come migliore laterale agli Europei vinti dai lusitani. Spese per 109 mln, incassati 111, bilancia dei pagamenti in equilibrio (e record di fatturato per il 2015-16, 376 mln di euro) e via al nuovo ciclo griffato Thomas Tuchel.

Alle spalle dei bavaresi e del Dortmund nel torneo che anche l’anno scorso è stato primatista per spettatori (oltre 42 mila a ogni fischio d’inizio, 81 mila la media di tifosi alle partite del Borussia Dortmund), dovrebbero piazzarsi il Bayer Leverkusen – età media 24.2, club più verde del torneo, fonte Transfermarkt.it – del Chicharito Hernandez, assente alla prima per una mano rotta dopo una caduta dalle scale, e il Borussia Moenchengladbach. Perde quota invece lo Schalke 04, deludente nella passata stagione, che ha visto la stellina nazionale Sané salire sull’aereo in direzione Manchester, a lezione dal Pep, in cambio di circa 40 milioni di euro. Il club di Gelsenkirchen ci ha provato a lungo con le italiane, Zaza è stato a un passo, Gabbiadini un’idea partita in inverno e con qualche traccia estiva. E’ lontano dalla forza d’urto del Bayern e del Dortmund anche il Wolfsburg, con Mario Gomez e Blaszczykowski nel motore ma con la grana Draxler, a un sospiro dalla Juventus nel mercato di un anno fa e già ai titoli di coda nella città della Volkswagen.

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