Stasera contro il Salisburgo i biancocelesti si giocano il passaggio del turno
SALISBURGO – Le montagne ancora innevate e la tranquillità di Salisburgo, già scenario del film “Tutti insieme appassionatamente”, sono il posto migliore per isolarsi dalla frenesia e dalle pressioni di Roma. Atmosfera perfetta anche per preparare al meglio il derby di domenica. Qui, a quasi mille chilometri di distanza, la eco dell’impresa dei giallorossi è più attutita. Inevitabile che se ne parli, ma c’è il ritorno dei quarti di Europa League che non ammette distrazioni. Testa solo al Salisburgo.
Il 4-2 dell’andata è un risultato che non mette al sicuro la qualificazione. Lo sa bene Inzaghi, che da domenica sera ha martellato la squadra per tenere altissima la concentrazione. Vietato parlare di derby il diktat dentro lo spogliatoio. Il tecnico sa bene che un passo falso questa sera potrebbe compromettere anche tutto il resto. Serve energia positiva, e l’unico modo per ottenerla è staccare il pass. Un pass che significa anche scrivere un altro pezzetto di storia della Lazio, visto che finora solo tre volte i biancocelesti hanno raggiunto una semifinale europea: nel 1998 in Coppa Uefa contro l’Atletico Madrid, nel 1999 in Coppa delle Coppe contro il Lokomotiv Mosca e nel 2003 sempre in Coppa Uefa contro il Porto.
UNO ALLA VOLTA – «Schiererò gli uomini migliori. Il turnover significherebbe pensare al derby, ora esiste solo e soltanto il Salisburgo» rimarca il tecnico. Un leit motiv durante la conferenza stampa di ieri, iniziata con i complimenti alla Roma. Applausi sì, ma niente pressioni aggiuntive, perché per i biancocelesti l’unica preoccupazione deve essere il passaggio del turno, il derby viene dopo. Le insidie della Red Bull Arena sono tantissime, a cominciare dal fatto che qui gli austriaci non hanno praticamente mai perso. E poi ci sarà un tifo indiavolato. Il fortino del Salisburgo la Lazio lo conosce già, perché qui nel 2009, nella fase a gironi, fu sconfitta per 2-1. Le conseguenze si fecero sentire. Ironia del destino, anche la domenica successiva ci fu il derby e non andò benissimo: vinsero i giallorossi con una “stincata” di Cassetti.
Per questo sarà fondamentale acquisire tranquillità e distogliere la mente dall’appuntamento di domenica sera. Ci si potrà pensare dal triplice fischio dell’arbitro Skomina. Non un minuto prima. Patto d’acciaio dentro lo spogliatoio perché il gruppo non vuole lasciare nulla: qualificazione in Champions e il sogno di giocare a Lione il 16 maggio. «Il mister ci ha dato un’altra faccia, ci ha dato tutto, siamo con lui fino alla morte» ha urlato Radu, che poi ha sottolineato: «metteremo il cuore in campo. Vogliamo passare il turno». Lui, unico superstite di quella Lazio del 2009, non è per nulla preoccupato dall’atmosfera: «anche noi all’andata avevamo 50mila allo stadio. E come i tifosi laziali non ce ne sono in giro…».
LE SCELTE – Il Salisburgo viene prima, è vero ma è chiaro che la testa di Inzaghi sia proiettata sul doppio impegno. Dovrà usare il bilancino anche stasera. Davanti a Strakosha ci sarà il trio Luiz Felipe (favorito su Caceres), de Vrij e Radu. A centrocampo c’è qualche problema in più. Il forfait di Patric nell’allenamento di ieri costringe Inzaghi a forzare Lulic, uscito malconcio dalla gara contro l’Udinese (contusione al sovrarotuleo). Il bosniaco farà il provino decisivo. Non dovesse farcela, sarà Lukaku a stringere i denti (ieri allenamento differenziato). A destra giocherà Basta. Dal primo minuto anche Parolo, che aveva saltato la trasferta di Udine. In regia Leiva. Panchina per Milinkovic (non ha i 90 minuti nelle gambe), al suo posto Luis Alberto agirà ancora da mezzala. In avanti Felipe Anderson e Immobile.
