Disagi e scomodità, caro prezzi e crisi economica, concorrenza della tv e paura attentati, divisione delle curve e relativa contestazione: tutto vero. Si può spiegare facilmente così il calo di presenze allo stadio Olimpico, ma non basta, c’è dell’altro. Un sempre più evidente distacco sta caratterizzando il comportamento dei tifosi, romanisti e laziali. C’è una strana atmosfera intorno alle due squadre non solo allo stadio, in tutta la città. Ovvio i risultati sono importanti, ma non sono l’unica motivazione. Le due squadre romane non hanno una storia ricca di successi, ma non sono mai venute meno passione e partecipazione. Roma e Lazio, in modi differenti, hanno sempre avuto al loro fianco i tifosi. I tempi sono cambiati e noi con essi, ma chi ha vissuto negli anni le vicende delle due squadre sa che qualcosa di profondo è mutato. Non sono le radio, le tv, i giornali o i social ad aver determinato l’allontanamento. Attualmente l’Olimpico è un luogo triste, non solo per le minori presenze sugli spalti, non ci sono entusiasmo e partecipazione. Questa insolita e pericolosa distanza è come quella dell’amante tradito per le troppe promesse mancate o per i continui appuntamenti mandati in fumo. Sembra esserci rassegnazione, della serie «tanto non c’è nulla da fare, va così, siamo alle solite». Le due società per prime dovrebbero interrogarsi su quanto sta accadendo, recuperare i tifosi è un compito fondamentale. Atteggiamenti, comportamenti, scelte e dichiarazioni sono importanti quanto e come i risultati. Per un tifoso, oltre a vincere, è importante identificarsi con squadra e società, sentirsi un tutt’uno. Al momento questo legame sembra stanco e sbiadito.
