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keita2Nella notte dei fantasmi biancocelesti soltanto Keita prova a lasciare un segno positivo. La solita Lazio, del solito Pioli, sparisce in fretta dai radar della partita, soverchiata dalla personalità, dalla classe e dall’esperienza della Juventus.

Dopo un primo tempo senza squilli l’allenatore cerca di attingere risorse fresche dalla panchina, chiamando in campo Anderson e Keita. Mentre il brasiliano continua a steccare, inanellando un’altra delusione, lo spagnolo entra subito nel vivo del match. Niente di trascendentale, per carità, ma quanto meno offre la sensazione di voglia e di determinazione, ribellandosi all’ennesima prova disarmante della squadra.

Keita allunga, scatta, cerca il dribbling, non sempre con successo, impegna sia i difensori che il portiere Buffon. Almeno lui dà segnali di vita, non accetta il dominio bianconero, né la sconfitta che sta prendendo corpo con il passare dei minuti e prova riportare la squadra in partita. Non ci riesce per colpa di una Lazio senza idee, senza gioco e senz’anima che si consegna all’ottava sconfitta del campionato, in un clima di totale rassegnazione. L’attaccante è comunque l’unico a salvarsi, l’unico che meriti la sufficienza in un contesto di grigiore assoluto che fa tanta malinconia e che deve cominciare a far riflettere seriamente il presidente Lotito. Keita, il più giovane, il più intraprendente, l’ultimo ad arrendersi. E gli altri? Un interrogativo che preoccupa i tifosi.

Di admin

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