All’Olimpico due gol in quattro minuti affondano i biancocelesti: subito a segno Higuain in posizione dubbia, arrotonda Callejon
ROMA – La serie positiva che aveva fatto partire la rimonta è già un ricordo. La Lazio si consegna al Napoli, prende due gol in quattro minuti (il primo viziato da un sospetto fuorigioco) da Higuain (23 reti su 23 gare) e Callejon, torna a perdere dopo due mesi e sette partite positive in campionato (tre vittorie e quattro pari). Sarri, invece, gioca benissimo, vola alto come l’aquila Olympia prima della gara, la settima vinta di seguito. Primo posto confermato con merito e ora il Carpi prima dello scontro diretto a Torino contro la Juve tra dieci giorni. Per Pioli l’attenuante di una squadra ridotta all’osso ma c’è poco da stare allegri: la stagione sta per traformarsi in un calvario interminabile, fino a metà maggio. E la notte dell’Olimpico è funestata pure dai cori razzisti verso Koulibaly, squalifica della Nord e multona in arrivo.
EMERGENZA TOTALE – Solo diciannove giocatori a disposizione, per Pioli c’è poca scelta per colpa degli infortuni (De Vrij, Bisevac, Radu, Braafheid, Biglia e Kishna) e delle squalifiche (Cataldi, Milinkovic e Matri). Dopo cinque panchine consecutive torna titolare Anderson, Keita resta fuori, a guidare l’attacco c’è Klose. Sull’altro fronte due assenze pesanti anche per Sarri, non ci sono Hysaj e Allan al loro posto Maggio e David Lopez. Si gioca in un Olimpico deserto, gli spettatori non arrivano a 20.000, tanti i napoletani in Monte Mario e nel settore ospiti riaperto per motivi di ordine pubblico.
SUBITO GRANDE NAPOLI – La Lazio non parte malissimo ma col passare dei minuti la differenza in campo emerge in modo impietoso. Già al 6′ Higuain impegna a terra Marchetti dopo un colossale errore in disimpegno di Basta mentre la conclusione di Lulic in contropiede illude Pioli. E così al 23′ ennesimo lancio di Jorginho a palla scoperta permette alla coppia Callejon e Higuain di segnare grazie anche a un fortunato rimpallo col portierone di casa. Per l’attaccante argentino è la rete numero dodici contro la Lazio. Passano altri quattro minuti e la squadra di Sarri raddoppia con una facilità imbarazzante: solita palla in profondità di Insigne, stavolta è Callejon in posizione regolare a infilare Marchetti con un pallonetto millimetrico. Esplode la contestazione. Non che prima ci fosse un’atmosfera tranquilla tra i tifosi laziali delusi dall’ennesimo appuntamento fallito con il mercato di riparazione, al secondo gol del Napoli solo cori contro la dirigenza. Lotito e Tare hanno scelto di dare fiducia al gruppo che aveva prodotto il terzo posto della passata stagione ma la decisione non sembra stia portando grandi risultati. La banda di Pioli annaspa nel limbo di una classifica anonima, ha già buttato nel cestino la Supercoppa Italiana, il preliminare di Champions League e la coppa Italia. Ormai è quasi impossibile rimontare in classifica non per mancanza di possibilità matematiche ma per quanto sta mostrando la sgangherata Lazio di questa stagione. Difficile anche pensare a un’improvvisa resurrezione contro il Galatasaray in Europa League tra due settimane, il calcio ha regalato favole di questo tipo ma intravedere un raggio di luce è impresa complicata.
PURE I CORI RAZZISTI – Candreva si blocca per un problema muscolare, entra Keita sul finire del primo tempo. Dopo l’intervallo la musica non cambia, Sarri sul velluto, la Lazio a caccia di un episodio per riaprire una sfida che non è mai esistita. Konko sbaglia di testa, Klose non coglie l’attimo (poco dopo si rivede Mauri), davvero poca roba. Poi, c’è spazio pure per gli odiosi «buh» contro Koulibaly, l’arbitro Irrati interrompe la sfida per qualche minuto e minaccia di chiuderla così prima del ritorno alla calma. Com’è lontano il 31 maggio, l’impresa del San Paolo proprio contro gli odiati rivali è un ricordo sbiadito, ora il Napoli è di un altro pianeta, la banda Pioli condannata all’anonimato.