Dopo il successo strappato all’andata, la squadra di Vecchi si ripete vincendo in rimonta e sollevando la Coppa dopo dieci anni
MILANO — Il talento leggero e aggraziato del cipriota Kastanos non basta alla Juve, che si arrende a quello potente ed efficace dell’albanese Manaj: Fabio Grosso viene a San Siro alla ricerca del secondo trofeo in carriera, ma la Coppa Italia la alza l’Inter, rimasta a secco in un Viareggio che pensava di contendere proprio ai bianconeri, prima di uscire con la rivelazione Palermo. Per i nerazzurri di Stefano Vecchi il trionfo di San Siro è totale, contro avversari che sognavano un triplete giovanile: con l’1-0 dello Juventus Stadium sarebbe bastato il pareggio di Manaj, al quarto e ultimo minuto di recupero arriva anche il 2-1 dell’incursore Zonta, centrocampista sempre lontano dai riflettori che tra andata e ritorno non ha sbagliato quasi nulla.
KASTANOS PAREGGIA — L’avvio di gara è poco spettacolare: San Siro non è pieno ma di gente ce n’è, ventimila e spicci, più che sufficienti a trasformare per buona parte dei 22 in campo la finale di ritorno nella partita della vita. Tra i pochissimi che fanno eccezione c’è Manaj, che ci ha giocato agli ordini di Roberto Mancini, ed è lui a creare una delle palle gol più belle del primo tempo, calciando di contro balzo al 20’, palla alta di poco. Era la Juventus, fino a quel momento, a fare la partita, rendendosi pericolosa con Favilli, che al 19’ vince un contrasto con Della Giovanna e va al tiro, chiuso per tempo da Radu. Un doppio cross di Zonta, rifinito da Kouame, manda al tiro Baldini, alto di poco, poi la Juve pareggia i conti col gol dell’andata, con un fraseggio palla a terra sulla trequarti, rifinito da Macek, che serve Kastanos: il cipriota ha una mezza dozzina di interisti intorno, ma tutti a 4-5 metri di distanza, e quando gli si fanno addosso lui ha già controllato e calciato in rete, all’angolino basso alla sinistra di Radu.
AUDERO E ROMAGNA — Prima dell’intervallo è Audero a guadagnarsi la giornata bloccando un tentativo di Manaj, si ripeterà al 20’, respingendo su Zonta, dopo che Blanco Moreno aveva perso un rimpallo con l’albanese, facendogli arrivare il pallone. Il minuto è importante: al 19’ era uscito toccandosi la coscia Filippo Romagna, il leader della difesa, quello di cui si era sentita la mancanza nella gara di andata. Anche al ritorno, esce lui dal campo ed esce dal guscio l’Inter, che per due volte nella ripresa aveva rischiato la capitolazione, prima con un destro di Macek a lato di un soffio, poi con un cross di Lirola che aveva scavalcato Radu, con Gyamfi che, proprio come all’andata, si era frapposto tra l’argentino Vadalà e la porta, vicinissima e vuota.
