La giornata storta di un atleta che fatica a ritrovare se stesso. Leo twitta: «Non sto bene, mi serve tempo»
Tornasse indietro, uno normale sceglierebbe di starsene in panchina a farsi i fatti suoi, senza mettere il naso su una situazione non facile né per la squadra né per lui. Ma conoscendolo un po’, è addirittura più arrabbiato per la sostituzione (infatti ha preso subito la strada dello spogliatoio…) dopo un errore (aver procurato in maniera goffa e ingenua il calcio di rigore del pari del Verona), che suona come una bocciatura. Spalletti ha pensato che questa con il Verona fosse l’occasione giusta per ripristinare la testa e le gambe di Leo Castan, lo ha mandato in campo titolare, combattendo contro la ruggine, inevitabile per il lungo periodo di assenze e comunque i pochi spiccioli di presenza rimediati qua e là.
Lucio ha bisogno di un difensore con le caratteristiche di Castan e ha creduto che bastasse togliergli un po’ di naftalina da dosso per regalargli la resurrezione definitiva. Leo ci ha provato ma ha palesato le stesse difficoltà di prima, le stesse che hanno determinato, da parte di Garcia, la scelta di tenerlo spesso in panchina. Bocciatura è un termine forte, ma di sicuro il brasiliano ha bisogno di giocare tanto, di riprendere la gamba e la velocità di pensiero, necessarie per un difensore come lui, che vive di forza, di reattività e agonismo. Leo adesso è ancora troppo lento, parte sempre quel secondo dopo l’avversario e fatica a rincorrere (vedi, appunto, il rigore procurato). Ha ragione Spalletti: per recuperare ha bisogno di giocare, giocare, giocare. Ma il tecnico ha anche detto che questa, ovvero quella con il Verona, era l’occasione giusta per rimandarlo in campo. Ecco, contro la Juventus, domenica, non è proprio l’occasione migliore per ritentare l’esperimento.