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Dall’esordio in Champions alla prossima sfida in campionato con l’Empoli: i 14 anni in giallorosso di un calciatore mai banale che sogna sempre lo scudetto

ROMA — Non chiamatelo più Capitan Futuro. A 32 anni compiuti, oltre un centinaio di partite con la fascia al braccio come “supplente” di Francesco Totti e 101 partite giocate nell’Italia in cui – dopo aver vinto un Mondiale — è diventato il centrocampista della storia azzurra moderna ad aver segnato più gol (17), Daniele De Rossi sa bene come l’avvenire sia ormai solo una piccola declinazione di una carriera già da tempo nel pieno splendore. Non è un caso, quindi, che sabato contro l’Empoli taglierà il traguardo delle 500 partite con la maglia della Roma.

L’ESORDIO E OGGI — La sua, quella che ha sempre e (quasi) solo voluto, almeno fin da quel 30 ottobre del 2001 quando Fabio Capello ringhiò ai suoi assistenti: “Giocherà quel ragazzino biondo”. Daniele aveva 18 anni e stava per masticare un esordio inconsueto: non in una partita di Coppa Italia, neppure in campionato, ma direttamente in Champions League, contro l’Anderlecht. Sabato saranno trascorsi 5099 giorni da quella prima volta ed il tempo ha modificato tanto del paesaggio che lo circondava. De Rossi ha cambiato allenatori, compagni, ruoli, gusti e persino grandi amori, ma la sua cavalcata, lunga finora 13 anni, 11 mesi e 24 giorni, riteniamo sia stata emotivamente palpitante, affatto banale. Tutto sommato un destino invidiabile, che ridurre solo all’ingaggio più alto d’Italia (6,5 milioni) sarebbe superficiale. Cosa che Daniele non è affatto.

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