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MILANO – Le Marche, nella seconda metà degli anni ’70, erano già una grande meta di turisti che venivano da tutto il mondo per vedere le meravigliose spiagge della riviera marchigiana, confinante con quella romagnola: Porto Sant’Elpidio, San Benedetto del Tronto e poi borghi storici come Gradara o città ricche di musei a livello di Ancona e Ascoli Piceno senza dimenticare i paesaggi montuosi che ospitavano agriturismi o strutture alberghiere di vario tipo…In questa meravigliosa cornice si inseriva perfettamente la piccola città di Pesaro, sede di una squadra di basket che nel decennio seguente avrebbe toccato i più alti vertici della sua storia (2 scudetti, 2 coppe nazionali e una Coppa delle Coppe a cavallo fra fine anni ’80 e inizio anni ’90) sotto la sponsorizzazione del colosso delle cucine “Scavolini”: proprio a Pesaro, una famiglia normale del posto, gli Ambrosini, maggiormente appassionati di calcio che di pallacanestro, il 29 maggio 1977, darà alla luce un figlio che sarà chiamato Massimo…incarna perfettamente lo spirito del guerriero da canestro ma ama molto di più la palla “a pentagoni” che quella “a spicchi” al punto tale che la sua scalata, pure se nessuno lo immagina malgrado si veda subito che é un ottimo mediano con grande tempismo nel saltare di testa sia in fase difensiva che offensiva, lo porterà sul tetto del mondo con la maglia di uno dei Milan più vincenti di sempre; se non fosse ancora chiaro, stiamo parlando di Massimo Ambrosini, colui che mise la sostanza a totale servizio della causa rossonera.

La genesi cesenate

Dopo essere cresciuto giocando a pallone in strada come tutti i suoi coetanei, Ambrosini ottiene il suo primo vero impegno nella scuola calcio Adriatico Pesaro, società della sua città natale, che gli consentirà di raggiungere il settore giovanile del Cesena, all’epoca retrocesso in Serie B da soli 2 anni (1990/91), squadra dove militerà dal 1992 al 1994 ma la chiamata in Prima Squadra arriverà solo nell’estate del 1994, mentre l’Italia perdeva la finale mondiale negli Stati Uniti contro il Brasile ai rigori: il nostro mediano viene chiamato a partecipare al ritiro dal tecnico Bruno Bolchi e anche il presidente Edmeo Lugaresi si accorge subito di avere davanti un giocatore diverso dagli altri, uno di quelli che davvero la stoffa del campione al pari del giovane centravanti Dario Hubner e dell’esperto centrocampista Adriano Piraccini. La stagione 1994/95, quindi, sarà la prima di Ambrosini fra i professionisti e metterà a referto 25+2 presenze su 38+3 totali riuscendo ad esordire in Cesena-Genoa 0-1, valevole per l’andata del secondo turno di Coppa Italia in data 31 agosto 1994 mentre il primo gol arriverà in occasione di Cesena-Lecce 2-1 del 26 febbraio 1995.

Prima parentesi milanista

Nel luglio 1995 ad appena 18 anni, il patron del Milan Silvio Berlusconi, volendo accontentare il suo tecnico Fabio Capello, reduce dalla peggiore stagione della sua gestione (quarto posto in campionato, eliminazione in coppa nazionale ai quarti e finale di Coppa dei Campioni persa da favoriti), accetta di acquistare Ambroni per 3,7 miliardi di lire…é l’inizio di un amore destinato solo ad allentarsi per breve tempo ma che durerà quasi 20 anni: nella stagione 1995/96, in cui totalizzerà 7+4+3 apparizioni, fra cui l’esordio in Coppa Italia in Pescara-Milan 1-4 del 30 agosto 1995 (valevole per i sedicesimi di finale), la prima apparizione nelle coppe europee in Milan-Zaglebie Lubin 4-0 datata 12 settembre (trentaduesimi di Coppa UEFA), la prima gara in Serie A Milan-Cagliari 3-2 del 5 novembre 1995…il bottino, indipendentemente dalla vittoria del quindicesimo scudetto milanista (il quarto in 5 anni per il tecnico Capello, che a giugno lascerà), sarà magro solo a causa di una concorrenza spietata sia per il ruolo di mediano, già ricoperto da Desailly, che per quello di regista o centrale di complemento, appartenenti ad Albertini e Boban ma Ambrosini riuscirà, tramite il tradizionale 4-4-2 offensivo del suo allenatore, anche a centrare un bel traguardo potendo giocare il primo derby (Milan-Inter 0-1 del 10 marzo 1996, in cui subentrerà a Di Canio in avvio di ripresa). Nel 1996, mentre in Inghilterra si assiste all’uscita ai gironi della nazionale italiana durante gli europei, il nostro mediano ottiene la riconferma fino a giugno 1997, riuscendo a collezionare l’esordio in Champions League durante Rosenborg-Milan 1-4 del 25 settembre, andata in scena a Trondheim per poi celebrare in primavera 11+3+4 gettoni con la maglia meneghina…a Milanello, però, si sono resi conto che il suo percorso di maturazione non é ancor completo nonostante la totale abnegazione alla causa sotto la guida del duo tecnico Tabarez-Morini e poi del ex grande condottiero di inizio decennio meneghino Arrigo Sacchi (anche il bilancio nelle stracittadine non é buono: 2 sconfitte e 2 pari in 4 confronti).

Toccata e fuga a Vicenza

Nell’estate del 1997 il Vicenza del patron Virgilio Marzot (poi sostituito da Paolo Scaroni, attuale presidente del Milan) e del tecnico Francesco Guidolin, fresco vincitore della Coppa Italia ed esordiente nelle coppe europee in occasione della prima partecipazione alla Coppa delle Coppe (in cui arriverà in semifinale perdendo in rimonta contro il Chelsea futuro campione: vittoria 1-0 e ribaltone per 3-1 a Londra), pensa ad Ambrosini per trovare un giovane mediano roccioso da schierare accanto al regista titolare Domenico Di Carlo anche solo in prestito annuale ma con un collettivo pieno di ottime speranze (il trio uruguagio Canals-Mendez-Otero, il croato Goran Tomic, il terzino Coco, il centrocampista Baronio e il tridente offensivo Di Napoli-Zauli-Maspero): il bottino individuale della stagione sarà 27+1+7+1 presenze su 45 totali, oltre al suo primo gol in Serie A (Vicenza-Inter 1-3 del 30 novembre 1997:proprio contro l’Inter, gli antagonisti maggiori della sua carriera…).

Lo scudetto col Milan di Zaccheroni

Dopo i mondiali in Francia del 1998 e la seconda stagione disastrosa dei milanisti, Berlusconi sceglie di riportare Ambrosini a Milanello per espressa volontà del nuovo tecnico Alberto Zaccheroni, arrivato proprio in quei mesi: all’inizio il direttore tecnico romagnolo adopererà un 3-4-3 in cui il centrocampo sarà Helveg-Albertini-Boban-Ziege ma a metà stagione, precisamente nell’ultima gara del girone di andata Milan-Perugia 2-1 del 17 gennaio 1999, accadono 3 cose…Ziege si fa male prima del match e il suo rimpiazzo Guglielminpietro, inizialmente attaccante mancino, lo sostituisce talmente bene da prenderne il posto intanto che Rossi, riserva del portiere Lehmann (infortunato), assesta un pugno in faccia al centravanti Bucchi rimediando 5 turni di squalifica e lasciando spazio al giovanissimo estremo difensore della Primavera Abbiati intanto che Boban si conferma migliore come rifinitore che come regista e viene avanzato al posto del brasiliano Leonardo lasciando il ruolo d’attacco alla coppia Biehoff-Weah in modo da liberare il posto di mediano accanto al “cervello del gioco” Albertini, posto che occuperà perfettamente Ambrosini da lì fino a fine anno togliendosi anche la soddisfazione di segnare il suo primo gol per il temporaneo 1-0 in Milan-Sampdoria 3-2 del 2 maggio 1999 (primo timbro in massima serie a 3 turni dalla fine); domenica 23 maggio, dopo Perugia-Milan 1-2 e tantissime polemiche arbitrali da parte dell’inseguitrice Lazio, il Milan vince il suo sedicesimo tricolore, proprio nell’anno del Centenario (sarà il secondo per il nostro eroe ma il primo da protagonista con 27+3 comparse e il n.23 sulle spalle). Nell’agosto 1999 il Milan perde la Supercoppa Italia in casa contro il Parma facendosi rimontare 1-2 nel recupero e nel 2000 non riesce a ripetersi sul piano dei trionfi malgrado il terzo posto dietro a Lazio e Juventus o la prima vittoria di “Ambro” nel derby (1-2 al 90′ il 23 ottobre 1999…a chiudere un digiuno di trionfi nelle stracittadine che durava dal 2-1 casalingo del 20 marzo 1994 e ottenuto sempre sul suono della sirena mentre per trovare l’ultima gioia fuori casa bisognava scavare fino all’1-2 del 7 novembre 1993), il quale arriverà a totalizzare 29+4+2+1 partite oltre a 2 firme in casa del Torino e una contro il Piacenza (quest’ultimo decisivo per blindare il posto sul podio con 2 turni di anticipo). Nel 2000/01, con Zaccheroni che lascerà Milanello dopo l’1-1 a Bergamo del 10 marzo in favore della commissione tecnica Tassotti-Maldini (rimasta fino a fine anno), l’inizio di Ambrosini é dirompente: segna alla terza giornata nel 2-2 contro la Juventus il 21 ottobre 2000, si ripete poi nell’1-0 del 25 novembre a danno del Napoli e poi nell’1-1 in casa dell’Hellas Verona il 17 dicembre insieme all’1-0 provvisorio in occasione del 2-2 nei quarti di Coppa Italia con la Fiorentina del 25 gennaio ma il 4 febbraio, nel finale di Milan-Reggina 1-0, si rompe il crociato sinistro e dovrà stare fuori fino a dicembre 2001, dovendo vedere da casa il derby stravinto 0-6 l’11 maggio dopo aver partecipato attivamente al 2-2 casalingo del 7 gennaio e anche stavolta metterà insieme 16+3+7 partite oltre ai 4 timbri citati (alla fine dell’anno di parlerà di un mesto sesto posto in classifica e delle coppe finite troppo presto: semifinale a livello nazionale e secondo girone in Champions). Al ritorno in campo, il 23 dicembre 2001 in occasione di Milan-Verona 2-1, in cui sbloccherà pure il risultato per poi ripetersi il 17 marzo 2002 in Milan-Torino 2-1 e il 5 maggio in Milan-Lecce 3-0 (gara decisiva per far tornare in Champions League i suoi dopo 2 anni tramite il quarto posto dietro a Juventus, Roma e Inter al netto di altre 2 semifinali perse fra Coppa Italia e UEFA, specie in quest’ultima si sfiorerà l’impresa contro il Borussia Dortmund…) al netto di un conto corrispondente a 9+1+3 gare giocate, assiste a un altro cambio di allenatori, visto che dopo lo 0-0 col Piacenza del 18 novembre 2001 il turco Fatih Terim (coadiuvato dall’ex regista del Verona Antonio Di Gennaro, visto che gli stranieri non potevano stare in panchina da soli), sarà licenziato per far posto ad un vecchio giocatore del Milan esonerato dalla Juventus nel 2001 dopo una già brillante esperienza da secondo di Sacchi ai mondiali del 1994 e un biennio buonissimo con il Parma di Tanzi…si tratta di Carlo Ancelotti, l’uomo che darà la svolta decisiva alla carriera di Ambrosini responsabilizzandolo come incontrista titolare in un Milan che, a digiuno di titoli da 3 anni e uscito sconfitto dalla sfida con l’Inter del 3 marzo 2002 per 0-1 dopo aver vinto 2-4 in trasferta il 21 ottobre 2001, vuole tornare a far sognare i suoi tifosi con un processo di crescita quanto più rapido possibile.

In paradiso con Ancelotti

Nel luglio 2002 Berlusconi, assieme al suo vice Adriano Galliani e al tecnico Ancelotti iniziano a lavorare febbrilmente per allestire una squadra che sappia vincere divertendo più di quanto facessero Capello e Zaccheroni, una squadra che si avvicini a quella di Sacchi ma con il vantaggio di poter tesserare più stranieri…Ambrosini, nel frattempo, ha scalato le gerarchie fino a diventare secondo di Paolo Maldini nel ruolo di capitano e all’allenatore basta poco per scegliere di inserirlo negli intoccabili pure se nel rivoluzionario 4-3-2-1 “ad albero di Natale” non ci sta spazio per lui fra i titolari, ma i rossoneri vogliono tornare a comandare su tutti i fronti e il nostro centrocampista diventa il primo rincalzo di Gattuso o Seedorf, scudieri di Pirlo davanti alla difesa mentre Rivaldo con Rui Costa agiscono dietro a Shevchenko o Inzaghi mentre in difesa ci sono Costacurta-Nesta-Maldini-Kaladze oltre a Dida in porta: davvero un club da sogno e con una rosa profonda per un team che, di 4 derby stagionali, ne vincerà 2 in campionato sempre per 1-0 ma l’epica del 2002/03 riguarda soprattutto i risultati finali; a fine girone d’andata il Milan é campione d’inverno, con il mediano che ha pure segnato a Como il 15 dicembre 2002 durante un derby lombardo finito 1-2 per i suoi, davanti a Juventus e Inter in un rinnovato duello fra le potenze del nord intanto che il cammino nelle coppe europee procede per tutti e 3 e la Roma si guadagna un percorso nobile dopo troppi anni anonimi in Coppa Italia…si arriva così al mese di maggio 2003: il campionato é andato, visto che gli avversari non hanno lasciato niente ma il podio va blindato almeno per l’onore, e intanto bisogna affrontare le semifinali di Champions League contro i cugini, che finiranno 0-0 in casa milanista e 1-1 in casa interista in modo da spalancare le porte della finale di Manchester da giocare contro la Juve nell’unico derby italiano della storia all’ultimo atto di tale manifestazione in programma mercoledì 28 maggio 2003 mentre il 20 si deve andare a Roma per l’andata della finale di coppa nazionale, da giocare con le riserve e Ambrosini capitano contro una Roma che non ha più obiettivi oltre a questo; dopo l’1-0 di Totti su punizione nel primo tempo sembra di vedere una sola squadra in campo, ma nella ripresa i “diavoli” si scatenano e, seppur con un rigore di Serginho oltre ad un autorete di Zebina su incornata di testa dello stesso “Ambro” da punizione e 2 contropiedi dello stesso Serginho e Shevchenko da bilanciare con 2 pali colpiti da padroni di casa, la sfida termina 1-4 per i meneghini, che porteranno a casa anche la loro sesta Champions League superando ai rigori per 3-2 gli juventini tornando sul tetto continentale dopo 9 anni prima di portare a casa definitivamente la prima Coppa Italia della gestione Berlusconi pareggiando 2-2 con la Roma in casa dopo la doppietta di Totti ancora da fermo (di Rivaldo e Inzaghi i gol della gioia)…il Milan gioca una delle sue migliori stagioni di sempre e Ambrosini può godersi le sue 21+3+13 gare giocate con uno spogliatoio che, finalmente, sembra essere tornato ai suoi livelli migliori ma il meglio deve ancora venire. Il 3 agosto 2003 arriva la delusione della Supercoppa Italia persa per 5-3 ai rigori dopo l’1-1 ai supplementari ma il 29 ecco la conquista della quarta Supercoppa Europa per 1-0 a danno del Porto (per Ambrosini saranno la prima coppa nazionale e supercoppa continentale) ma il 14 dicembre ecco un’altra batosta in Coppa Intercontinentale, visto che il Boca Juniors impatterà 1-1 per poi portare a casa il risultato dal dischetto con un 3-1 che non ammette repliche…sembra una stagione destinata a naufragare soprattutto dopo l’eliminazione dalla coppa nazionale in semifinale contro la Lazio futura vincitrice (1-2 a Milano 4-0 a Roma per un 6-1 complessivo) e il rimontone subito nei quarti di Champions dal Deportivo La Coruna (vittoria 4-1 in casa e sconfitta 4-0 fuori), ma a maggio la vittoria per 1-0 contro la Roma di domenica 2 maggio 2004 consente ai rossoneri di vincere il loro diciassettesimo campionato con 2 turni di anticipo, il terzo per il nostro eroe al netto di 20+3+6 presenze a cui va aggiunto il decisivo gol del 2-1 il 14 gennaio contro la Roma nei quarti di coppa prima di quello del 29 febbraio nella vittoria per 1-0 in casa laziale ma senza dimenticare la vittoria per 3-1 in trasferta contro l’Inter del 5 ottobre 2003 e la grandissima rimonta per 3-2 da 0-2 a danno de “biscioni” la sera del 21 febbraio (gara decisiva per la conquista del tricolore). Nel 2004/05 si riparte con tanti impegni, a cominciare dalla quarta Supercoppa Italia, vinta il 21 agosto in casa ancora contro la Lazio per 3-0 con tripletta di Shevchenko (la prima per il mediano, dopo le sconfitte contro la Fiorentina per 1-2 del 25 agosto 1996 prima di quelle contro il Parma e la Juventus) per poi gettarsi a capo chino sul campionato, perso per 86-79 dietro alla Juventus dopo un estenuante testa a testa risolto solo con la vittoria bianconera nello scontro diretto per 0-1 l’8 maggio 2005 nonostante il gol realizzato da Ambrosini per lo 0-1 in Atalanta-Milan 1-2 del 5 marzo, successivo alla doppietta nei quarti d’andata di Coppa Italia chiusi 3-2 con l’Udinese (prima doppietta per lui ma al ritorno vinceranno i friulani 4-1 e passeranno il turno) ma al contrario del sconfitta 3-1 in semifinale di ritorno di Coppa dei Campioni il 4 maggio in casa del PSV, che aprirà le porte della drammatica finale andata in scena ad Instanbul mercoledì 25 maggio 2005 e chiusa ai rigori per 2-3 in favore del Liverpool dopo essere stati in vantaggio 3-0 nel primo tempo ma aver chiuso il 90′ sul 3-3…l’unica nota positiva della stagione, oltre a 22+4+11 gettoni, saranno i 4 derby andati in scena di nuova fra campionato ed Europa: 0-0 il 24 ottobre 2004, vittoria 0-1 il 27 febbraio, 2-0 in coppa il 6 aprile e il 3-0 ottenuto a tavolino per intemperanze del pubblico nerazzurro il 12 aprile. Il 10 settembre 2005, in Milan-Siena 3-1 della seconda giornata, proprio Ambrosini sblocca il risultato in un’annata in cui Berlusconi torna presidente del consiglio e delega Galliani, presidente anche della Lega, a tutti i compiti più importanti…il nostro eroe giocherà 13+1+4 gare ma a giugno sarà costretto a vedere il mondiale vinto dall’Italia in Germania solo dalla tv e ad esultare per i compagni Nesta, Pirlo, Gattuso, Gilardino, Inzaghi in attesa di ripartire con l’annata 2006/07 e dimenticare la delusione di Inter-Milan 3-2 dell’11 dicembre 2005 e nonostante l’1-0 ottenuto il 14 aprile. Il 2006/07 arriva dopo la bollente estate in cui l’inchiesta di “Calciopoli” ha ridisegnato totalmente gli equilibri del nostro calcio colpendo Juventus, Lazio, Fiorentina, Arezzo, Reggina e anche il Milan, che si vedrà prima retrocedere in Serie B assieme a tutti gli altri coinvolti oltre ad avere delle penalizzazioni da scontare (ad eccezione di Juve e Arezzo, spedite in C) ma alla fine avranno la meglio la diplomazia e l’amnistia, portando i rossoneri ad essere degradati dietro a Inter e Roma ma con la possibilità di giocare la Champions League che avevano ottenuto attraverso il secondo posto dietro ai bianconeri maturato sul campo (alla fine tale scudetto lo vinceranno gli interisti, che inaugureranno un ciclo di rivincite dopo anni di sofferenza all’ombra del Milan)…Maldini, dopo Instanbul, aveva iniziato un lungo lavoro nei confronti di tutti i senatori dello spogliatoio a cominciare da Nesta fino ad Inzaghi e li aveva convinti con tanta fatica che sarebbero tornati in finale di coppa contro il Liverpool e avrebbero chiuso il cerchio, ma neanche lui, forse, avrebbe mai immaginato che la stagione del riscatto, malgrado il quarto posto in campionato dietro a Inter, Roma e Lazio o l’uscita in semifinale di coppa nazionale contro i futuri vincitori della Roma (2-2 a Milano e 3-1 a nella capitale per poi superare i nerazzurri di Roberto Mancini), sarebbe stata già quella del 2007, con Ambrosini che giocherà assieme a Pirlo e Gattuso dietro a Kakà (arrivato nel 2003), Seedorf (schierato per rimpiazzare Rivaldo, che era stato venduto nel 2004 e Rui Costa che aveva lasciato in estate) e Inzaghi (che dopo l’addio di “Sheva” a luglio aveva ripreso il posto da titolare davanti. Mercoledì 23 maggio 2007 la storia appare scritta: 4 anni dopo Manchester, ad Atena, il Milan vince la sua settima ed ultima, ad ora, Champions League, superando 2-1 proprio il Liverpool e godendosi una coppa a cui non si doveva neanche partecipare per almeno 2 annate…il nostro centrocampista, ormai fra gli idoli della curva e i riferimenti dello spogliatoio, aggiunge 19+2+12 apparizioni sommate alle segnature per 1-0 del 25 febbraio con la Samp in casa il medesimo risultato con l’Atlanta del 18 marzo al netto delle delusioni per 3-4 e 2-1 con i cugini, che nell’anno del ritorno rossonero sul tetto europeo, penseranno bene di riportare lo scudetto a Milano a suon di record come era successo nel periodo della rivalità Trapattoni-Sacchi nel 1989 ma stavolta le polemiche saranno molto più aspre, visto che durante i festeggiamenti in giro per la città, il protagonista della nostra storia esporrà uno striscione eccessivamente canzonatorio e volgare verso l’Inter, beccandosi una ammenda dalla procura federale e sentendosi schernire 2 anni dopo, quando i dirimpettai lo sfotteranno nello stesso modo dopo aver vinto il quarto tricolore consecutivo su 5. Il 2007/08 sarà l’anno in cui Ambrosini giocherà il maggior numero di match in Serie A, a partire però dalla Supercoppa Europa (la seconda e ultima) vinta da capitano a Monte Carlo contro il Siviglia per 1-0 il 31 agosto 2007 vista l’assenza di Maldini per infortunio: 33+0+7+1+2 partite e 4 firme a referto, fra cui lo 0-1 nello 0-3 della prima giornata in casa del Genoa il 26 agosto (dopo sarà il turno di Lazio, Palermo ed Empoli a farsi infilare dal centrocampista) intanto che il 16 dicembre si alzava il primo Mondiale per Club milanista della storia grazie al 4-2 a Tokyo contro il Boca Juniors (altro cerchio da chiudere dal 2003) anche se i derby finiranno con un successo a testa e sempre per 2-1 in favore di chi giocava in casa (Inter prima e Milan poi) e gli uomini di Ancelotti arriveranno solo quinti (peggior piazzamento in campionato dell’allenatore dietro a Inter, Roma, Juventus e Fiorentina) oltre a mollare subito la coppa nazionale e ad uscire negli ottavi di Champions per mano dell’Arsenal (0-0 a Londra 0-2 a Milano). Nel 2008/09 ecco che il primo gol in campionato, nell’1-2 casalingo con il Bologna del 31 agosto, Ambrosini segna quello che sarà il primo di 7 gol in campionato e 8 contando pure il primo vantaggio del 2-2 casalingo contro il Wolfsburg futuro campione di Germania all’ultimo turno dei gironi di Coppa UEFA (sarà la sua migliore stagione in fatto di gol, anche perché Ancelotti lo usava già come centravanti d’emergenza sfruttando il suo grande tempismo di testa durante le mischie…calcolando che di crossatori e bravi tiratori in squadra ce ne fossero molti intanto che Gattuso correva per tutti. Il 31 maggio 2009 (anno della vittoria per 1-0 nel derby in casa e sconfitta 2-1 con gol di mano di Adriano al ritorno nella stracittadina), dopo essersi già congedato dal pubblico lombardo in occasione di Milan-Roma 2-3 alla penultima (giorno dell’unica doppietta in campionato di Ambrosini, che pochi minuti dopo verrà anche espulso e l’anno dopo si ripeterà sempre nel 2-1 casalingo con i giallorossi: saranno gli ultimi 2 ultimi cartellini rosso in carriera), Paolo Maldini annuncia il suo ritiro dopo Fiorentina-Milan 0-2 e Ancelotti ufficializza il suo trasferimento al Chelsea dopo 9 anni…adesso la fascia di capitano e le chiavi dello spogliatoio passano definitivamente sul braccio di Ambrosini, che aiutato dall’ex compagno brasiliano Leonardo, rimasto nei quadri dirigenziali milanesi dal ritiro nel 2003 (quando si ritirò) e nominato allenatore, é chiamato a guidare i suoi nella stagione 2009/10, conclusa con un mesto terzo posto alle spalle della Roma intanto che l’Inter vince il “triplete” ottenendo scudetto, coppa nazionale e Champions League (saranno gli unici a farlo, finora) oltre a superare il Milan anche nei derby (0-4 e 2-0) e neanche il bilancio individuale di 30+1+8 presenze (gol solo in Milan-Livorno 1-1 del 31 gennaio 2010).

Gli ultimi successi in rossonero con Allegri

Ormai sembra che anche il percorso del nostro eroe sia vicino a concludersi, tanto più che diversi membri del nucleo storico di quegli anni cominciano ad annunciare che i loro contratti stanno scadendo e non li rinnoveranno oltre il 2011 come Pirlo, o il 2012 come Zambrotta, Nesta, Gattuso, Seedorf e Inzaghi…ma é anche vero che nell’estate 2010, dopo aver licenziato Leonardo per risultati reputati non all’altezza per chiamare l’ex Cagliari Massimiliano Allegri, Berlusconi e Galliani riescono a piazzare diversi colpi come Robinho e Kevin Prince Boateng che riportano l’entusiasmo in città, ma soprattutto riescono a far tornare in Italia l’ex nemico Zlatan Ibrahimovic, capace di segnare sia con l’Ajax che con Juve e Inter contro il Milan prima di volare a Barcellona nel 2009 per fare posto a Samuel Eto’o…sarà il tramonto vero di una generazione di campioni e di tifosi che hanno amato la maglia milanista nei suoi anni migliori, e quale finale sarebbe stato più bello di quello dello scudetto n.18 (per pareggiare i conti con i cugini dopo averli battuti 0-1 e 3-0 nei 2 confronti stagionali) ottenuto 18+1+4 gare giocate da capitan Ambrosini (condite dallo 0-2 il giorno di Bari-Milan 2-3, andata in scena il 7 novembre 2010)? Decisamente nessuno…specie se é il primo vinto da vero condottiero per quello che era considerato l’eterno erede di Maldini alla stregua di De Rossi con Totti a Roma. Il 6 agosto 2011 ecco la sesta Supercoppa Italia (seconda e ultima per il protagonista ma penultima per il club nonché unico derby di città nella storia di questa competizione ad oggi) ottenuta dopo aver rimontato 2-1 l’Inter a Pechino…da qui vedremo la maledetta stagione 2011/12, in cui la Juventus tornerà a vincere il campionato a danno degli stessi milanisti soprattutto dopo le polemiche per lo scontro diretto chiuso 1-1 in Lombardia per il mancato gol di Muntari che avrebbe significato 2-0 il 24 febbraio e una seria ipoteca sulla lotta, lotta che si rinnoverà a marzo, quando i torinesi elimineranno i meneghini facendo 2-2 ai supplementari nel ritorno delle semifinali di coppa nazionale (era terminata 1-2 al primo round intanto che si saluterà la Champions ai quarti sempre fra i veleni per mano del 3-1 nel ritorno giocato in casa del Barcellona); per il capitano saranno ancora 22+2+6+1 le sfide a cui bisogna aggiungere il definitivo gol del 3-0 contro il Cagliari il 29 gennaio (sarà l’ultimo in maglia lombarda per lui) ma contando pure la doppia batosta contro i “vicini di casa”, che vinceranno 0-1 fuori casa grazie a Milito e 4-2 in casa (tris dello stesso Milito e punto esclamativo di Maicon a scapito della doppietta di Ibrahimovic) decisivo per far perdere lo scudetto ai “diavoli” alla penultima e rendere l’addio di molti senatori come lo stesso Ibra, Silva (promessi al PSG), Van Bommel ancora più amaro dopo che Pirlo era passato ai bianconeri di Torino già nel 2011…dopo gli europei del 2012 resteranno Allegri (colui che aveva riportato i rossoneri sul tetto d’Italia per la prima volta dal 2004 e ad ora anche l’ultima) con Ambrosini ma vi sarà una rivoluzione che non risparmierà quasi nessuno e solo l’arrivo dell’altro ex interista Mario Balotelli salverà la faccia all’ultima stagione a Milanello per Ambrosini (sconfitta 0-1 e pari 1-1 nelle sue ultime stracittadine e ultimo saluto alla Champions League ancora agli ottavi contro l’eterno rivale Barcellona), che concluderà il percorso con 20+1+4 gettoni di presenza salutando con 489 gare giocate e 36 reti all’attivo in 17 annate a discapito di tantissimi infortuni oltre ad aver vinto quasi tutto tranne Coppa delle Coppe e Coppa UEFA ma consolandosi ampiamente oltre a ricordare che ha ottenuto 15 vittorie, 10 pari e 15 sconfitte nei confronti con i suoi principali rivali vivendo appieno uno alcuni dei periodi più epici della storia del capoluogo lombardo…Berlusconi-Moratti presidenti, Zaccheroni-Simoni, Ancelotti-Mancini e Mourinho sulle panchine per poi concludere con Allegri intanto che Maldini e Zanetti si davano battaglia in campo guidando intere schiere di campioni fra cui emergeva alla grande lui; ad oggi é il sesto milanista più presente di sempre dietro alla leggenda Paolo Maldini e a fuoriclasse assoluti come il fenomeno Franco Baresi, Alessandro Costacurta, Gianni Rivera e Mauro Tassotti.

La chiusura del cerchio in maglia viola

Nell’estate del 2013 il Milan, é bene ribadire, sceglie di non rinnovargli il contratto e il nostro protagonista, di conseguenza, opta per chiudere la carriera da calciatore con una maglia diversa da quella rossonera, in netto contrasto con le sue aspirazioni degli anni precedenti (disse spesso di voler chiudere il suo ciclo da calciatore a Milano): ormai ha 36 anni, firma un accordo annuale con la Fiorentina del presidente Cognigni e di mister Vincenzo Montella (suo compagno di nazionale ad “Euro 2000” oltre che eterna spina nel fianco degli scontri Milan-Roma)…l’esordio sarà il 22 agosto 2013, occasione di Grasshopper-Fiorentina 1-2, andata dei playoff di Europa League mentre il primo timbro, l’unico, corrisponde a Dnipro-Fiorentina 1-2 del 3 ottobre (seconda giornata dei gironi); a fine anno il conto dice 21+1+8 e ben 17+4+4 le assenze, in favore di un centrocampo molto più dinamico, formato dal tris Aquilani-Pizarro-Valero che lo relegherà in panchina fino alla penultima giornata di campionato, quando aiuterà i compagni a vincere 0-1 il sentito derby con il Livorno in trasferta domenica 11 maggio 2014, esattamente una settimana dopo aver perso la finale di Coppa Italia a Roma per 3-1 contro il Napoli nella tragica notte della morte del tifoso partenopeo Ciro Esposito sabato 3 maggio…l’annuncio ufficiale dell’addio al calcio arriverà in conferenza stampa il 20 maggio soprattutto a causa di divergenze sulla sua gestione tecnica nella seconda parte di anno oltre alla mancata volontà dei toscani di rinnovare il rapporto con lui.

Il futuro da opinionista

Nell’estate dei mondiali in Brasile del 2014 viene scelto per diventare opinionista di Sky Sport fino al 2021 ma il 3 agosto 2018 era anche divenuto capo della delegazione dell’Italia U-21, ruolo che cederà a marzo 2021 al presidente di Lega B Mauro Balata…a giugno 2021, poi, insieme all’ex collega di Sky Daniele Adani e agli ex compagni di Milan e nazionale Gianluca Zambrotta e Marco Materazzi apriranno una nuova rubrica sul sito della Gazzetta dello Sport “100% Fuoriclasse”. A luglio 2021 viene scelto per commentare il campionato insieme a personalità come Manuel Pasqual, Andrea Barzagli, Marco Parolo sulla nuova piattaforma DAZN e si occuperanno si Serie A, Serie B, Europa League e Conference League…infine, ad agosto 2021 viene anche selezionato per affiancare Sandro Piccinini nelle telecronache di Champions League del mercoledì e la finale di Supercoppa Europa su Amazon Prime Video.

I trionfi sfiorati con la Nazionale

Alla fine della stagione d’esordio a Cesena, “Ambro” riesce a esordire in Nazionale U-21 (avendo già messo insieme 7 gare e un gol con l’U-18), di cui sarà punto fermo fino al 1999 sommando 14 partite in una rappresentativa formata da campioni come Buffon, Cannavaro, Nesta, Panucci, Totti, Del Piero (tutti suoi futuri compagni nella rappresentativa maggiore) sotto la guida di Cesare Maldini e nel 2000 parteciperà alle Olimpiadi di Sydney sempre con la maglia azzurra totalizzando 4 presenze e un gol…la prima partita con la rappresentativa del nostro paese sarà il 28 aprile 1999 al termine del suo miglior anno fino ad allora: amichevole Croazia-Italia 0-0 allo stadio “Maksimir” di Zagabria (una cornice piuttosto “calda”…) e nel 2000 verrà incluso, sempre dal tecnico Dino Zoff, subentrato a Maldini dopo i mondiali 1998, nella lista per “Euro 2000” in Olanda e Belgio assieme ai compagni Abbiati, Paolo Maldini, Albertini ma il sogno di arrivare al trono continentale si infrangerà nella drammatica finale persa al golden gol con la Francia per 2-1 in rimonta (per Ambrosini esordio contro il Belgio e poi con la Svezia nei gironi in 2 sfide finite 2-0 e 2-1 per noi prima di entrare proprio nella ripresa della finale al posto di Di Biagio); salterà i mondiali del 2002 e gli europei del 2004 solo a causa di infortuni che ne tormenteranno terribilmente la seconda parte della carriera mentre il vittorioso mondiale 2006 in Germania, a cui avrebbero meritato di partecipare sia lui che il terzino romanista Panucci, li vedrà restare a casa per problemi con il mister Marcello Lippi (la critica ne chiese a gran voce l’impiego di entrambi al posto del mediano Simone Barone e del laterale destro basso Christian Zaccardo, entrambi del Palermo ma i fatti, come vedremo, daranno ragione all’allenatore…)…tornerà a vestire la maglia dell’Italia il 16 agosto 2006, all’esordio del tecnico Roberto Donadoni (suo ex compagno a Milanello fino al 1999) che gli darà pure la fascia di capitano (l’unica volta che la vestirà) e da qui diventerà uno dei centrocampisti più importanti dell’organico dietro ai suoi colleghi rossoneri Pirlo-Gattuso e al trio giallorosso De Rossi-Aquilani-Perrotta. Con questo gruppo di 6 uomini e lo juventino Camoranesi, Donadoni partirà per l’Europeo del 2008 in Austria e Svizzera, dove verremo eliminati ai quarti dai futuri campioni della Spagna per 4-2 ai rigori malgrado ci fossimo dimostrati più forti sul campo e Ambrosini abbia disputato un gran torneo con la sola macchia della batosta per 3-0 nella sfida d’apertura con gli olandesi, succeduta dall’1-1 con la Romania (per lui gli ultimi 5′ in campo) e la vittoria 2-0 con la Francia (decisiva per estromettere i transalpini dalla competizione e vendicare la finalissima di Rotterdam 6 anni addietro)…con l’uscita dalla coppa si chiuderà anche il rapporto fra Ambrosini e la nazionale, visto che tornerà Marcello Lippi fino al 2010 e poi gli succederà Cesare Prandelli fino al 2014 ma nessuno dei 2 lo prenderà più in considerazione malgrado un finale di carriera in crescendo sotto la gestione di Leonardo, Allegri e Montella. Il suo bottino finale sarà di di 35 presenze in 7 anni ma senza firme sul tabellino dei marcatori per una delle più grandi leggende del calcio milanese…Massimo Ambrosini, l’uomo che mise la sostanza a servizio della causa rossonera.

Il palmarès

MILAN=4 scudetti: 1995/96, 1998/99, 2003/04, 2010/11;

1 Coppa Italia: 2002/03;

2 Supercoppe Italia: 2004, 2011;

2 Champions League: 2002/03, 2006/07;

2 Supercoppe UEFA: 2003, 2007;

1 Coppa del Mondo per club: 2007.

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