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Ora il centrocampista di 20 anni è il titolare in più per Inzaghi. E dal trionfo del Meazza Biglia e Anderson tornano decisivi

ROMA – No, quella sull’Inter non è una vittoria come le altre. Può essere una di quelle tappe che, al termine della stagione, saranno ricordate come “crocevia fondamentali” in caso si centri qualcosa di importante. Perché la Lazio da Milano non torna solo con la qualificazione alla semifinale di Coppa Italia, ma anche con la consapevolezza che contro le grandi ci può vincere. E che nel momento del bisogno, quando sono arrivate due sconfitte consecutive e – come da prassi nell’ambiente romano – sembrava essere finita la magia, ha ritrovato i suoi big. Come Lucas Biglia, ad esempio, il capitano. Sì, proprio lui, contestato duramente da un tifoso a seguito della sconfitta con il Chievo.

Quando Immobile si è guadagnato il calcio di rigore, l’argentino non ci ha pensato due volte a prendersi la responsabilità di sfidare il pararigori per eccellenza, Samir Handanovic. Si è preso quel pallone, nonostante il suo ultimo tentativo fallito contro il Crotone, e ha calciato con potenza, liberandosi in parte di quel fardello che si porta dietro da sabato scorso: «Ci sto ancora male. Sono il primo ad accettare le critiche per ciò che succede in campo, sono un professionista. In quel momento però avevo ritenuto ingiuste quelle offese e ho reagito d’impulso. Mi spiace soprattutto perché i miei figli mi stavano guardando». Si è rifatto dedicando a loro quel gol del provvisorio 0-2 all’Inter: «Ho voluto calciare, sentivo la fiducia di società, compagni e tifosi. Dopo le critiche ricevute per la sconfitta con la Juve, in particolare quella di non essere capaci di vincere con le grandi, volevamo dare una dimostrazione importante. L’allenatore ci ha convinti che avevamo tutto per riuscirci. Aveva ragione».

Altro giocatore ritrovato è Felipe Anderson. È vero, ha sbagliato qualche occasione di troppo, ma nelle partite con Chievo e Inter ha aumentato il ritmo, mostrando la sua versione migliore. Accelerazioni, tunnel, assist, gol: insomma il genietto che due anni fa aveva trascinato la Lazio al terzo posto in classifica. Da Milano, la Lazio torna anche con un Murgia in più. Il 20enne centrocampista ha giocato una partita ad alto livello, con personalità, qualità e sostanza: ha fatto capire a tutti perché Inzaghi abbia accettato di lasciar partire Cataldi in prestito.

E a Pescara poi ci sarà Keita, assente a San Siro: ieri pomeriggio è tornato a Roma dalla Coppa d’Africa (in ritardo, stavolta però non dovrebbe essere una “keitata”, solo un semplice contrattempo aereo). Da lui Inzaghi si aspetta tanto, quella marcia in più per giocarsi tutto in queste 18-19 partite e provare a prendersi l’Europa, senza porsi limiti. Perché ci sono vittorie che possono aiutarti a guardare un po’ più in là rispetto all’obiettivo principale. E quella del Meazza sembra proprio una di quelle.

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