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Ora lo chiamano inFelipe, certo. Perché se ne sta cupo in panchina e l’Andershow — il soprannome dei tempi belli — è finito, giù il sipario su giocate da impazzire e gol spettacolari. Si sarà pentito amaramente, Claudio Lotito, di quel “no” altezzoso alla super offerta da 50 milioni dello United: era il 27 agosto, troppo tardi per trovare un degno sostituto e arginare così la rabbia della piazza privata dell’idolo. Facile ragionare con il senno di poi, si dirà: in quel momento, invece, il presidente sperava che la magia dei 4 mesi indimenticabili si sarebbe ripetuta e il prezzo moltiplicato.
Dal 2 dicembre 2014 al 12 aprile 2015, da Lazio-Varese di Coppa Italia a Lazio-Empoli di campionato, l’Andershow ha prodotto 11 gol e 10 assist in 16 partite. Lo score? 12 vittorie, 3 pareggi e una sola sconfitta. Numeri che catapultarono la squadra al secondo posto in campionato, e che le consentirono di chiudere al terzo. Nessun dubbio sulla qualifica meritata dal brasiliano in quel periodo: fenomeno. Poi il buio, all’improvviso. Una scintilla tra il 23 settembre e il 25 ottobre 2015, con 5 gol e 2 assist in 7 partite. “Felipe è tornato”, si disse. Illusioni. Da novembre la luce si è spenta, ora Anderson è una riserva e la Lazio non a caso è precipitata nell’anonimato come lui.
Pioli non riesce a scuoterlo, solo i bimbi — che lo adorano — hanno il potere di farlo sorridere. Come, per esempio, tra gli alunni della scuola Grazia Deledda a via Latina: «Nei momenti difficili — ha detto tra l’altro Felipe — non bisogna mai abbassare la testa. Quando non riesci a giocare bene, ci sono i calciatori più esperti che ti motivano». Vero, ma è soprattutto dentro se stessi che bisogna cercare la forza per reagire: troppo spesso Anderson non la trova. E la sua “assenza” è pesante per la Lazio: alla fase offensiva manca maledettamente quel contributo di fantasia, per non parlare degli scatti irresistibili sulla fascia che di solito si concludevano — che tristezza questo imperfetto — con un assist vincente.
Pioli cerca di stargli vicino, ma per Felipe il rischio panchina è concreto anche stasera, quando nell’Olimpico semivuoto la Lazio affronterà il Verona. Candreva (a destra) e Keita (a sinistra) sono in vantaggio sul brasiliano ingolfato. Ci sarà comunque spazio per lui, magari nella ripresa, e cercherà il gol che gli manca dal 9 gennaio. A confortare Pioli, il rientro dal primo minuto di Biglia. Intanto la Corte d’Appello federale ha respinto il ricorso della Lazio contro le sanzioni per gli ululati a Koulibaly: oggi e contro il Sassuolo chiusi curve e distinti del settore Nord. Di inFelipe, insomma, non c’è solo Anderson.

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