Vittoria in rimonta a Verona con gol dell’argentino e di Parolo. Mauricio espulso. I biancocelesti restano a +1 sui giallorossi
Non poteva essere più piacevole, il ritorno alla vittoria in trasferta. In rimonta, su un campo tabù, in inferiorità numerica e con un arbitraggio sfavorevole. C’è tutto questo nell’1-2 con il quale la Lazio batte il Verona e resta a +1 sulla Roma. Al gol di Helander (viziato da una carica di Jankovic su Marchetti), rispondono Biglia su rigore e Parolo su punizione.
Determinante il rientro dell’argentino, alla seconda rete su due partite di campionato: “Meritavamo di vincere, nonostante lo svantaggio iniziale. Abbiamo ricevuto critiche ingiuste, ma abbiamo dimostrato di essere forti: è uscito fuori il carattere della squadra”. E stavolta le sue dichiarazioni sul futuro tranquillizzano: “Non ho mai detto di non essere felice qui e infatti sono ancora alla Lazio. Le persone sentono le voci, criticano. Voglio fare bene con questa maglia”.
È rientrato da leader, proprio quello che era mancato a Pioli in questo avvio di stagione: “Che Biglia sia un giocatore importante per noi – spiega l’allenatore – non ci sono dubbi. Dà spessore, è il metronomo del nostro gioco, detta i tempi. È fondamentale pure a livello di personalità. Ci sono mancati giocatori così, avrebbero favorito l’inserimento dei giovani”. Ora però non è il momento dei rimpianti: “Inutile pensare al passato, concentriamoci sul presente. Da adesso possiamo vincere o perdere, ma finalmente abbiamo dimostrato che siamo una squadra. Un mese fa su questo campo abbiamo perso 4-0. Lezione imparata, siamo migliorati in compattezza, nel comandare il gioco per tutta la gara senza disunirci e mantenendo solidità tattica e mentale. E siamo stati anche bravi a sfruttare le palle inattive, probabilmente l’unico modo per segnare al Verona”.
Decisivo l’inserimento di Keita nella ripresa: “Sono entrato per cambiare la partita. So che posso dare una mano importante alla squadra, sia dal primo minuto che a gara in corso. Prima per tutti eravamo scarsi, ora siamo fenomeni. Non è vero niente di questo: siamo solo un grande gruppo. Ora pensiamo al Saint-Étienne”.