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MILANO – Il calcio italiano vive uno dei suoi migliori momenti di crescita tra anni ’60 e ’70 arrivando a ottimi traguardi pure con la nazionale.
Tra i giocatori protagonisti di questa rinascita post-bellica durante il “boom economico” vi è sicuramente un funambolo del gioco aereo di un 1,78 cm nato a Mantova il 13/11/1943 e che detiene il record di rigori segnati consecutivamente in Serie A (19 realizzazioni) oltre a poter vantare di essere stato l’unico ad aver giocato con compagni di reparto come Bettega e Riva ergendosi a ruolo di centravanti a tutto campo nell’epoca d’oro delle marcature “a uomo”: Roberto Boninsegna, conosciuto da tutti come “Bonimba” (soprannome proposto da Gianni Brera come equivalente di Boninsegna+Bagonghi: cognome e attinenza da funambolo del circo).
È cresciuto nelle giovanili dell’Inter ma Herrera non lo nota malgrado un torneo di Viareggio vinto nel 1962 da protagonista e decide di mandarlo a strutturarsi nei campi di provincia tipo Prato, Potenza, Varese: con i lucani sfiorerà una storica promozione dalla Serie B formando il migliore attacco del torneo con Bercellino (55 gol in 2) nel ’64-’65 ma la sua maggiore fortuna inizia nell’estate del 1966 quando il Cagliari lo compra per 80 milioni di lire portandolo a far coppia con “rombo di tuono” Luigi Riva…è l’inizio di un ciclo triennale di altissimo livello per i sardi culminati con il II° posto del 1969; purtroppo a fine stagione i biscioni se lo riprendono per 800 milioni sommati ai cartellini di Domenghini, Gori, Poli proprio prima dello storico scudetto vinto  nel 1970 dai “casteddu”.
La sua corriera decollera’ proprio allora, in maglia nerazzurra: 8 stagioni condite da 1 scudetto (1970/71), 2 scarpe d’oro italiane con 24 e 22 marcature (1970/71 e 1971/72), 1 finale di Coppa dei Campioni persa contro il mitico Ajax di Crujiff nel (1971/72) a fronte di 281 presenze e 171 reti.
Chiude controvoglia il sodalizio meneghino nel 1976 per trasferirsi agli odiati nemici juventini dovendo sostituire un totem come Anastasi e subendo un’accoglienza di solo scetticismo ma l’ultimo giudice sarà sempre il campo: 3 annate basate su 94 apparizioni e 35 marcature oltre a 2 scudetti (1976/77, 1977/78), 1 coppa Italia (1978/79), 1 coppa Uefa (unica coppa internazionale vinta con un team di soli italiani nel 1976/77 e prima affermazione europea dei piemontesi) senza dimenticare la doppietta firmata alla prima partita da ex in casa.
Chiuderà la carriera nel 1981 fra Verona e Viadanese ottenendo poi il patentino da allenatore ma con scarsi risultati, al contrario della nazionale, con cui collezionera’ 22 partite e 9 timbri (tra cui solo 2 in competizioni internazionali ma leggendari: l’1-0 di Italia-Germania Ovest 4-3 “La partita del secolo” del 17/6/1970 come semifinale e l’1-1 di Brasile-Italia 4-1 in finale sempre in Messico) giocando i mondiali 1970 e 1974 con, rispettivamente, 6 e 1 comparse al cospetto di mostri sacri del gol come Tostao, Muller, Hurst, Cruijff ma mancando la rassegna in “Argentina 1978” solo per una spietata concorrenza di Graziani, Bettega, Rossi.
Ha tenuto spesso atteggiamenti fuori misura sia con compagni che direttori di gara (squalifica di 9 giornate il 31/12/1967 con i cagliaritani per proteste reiterate, litigio negli spogliatoi con l’arbitro) ma sono stati in pochi ad aver avuto la sua atleticita’ unita alla sua classe nelle acrobazie in area o nei duelli con i difensori (fra cui le mitologiche dispute con lo stopper Morini, prima avversario e poi compagno a Torino) potendosi permettere di svariare su tutto il fronte ergendosi sia a cervello rifinitore che ad ariete di sfondamento…630 presenze e 280 marcature fra tutte le categorie: Roberto Boninsegna, il “Bonimba”.

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