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ROMA; GUAI PER GARCIA, DOPO SALAH SI FERMA ANCHE GERVINHOIl primo giorno gli hanno visto gli occhi gonfi e color caramello. Gli aveva fumato in faccia, senza offesa, Walter Sabatini sotto il pullman già pieno di giocatori, ciascuno con il suo carico mentale di sei gol pesanti come dinosauri. E poi non aveva dormito molto. Successivamente Rudi Garcia ha recuperato la chiarezza dello sguardo. Intorno portava la faccia di sempre, l’espressione di pietra e legno che indossa in qualsiasi situazione, nelle feste di laurea come nei dopogara di vittorie sonanti come nei day after di cui ha cominciato a fare collezione.

LIVIDI – In tre anni, si suppone e suppone lo stesso Garcia, un allenatore dovrebbe essere in grado di insegnare ai suoi ragazzi l’uso corretto di certe gare, la necessità di spazzare la testa per fare luogo all’unica cosa che conti, studiare l’avversario, strizzare la realtà fino a ridurla al terreno, al pallone e al Barcellona. O al Bayern Monaco o al Bologna che scivola sull’acqua. Lui non c’è riuscito, se ne rimprovera, conta le occasioni sciupate e i lividi che questi risultati lasciano sul suo curriculum di allenatore ambizioso. Dura poco, però. Nelle ultime ore ha parlato più volte con i dirigenti, sedendosi a tavola con loro per discuterne con calma. Non sempre si è trovato d’accordo con Sabatini e con gli altri sulle cause delle catastrofi, sì sul modo migliore di lasciarsele alle spalle: accettare, riprendere il cammino.

SOSTANZA – Non ha neppure voluto sapere che cosa avesse dichiarato il direttore generale Mauro Baldissoni ieri a Roma Radio. Ha ripiegato il riassunto dell’intervento e se lo è messo in tasca, per leggerlo con comodo. Era stato avvertito che il senso sarebbe stato chiedere scusa ai tifosi, da parte di tutta la squadra, quindi anche da parte sua. Tanto gli bastava. E’ andato ad allenare, non si è voltato indietro.

Di admin

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