Non è andata sempre bene, hanno avuto i loro momenti d’incomprensione e incompatibilità, di vita sospesa e dialogo improponibile. Ma Edin Dzeko, Mohamed Salah sono una coppia ideale adesso, e guardano male chiunque tenti di separarli. Perché poi qualcuno dovrebbe averne voglia? Luciano Spalletti no di sicuro. Hanno avuto pazienza loro, ha avuto pazienza lui. Non è che la convivenza fosse cominciata particolarmente bene. Né per la coppia né per Spalletti. Li aveva messi insieme nelle prime due partite, ottenendo in cambio un pareggio con il Verona e una sconfitta con la Juventus, vedi l’ingratitudine nei confronti di un onesto procacciatore di convivenze tecniche. Spalletti lo aveva fatto perché aveva studiato l’uno e l’altro e sapeva di poter contare su Salah come uomo d’appoggio oltre che risolutore in proprio, egoista quanto basta a un contropiedista decorato, intelligente abbastanza da orbitare intorno al compagno. Sapeva anche come Dzeko si senta più tranquillo quando può dividere l’amministrazione del territorio con un altro attaccante, un Augusto e un Cesare che collaborino al governo dell’attacco con pari dignità.
SEPARAZIONI – Salah rapido a partire sui palloni che Dzeko devia in zona utile, Dzeko capace di piazzarsi dove Salah può far giungere il pallone dopo essersi liberato di un paio di uomini di guardia. Naturalmente l’egiziano non deve lavorare da solo e infatti con il Palermo gli assist per il centravanti sono arrivati da Pjanic e da Perotti. Però dell’istintiva intesa tra Dzeko e Salah è ottimo esempio il passaggio spalle alla porta del primo al 3-0 realizzato dal secondo.