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AREZZO – E’ il gelido inverno del 1973 e l’Italia sta vivendo il suo peggior momento dal II° “dopoguerra”: sono gli anni della “strategia della tensione” e della guerra fra lo stato italiano contro le “Brigate Rosse”, a Milano infuria la guerra fra Renato Vallanzasca e Francis Turatello, la “banda della Magliana” conquista Roma e Felice Maniero prepara la sua scalata al vertice della “Mala del Brenta” mentre la politica del risparmio coinvolge la popolazione ben oltre il decennio passato.

In un momento del genere diviene fisiologico che tutto ciò che si può vedere possa risentire, almeno in parte, di un contesto così opaco ma ricco di sfumature…persino il chiuso e riservato mondo dello sport verrà contagiato da questo alone di continue contraddizioni, che esse siano negative o meno. Per la 16° giornata di Serie A, nell’epoca della chiusura agli stranieri e delle gare tutte da giocare alle 15,00 di domenica pomeriggio, i match che interessano maggiormente gli appassionati sono Inter-Lazio 1-1 (il gemellaggio non era ancora in vigore e non correva neanche buon sangue su quest’asse Milano-Roma), Juventus-Bologna 2-0…i torinesi e i romani sono in corsa per il tricolore assieme al Milan mentre i nerazzurri seguono a breve distanza e i rossoblù lottano a centro-classifica; se vogliamo, però, andare a trovare il trionfo dell’inedito, non possiamo non recarci nell’insolita cornice di Arezzo: si gioca Roma-Verona, poichè i giallorossi del presidente Gaetano Anzalone e del tecnico Helenio Herrera stanno scontando il 2° turno di squalifica dell'”Olimpico” in seguito ai fatti di Roma-Inter 1-2 del 17/12/1972 (chiusasi 0-2 per sentenza del giudice sportivo poichè, dopo il fischio dell’arbitro Michelotti per un rigore inesistente a favore dei milanesi allo scoccare dell’88°, il pubblico aveva invaso il campo sfruttando le porte come ponte levatoio al fine di scavalcare il fossato che separava gli spalti dal manto erboso e aveva generato scontri fra i più violenti mai visti nell’impianto capitolino costringendo direttore di gara, avversari a fuggire negli spogliatoi per poi evacuare lo stadio tramite un ingresso secondario)…nonostante ciò il popolo romanista era accorso numeroso a Firenze alla vigilia di Natale (altra gara in cui fioccheranno i veleni per un gol in fuorigioco degli ospiti e un netto rigore non dato ai lupi) come anche a Vicenza, a Bari per fronteggiare il Palermo, a Torino per la trasferta con la Juventus (non segnano dal 2-1 del 24/12/1972 e hanno rimediato appena 1/6 punti, a frutto di 2 pari e una sconfitta per 1-0 in Piemonte). Quel giorno, al “Città di Arezzo”, accorrono almeno 15000 romani, al pari dei veronesi, che vogliono rifarsi dalla sfida persa 2-1 in terra milanista all’ultimo turno dell’andata…anche se la capienza prevede 15000 posti esatti a sedere e la “Curva Sud” è un terrapieno dove le 2 fazioni si trovano vicine (con rischi fin troppo evidenti per l’ordine pubblico); il presidente scaligero Garonzi arriva in tribuna assieme ad Anzalone ed è assai curioso di vedere come il suo allenatore Cadè sistemerà i suoi: dal punto di vista delle formazioni ci sta poco da dire…sono gli anni delle “marcature a uomo” e del miglior “controgioco”, pertanto i “padroni di casa”, pur sopperendo a molte assenze (il capitano Scaratti, il difensore Liguori, il mediano Morini…tutti infortunati mentre l’altro difensore, Bertini, è squalificato), si affidano ad un prudente 4-4-2 che diverrà una sorta di 4-3-3 in corso d’opera

[Ginulfi (cap.);

Peccenini-Bet-Santarini-Franzot;

Orazi (46° Muiesan)-Salvori-Cordova-Spadoni;

Cappellini-Pellegrini]

intanto che Cadè ripiega su un 4-4-2 che gli darà bei risultati oltre il reale andamento del match anche se dovrà far fare gli straordinari ai suoi visti i tanti indisponibili (i difensori Bachlechner/Batistoni, i centrocampisti centrali Maioli/Mazzanti e la punta Jacomuzzi…tutti fermati da problemi di varie entità

[Pizzaballa;

Nanni-Sirena-Mascalaito (cap.)-Ranghino;

Bergamaschi-Busatta-Mascetti-Ciccolo;

Zigoni-Luppi].

Di stranieri non ne vediamo, e neanche di nazionali che faranno parte della spedizione mondiale in Germania Ovest del 1974…pertanto possiamo dire che, di protagonisti attesi non ce ne sono molti, pure se, in realtà, il vero “eroe” del pomeriggio sta per manifestarsi: in un primo tempo assai duro e con poche occasioni in cui gli accoppiamenti sono basilari ed asfissianti (stopper su centravanti, terzino destro marcatore sull’altra punta, mediano su regista e via discorrendo…), vediamo le ammonizioni di Cordova, Santarini, Peccenini (tutti meritati, a onor del vero, per gioco falloso) e l’istante in cui si capisce che la situazione, fra i 30000 sugli spalti, è fin troppo calda, arriva al 40°, quando Bet tocca, accidentalmente e involontariamente, Luppi in area di rigore generando il tiro dagli 11 metri che Mascetti (futuro team manager della Roma che arriverà in finale di Coppa UEFA nel 1990/91) insacca per lo 0-1 con cui si va negli spogliatoi fra le proteste del pubblico romano…talmente inviperito con l’arbitro lodigiano Porcelli da tentare di nuovo l’invasione di campo al punto che Anzalone dovrà scendere sul terreno di gioco, accompagnato dalla polizia, per andare a calmare i maggiormente facinorosi intanto che infuriavano gli attriti fra le parti nei settori comuni (triste presagio di ciò che accadrà nei 30 anni successivi).

Alla ripresa Herrera toglie Orazi e mette Muiesan sperando che il trio Muiesan-Cappellini-Pellegrini possa dilatare una difesa fin troppo ben coperta da un centrocampo compatto e 2 punte che corrono maggiormente all’indietro…in vero la Roma non corre più pericoli e i pochi gol (8) realizzati sugli altri campi si esauriscono nell’ultima mezz’ora (oltre ai 3 dei primi 45 minuti), ma ad Arezzo la situazione si fa rovente al punto di esplodere al 70°: capitan Mascalaito tocca palesemente di mano la sfera deviando un cross di Spadoni e Porcelli fischia subito rigore…ciò che fa saltare definitivamente il coperchio dal pentolone dell’ira è il fatto che, in seguito a circa 3 minuti di proteste vibranti dei veronesi (Cadè verrà trattenuto dai suoi collaboratori per non rischiare conseguenze gravi), l’arbitro decide, senza consultarsi con nessuno, di prendere il pallone, già posizionato sul dischetto, e portarlo appena fuori area per far battere la punizione dalla sinistra; a quel punto succede di tutto: i giocatori della Roma sono inferociti e assediano il quartetto arbitrale andando incontro a squalifiche quasi sicure (le quali non arriveranno…e ciò fa molto pensare) mentre i tifosi si preparano a scendere in campo per farsi di nuovo giustizia da soli al netto di un fitto lancio di oggetti…viene chiesto gentilmente ad Anzalone di intercedere di nuovo, e lui lo fa spinto pure dal mister dell’Italia Valcareggi, recandosi agli altoparlanti dell’impianto “pregando” con le lacrime agli occhi i suoi sostenitori di non commettere invasione di campo in campo neutro poichè le ritorsioni sarebbero state più che crudeli oltre a generare un precedente che non si era mai visto dalle nostre parti. Alla fine si riesce a riportare la calma, almeno in teoria, e al fischio finale il Verona si gode un trionfo che segna la 1° vittoria degli scaligeri “in casa” della Roma (non era mai accaduto prima neanche in amichevole e non risuccederà fino ad ora) intanto che i capitolini schiumano di rabbia e non la vogliono far passare liscia a chili sta vessando in maniera fin troppo evidente da qualche settimana (senza contare che, già allora, il trattamento riservato in trasferta ai tifosi giallorossi era, a dir poco, inospitale ma fatto passare sempre sotto silenzio…).

Le domande nel dopogara sono tante: perchè da Michelotti in avanti è partito questo accanimento verso la “Rometta” (soprannome dispregiativo che veniva dato all’epoca) così poco pericolosa per l’elitè del campionato?

Che Anzalone abbia avuto dei problemiche stanno facendo pagare sul campo?

Che l’astio contro i romani si stia facendo sentire attraverso lo sfogo del campo al fine di mascherare altri problemi non solo di natura sportiva?

A fine anno le 2 squadre si piazzeranno, rispettivamente, all’11° e 10° posto <<Verona 26, Roma 24>> salvandosi dalla retrocessione solo per gli scontri diretti (andranno giù Ternana/Palermo/Atalanta: i siciliani ritorneranno solo nell’estate del 2004 ai massimi livelli mentre gli umbri stanno per iniziare una traversata eterna nell’oblio)…comune anche il destino in Coppa Italia: veronesi 3° nel girone di Juventus/Varese/Novara/Foggia con il misero bottino di 4 pareggi in 4 sfide (1 gol fatto e 1 subito…troppo poco per andare oltre) e romanisti 2° solo per differenza reti dietro all’Atalanta (7 punti con 7 timbri a testa ma i bergamaschi non incasseranno niente, i capitolini ben 2 segnature: +7 a +5 e fine dei giochi)…il cerchio si chiuderà con il disastro di ambo i team nel Torneo Anglo-Italiano (la Roma ne era detentrice), con il Verona buttato fuori dalla Fiorentina nel girone italiano composto anche da Lazio/Bari intanto che la Roma veniva estromessa dal Bologna assieme a Torino/Como (sempre tutto nei gironi).

Scopriremo solo anni dopo che Anzalone, intervistato da una TV romana, si era dovuto mettere a supplicare (letteralmente) i vertici federali (i cui “fortini” erano già al nord…) per chiedere che la Roma venisse lasciata in pace e si smettesse con le vessazioni continue che stavano arrivando a livello arbitrale come di tifo: fu obbligato a promuovere il tecnico della primavera Trebiciani per esonerare, dopo Roma-Ternana 0-0 dell’8/4/1973, Herrera, figura fin troppo chiacchierata e reo di aver fatto, tempo addietro, dichiarazioni molto scottanti riguardo i mondiali del 1934-1938 vinti dall’Italia (asserì di presunti favori arbitrali e di doping da parte degli azzurri non avendo troppi argomenti ma inimicandosi totalmente quel “sistema” che gli era stato tanto caro durante il suo soggiorno alla “Grande Inter” nella decade precedente…se disse la verità non sta a noi giudicarlo, ma compete a tutti vedere ciò che ne scaturì) e a lasciare stare le sue ambizioni reali di far salire di rango la sua società per evitare una retrocessione quasi sicura (non aveva le “spalle coperte”, al contrario dei suoi successori Dino Viola e Franco Sensi, ma questa è un’altra storia…)…chi ci stava e chi conosce la storia di quel gelido pomeriggio di gennaio del 1973 sostiene, anche 48 anni dopo, che quel giorno i romanisti capirono definitivamente quale sarebbe stata la loro vita, lontana dalle posizioni di vertice ma sempre pronti a combattere contro tutto e tutti a costo di vincere poco volendo stare sempre contro il più forte.

Il percorso di avvicinamento a Roma-Verona è appena iniziato…la strada è fin troppo lunga!!!!

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