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ROMA – Siamo a settembre del 1968 e il mondo sta profondamente cambiando: la contestazione si infiamma come una miccia attorno al mondo coinvolgendo sia i paesi capitalisti (discriminazione fra bianchi e neri negli USA, lotta degli studenti e delle donne in Italia per maggiori diritti) che comunisti (Varsavia, Praga, Belgrado sono teatro di ingenti scontri fra giovani e polizia per richiedere maggiore libertà dalle ristrettezze dei regimi vigenti all’epoca) intanto l’Italia si gode ancora la soddisfazione di aver vinto gli europei dell’estate precedente da esordiente e paese ospitante in finale a Roma dopo aver battuto URSS e Jugoslavia (all’epoca la fase finale era a 4 soli contendenti con l’Inghilterra campione del mondo a completare il quadro).
Sembra che tutto possa accadere in quella seconda metà degli anni ’60, perfino che il calcio italiano venga monopolizzato da club del centro Italia e non del nord: per la I° giornata di Serie A il big-match è Roma-Fiorentina ed entrambe le compagini vengono da un decennio che le ha già viste affermarsi a livello sia nazionale che europeo nelle coppe ma mentre la Fiorentina è riconosciuta come pretendente allo scudetto, la Roma ha esigenze molto più basse…
All'”Olimpico” si registra il sold-out in una calda giornata di fine settembre ai tempi in cui tutte le partite si giocavano alle 14,30 tranne d’inverno ma ciò che piace ricordare è che all’epoca vi erano presidenti importanti come Ranucci e Baglini, allenatori esperti come Herrera (il mitico condottiero della “Grande Inter” ma anche personaggio assai controverso) opposto a Pesaola mentre in campo troviamo Angonese a dirigere con i soli capitani Santarini e De Sisti (ex di giornata) autorizzati a comunicare con lui; i moduli sono speculari anche se maggiormente votati alla tecnica piuttosto che alla tattica: 4-4-2 “sui generis” per ambo le parti, gli stranieri sono Peiro’ e Amarildo (nel periodo dell’autarchia quasi totale post-mondiale del 1966) mentre i nomi italiani più noti corrispondono a Taccola, Cordova, Savoldi e Ferrante, Maraschi.
Non si arriva a 30″ di gioco che proprio Taccola già ha portato in vantaggio i suoi con una conclusione chirurgica su assist dello stesso Cordova realizzando il primo gol del campionato ma da allora ci saranno molte più occasioni dei ospiti: Amarildo, Rizzo, Maraschi su azione, Ferrante da corner non riescono a battere Pizzaballa (considerato un mito più per l’introvabilita’ della sua figurina che per le reali capacità da portiere) e all’intervallo si arriva sull’1-0 con lo stadio in festa.
A inizio ripresa i tanti fiorentini accorsi nella capitale iniziano un tifo commovente riuscendo a sovrastare tutto il pubblico di casa e gli 11 sul terreno di gioco li ripagano ripartendo da dove si erano fermati: al 60° Amarildo pareggia con una staffilata da fuori area e da quel nomento non si gioca più solo a una metà campo ma ad una sola porta con i romanisti che ormai sono rassegnati ad aspettare solo il sorpasso…sorpasso che si materializza all’86° con una prodezza di Maraschi per l’1-2 finale a sancire l’ultima emozione di una domenica tanto calda nel clima quanto nel tifo di una partita che riassumera’ le protagoniste assolute di quell’annata.
A fine anno in riva al Tevere si vivrà una stagione in chiaroscuro: ci si piazzera’ VIII° in classifica vincendo la II° Coppa Italia nel girone finale davanti a Cagliari, Foggia, Torino ma il 15/3 andrà affrontato il gravissimo lutto della morte di Taccola (il giocatore più sfortunato della storia giallorossa)…in riva all’Arno si festeggerà invece il II° e ultimo scudetto (13 annate dopo il I°) della tifoseria viola al prezzo di una coppa nazionale lasciata ai gironi dietro il Foggia ma davanti a Pisa, Bari oltre a una Coppa Uefa incolore finita al III° turno contro il Vitoria Setubal.
Roma-Fiorentina racchiudera’ altre pagine storiche, staremo a vedere quali…

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