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ROMA – Questa non è la storia di una partita ma la storia di una famiglia, di una tifoseria, di un popolo, di una città intera che torna a gioire dopo troppo tempo…
Mancano 4 giorni all’entrata in vigore dell’estate del 2001 ma l’Italia non è calda solo a livello meteorologico: per la XXXIV° e ultima giornata di Serie A è ancora tutto in gioco su salvezza e coppe ma la cosa più importante è che la Roma comanda la classifica con 2 punti sulla Juventus e 3 sulla Lazio dopo un intera annata vissuta in testa (prima in coabitazione con Atalanta, Udinese e dal VI° turno in poi da sola)…se dovesse vincere tornerebbe, dopo 2 decenni, a vincere lo scudetto (un trofeo che, vinto dai giallorossi, ha sempre un sapore diverso) scucendolo dalle maglie dei suoi “dirimpettai”.
I match che interessano la corsa tricolore sono Roma-Parma, Juventus-Atalanta, Lecce-Lazio con gli emiliani già sicuri del posto Uefa, bergamaschi in lotta per l’Europa da neo-promossi dopo un grande girone d’andata, pugliesi ancora a rischio retrocessione o, almeno, spareggio: i giallorossi sono padroni del proprio destino e vincendo sono sicuri del titolo a prescindere da tutto…quel giorno la capitale è impazzita, alle 10.00 di mattina l'”Olimpico” registra già 80.000 persone al suo interno (in realtà furono molte di più e fonti non confermate affermano che si sforarono i 100.000 spettatori grazie a biglietti fotocopiati, documenti non validi, eccessiva permissivita’ delle forze dell’ordine con evidenti rischi di ordine pubblico e non certo per i 100 parmensi presenti).
In tribuna autorità presenziano tutta la dirigenza romanista a cominciare dal presidente Sensi con la sua famiglia al completo mentre i fratelli Tanzi vedranno la gara in tv in una saletta riservata per evitare problemi, in panchina i tecnici sono Capello e Ulivieri (subentrato a Malesani, Sacchi nel girone di ritorno) con capitani Totti contro Buffon (quest’ultimo e i suoi compagni Fabio Cannavaro, Thuram saranno oggetto di grandi applausi, cori, striscioni per tutto il pre-gara essendo già arrivate voci di mercato che li davano sicuramente a Roma la stagione seguente anche se le cose non andarono proprio così…), ad arbitrare Braschi (direttore anche di Roma-Lazio e Juventus-Roma poche settimane addietro oltre che espertissimo); ciò che commuove, oltre al bagno di folla e al mare di sciarpe con bandiere sugli spalti, è la voce dello speaker ufficiale Carlo Zampa che annuncia le formazioni avendo la voce tremante: Antonioli, Tommasi, Montella avversi ai fratelli Cannavaro, Fuser (futuro romanista), Di Vaio uniti ai capitani sono gli assi della nazionale in campo mentre Zebina, Samuel, Zago, Cafu’, Emerson, Candela, Batistuta opposti a Thuram, Almeyda, Sensini, Milosevic rubano la scena come top-players stranieri.
In questo clima diventa complesso anche commentare o fare disamine tattiche ma una cosa è subito chiara: i moduli sono a specchio e dicono 3-4-1-2 con Totti marcato a vista da Almeyda, Fabio Cannavaro su Batistuta, Paolo Cannavaro su Montella, Di Vaio controllato da Zebina, Zago impegnato su Milosevic e Emerson seguito come un ombra da Sensini intanto che Tommasi limita Fuser e gli esterni a scontrarsi sulle relative fasce per un gioco di marcature che richiama molto gli anni ’70.
Il copione è scontato e la Roma si getta subito all’assalto pure se Buffon vuole vendere cara la pelle salvando su Batistuta 2 volte mentre Montella manca per lo stesso numero di volte il bersaglio per pochissimo…suona come una beffa quando al 5° arriva il gol dell’1-0 di Trezeguet da Torino che rende necessario in quell’istante lo spareggio a causa della coabitazione in vetta Roma-Juventus: i capitolini premono al massimo sull’acceleratore e al 18° il capitano romanista, su assist di Candela dalla sinistra dopo un lancio a tagliare il campo di Tommasi, tira di destro di prima intenzione mettendo la palla all’incrocio dei pali sbloccando il risultato è lisciando la testa di “Batigol” oltre a mettere la contesa in discesa; passano 20 minuti in cui ancora il portiere parmense e dell’Italia salva su punizione di Emerson, su conclusione di Tommasi ma al 39° non può nulla quando Batistuta riparte in contropiede calciando ad incrociare costringendolo alla respinta corta su cui arriva Montella e realizza 2-0 in modo da chiudere anticipatamente un primo tempo in cui passano inosservati pure l’ammonizione di Almeyda (ex laziale assieme a Sensini, Conceicao, Fuser, Di Vaio e quindi molto vogliosi di sgambettare gli ex cugini) assieme al vantaggio di Crespo a Lecce che lascia invariata la situazione in graduatoria mentre si susseguono i gol dagli altri campi.
Quando si rientra dagli spogliatoi un boato accompagna la notizia del pareggio del Lecce che allontana i laziali a -5 pure se mancano, ormai, solo 45 minuti: la “magica” riparte a testa bassa triplicando con Montella dopo una decina di rintocchi ma la segnatura sarà annullata per fuorigioco di Batistuta a inizio azione (peccato davvero, la sfera si era infilata a giro all’incrocio dei pali dopo un rimbalzo esteticamente godibile).
Poco dopo inizia la fiera dei cambi: Amoroso, Boghossian rilevano Sartor, Fuser (che uscendo dal campo litiga furiosamente con il suo allenatore, reo di averlo sempre sostituito nelle gare precedenti, a suo dire) virando il modulo gialloblu’ a 3-4-3 ma il cambiamento si vede solo sulla carta pure quando Benarrivo rimpiazza Almeyda al 76° poiché la Roma continua a prevalere anche con l’innesto di Mangone per Zebina e al 78° arriva il tris di Batistuta con un sinistro a incrociare sul primo palo dopo uno stop a seguire a danno di Cannavaro I° che chiude i conti dopo che nei 15 giri d’orologio passati i risultati della Juve, della Lazio vedevano i torinesi condurre per 2-1 (marcature al 63° e riapertura di gara al 78°), i biancocelesti in svantaggio con il medesimo scarto (Vasari firma la sua doppietta al 73°) intanto che a Roma entrano Delvecchio, Nakata per Montella, Totti a 10′ dal termine con la situazione di +2 e +6 sulle inseguitrici.
Lo scudetto è lì, ormai manca solo una manciata di minuti e nessuno si interessa del 3-1 di Di Vaio all’82° ma il momento più terribile della giornata che rischia di rovinare tutto arriva all’85°: circa 2000 tifosi (presenzialisti che, probabilmente, non erano mai andati allo stadio e che volevano il loro momento di celebrità sia nel bene che nel male beccandosi una bordata di insulti e cori offensivi da chi rimase sugli spalti) fanno invasione di campo denudando i giocatori, facendo sparire i palloni per la troppa ansia di attendere…Si rischia lo 0-2 a tavolino che avrebbe decretato la perdita della partita con conseguente sorpasso bianconero a +1 e fallimento sulla riga del traguardo: sono scene da panico con Sensi che scoppia a piangere in tribuna in un misto di felicità e paura abbracciato dalla moglie e dalle figlie, Zampa che supplica quasi in lacrime di evacuare il campo dalla tribuna stampa, Capello che perde le staffe e rischia colluttazione con alcuni supporters per aiutare gli stewart a respingere di peso la gente fuori dal rettangolo verde, i giocatori terrorizzati all’idea di disintegrare con un attimo 9 mesi di accorato lavoro…racconterà lo stesso allenatore in un intervista di aver avuto paura che qualche tifoso potesse danneggiare qualche giocatore del Parma e distruggere tutto il lavoro fatto fin lì a causa di un’eventuale provvedimento del giudice sportivo.

Alla fine Braschi può far riprendere il gioco e sbrigare gli ultimi 5′ senza interruzione ma all’ultima azione si ha un altro sprazzo di comicità: Sensini tocca l’ultimo pallone della disputa con tutti i giocatori che si stanno avvicinando agli spogliatoi compreso Buffon che lascia la sua porta sguarnita i citando tutti gli altri 21 ad andare verso il boccaporto il più velocemente possibile…
Al triplice fischio la città è in festa per uno scudetto atteso 18 anni (tricolore che quest’anno diventa maggiorenne ed ultimo campionato nazionale conquistato dal una squadra che non veniva dal nord) e per un ritorno di trofei nella bacheca giallorossa dopo 10 stagioni tribolatissime fra cambi di proprietà, fallimenti sfiorati, delusioni in serie dentro e fuori dal campo: la Roma è campione d’Italia per la III° volta nella sua storia e il popolo giallorosso si riversa in strada decorando ogni angolo della città con i propri colori!
Il bilancio di quell’annata vedrà la Roma tricolore ottenere la I° Supercoppa Italia della sua storia ad agosto contro la Fiorentina oltre a perdere la Coppa Italia negli ottavi contro l’Atalanta e la Coppa Uefa nei quarti contro i futuri vincitori del Liverpool mentre il Parma si godrà il suo IV° posto dietro a Roma, Juventus, Lazio al netto di una coppa nazionale persa in finale con la stessa Fiorentina, di una Coppa Uefa finita agli ottavi contro il PSV.
Finiamo questa stagione con Roma-Parma il 26/5/2019…la partita del rimpianto sia per le contendenti che per la data, la partita di ciò che è stato e ciò che poteva essere quest’anno da ambo le parti.


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