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TORINO – Si dice che le partite più sentite si giochino solo fra quelli che vengono considerati rivali per i propri obiettivi: scudetti, coppe, ingressi nelle competizioni…eppure spesso fra i nemici più odiati non vi sono i nostri pari livello, ma quelli che vengono considerati inferiori e che cercano di emergere battendo il più forte allo scopo di guadagnarsi un momento di celebrità, magari proveniendo dallastessa regione o, peggio, dalla stessa città.
Sabato 15/12/2018 andrà in onda il primo derby cittadino di DAZN e non poteva esserci prodotto migliore da offrire: i granata contro bianconeri, gli operaicontro i borghesi, i tori contro le zebre…Torino-Juventus.
Questa gara ha radici che affondano quasi a 2 secoli fa, quando la Juve giocò i suoi primi confronti contro le altre squadre all’epoca esistenti nel capoluogo piemontese dal 1897 fino al 1906 (anno della fusione fra FC Torinese,Ginnastica Torino, Audace Torino, Pastore nel Torino FC).
I teatri di questa sfida gloriosa sono stati 11 ma va detto che alcuniequivalgono solo a modifiche di altri campi già esistenti e che i più conosciuti sono il “Comunale” (denominato così fino al 1990, mentrenegli anni ’40 era nominato “Stadio Mussolini”) buttato giù per poi costruire l’attuale “Olimpico” (attuale casa del Torino) ma che ospitò 114 match mentre il “Delle Alpi” (costruito per i mondiali incasa ed esistito per 16 anni: 1990-2006) ne vide disputare 20 venendo poi abbattuto per favorire il progetto dell’attuale “Juventus/ Allianz Stadium” (2011-oggi), sede di 8 incontri fino ad ora.
Dal 1906 in poi il “Derby della Mole” mancò in Serie A solo 13 volte (12 retrocessioni del Toro e declassammento della Juve nel 2006 a causa di”Calciopoli”) ma non si giocò mai al di fuori del campionato o dellacoppa nazionale dividendo la città in 2: il torinese verace, popolano, operarioche tifava Torino e il torinese istruito, borghese che tifava Juventus; questo stereotipo si appiano’ pesantemente fino a quasi sparire negli anni del “boom economico” (1958-1962), quando vi fu il più grande flusso migratorio novecentesco verso il “triangolo industriale”Torino-Milano-Genova alla ricerca di lavoro nell’industria automobilistica”FIAT” di proprietà degli Agnelli, proprietari dei bianconeri dalprimo anteguerra, con conseguente abbassamento della tifoseria bianconera versoranghi più umili e supporto globale maggiore soprattutto dal sud del paese.
La parte più affascinante nella storia di questo match riguarda sicuramente i primi 30 anni del secolo scorso: la sconfitta più pesante della storia zebrata(lo 0-8 del 1912/1913 parzialmente attenuato dalla vittoria per 5-0 del1995/1996 entrambi in casa della “vecchia signora”), il leggeropredominio dei granata, la prima stracittadina che valse una finale (coppa Italia1937/1938) e che fu il primo evento calcistico ad essere trasmesso per Radio indiretta nazionale nel 1932 sotto il commento del giornalista Nicolò Carosio,all’epoca lavoratore dell’EIAR.
Durante il “ventennio fascista” il dominio della gara fuperfettamente pari: Juve più forte nel «Quinquennio d’oro», epoca dei 5 scudetti consecutivi nonché primo club a riuscire in tale impresa e con 6 anni senza perdere una stracittadina, mentre i concittadini si rifecero ampiamentenel lustro 1943-1949 (5 soli scudetti disputati causa II° conflitto mondiale con sospensione nel 1943-1945) in cui vennero ribattezzati «Grande Torino» ed eguagliarono il record del decennio precedente riuscendo a rimanere quasiimbattuti perdendo solo 2 volte i confronti diretti intanto che vivevano il loro ultimo ciclo vincente fatto di 5 tricolori e 1 coppa nazionale (primi a fare il “double” all’ombra della Mole Antonelliana nel 1942/1943) ma terminato con la tragedia di Superga del 4/5/49 in cui morì tutta la squadraoltre alla dirigenza granata.
Gli anni ’50-’60 vedono un declassamento del calcio torinese a favore di quello milanese ma con grandi dimostrazioni di affetto e prime fondazioni di gruppi organizzati di tifosi: nel 1967 la Juventus aveva praticamente chiuso la trattativa con il più forte giocatore dei cugini, «la farfalla» Luigi Meroni, ma solo delle forti rivolte di piazza e nelle fabbriche della FIAT da parte dei sostenitori torinisti riuscirono a impedire questo cambio di casacca.
L’Era d’oro del calcio in riva al Po è sicuramente quella degli “anni di piombo”: quando i granata rimasero 6 stagioni senza sconfitte nella stracittadina stabilendo anche il proprio primato di 4 affermazioni consecutive lanciando la sfida ai dirimpettai anche nella lotta scudetto…emblematico fu il campionato 1976/1977 in cui i gli uomini di Trapattoni superarono quelli di Radice (tornati a vincere il campionato l’anno prima dopo 27 anni dall’ultimo trionfo proprio in rimonta sui cugini) in un testa a testa mozzafiato concluso all’ultima giornata 51 punti a 50 con 30 giornate e 2 punti per vittoria a disposizione oltre ad affermarsi per 5 volte in 10 anni come i più forti del paese. Addirittura, nel 1978, l’Italia si presentò ai mondiali in Argentina con una rosa formata da 22 elementi di cui 9 erano juventini (Zoff, Cuccureddu,Gentile, Scirea, Cabrini, Benetti, Tardelli, Causio, Bettega) e 6 erano torinisti (Claudio Sala, Patrizio Sala, Zaccarelli, Pecci, Pulici, Graziani).
Gli anni ’80 segnarono un buon equilibrio fra le 2 compagini oltre a gare sempre combattutissime (memorabili le rimonte bianconera nel 1982 da 0-2 a 4-2 in 38 minuti e granata nel 1983 da 0-2 a 3-2 in soli 5 giri d’orologio) fino al 1988: la sfida andò in scena 5 volte in 5 mesi fra campionato+spareggio uefa ecoppa nazionale decretando 2 vittorie a testa e un pareggio terminato convittoria delle zebre ai rigori nel confronto di accesso alla Coppa UEFA propriol’anno precedente alla retrocessione del Torino dopo 30 anni di permanenza inmassima serie oltre a sancire uno spartiacque nella storia di questa disputache sarebbe perdurato anche nella decade successiva a causa delle continuesalite e discese del toro fra le 2 categorie nonostante qualche colpo di coda(per esempio le vittorie per 3-2 e 2-1 nel ’94-’95, ultima volta che la “vecchiasignora” non ha vinto nemmeno un derby stranamente nell’anno del suosecondo “double”).
All’alba del nuovo millennio un redivivo Torino cercherà di rovinare ancora la festa ai concittadini con altre gare epiche tipo il 3-3 ottenuto dopo uno svantaggio di 3-0 per gli zebrati e il 2-2 con vittoria sfiorata nel 2002 da neo-promossi ma proprio da allora tale team inizierà un’astinenza di gol che durerà fino alla marcatura di Bruno Peres del 30/11/2014 riuscendo a interrompere l’egemonia dei vicini solo una volta con un’ulteriore rimonta per 2-1 nella primavera del 2015 avendo da allora solo delusioni con 4 gol presi nel recupero nel periodo 2008-2017 che fruttarono 3 sconfitte e 1 pareggio.
È scontato ormai dire che quasi tutti i record li detiene la Juventus ma è anche vero che il Torino non si è mai fatto rimproverare nulla, apparte sporadiche occasioni, dimostrando sempre che il “cuore toro” non smette mai di battere pure se sembra finita in una sfida che ha sempre proposto dualismi epici sia a livello presidenziale (Novo, Pianelli e gli Agnelli), tattico (Radice-Trapattoni, Mondonico-Maifredi, Camolese-Lippi) per terminare ai capitani tipo Valentino Mazzola, Ferrini, Rizzitelli, Asta contro Boniperti, Scirea, Del Piero oppure campioni italiani come Meroni, Dossena, Ferrante contrapposti a Boniperti, Vialli, Pirlo senza dimenticare stranieri a livello di Junior, Casagrande da un lato e Platini, Trezeguet con doppi ex tipo Moggi, Serena, Combin.
A questo punto o ci si lascia rovinare lo spettacolo seguendo il pessimo costume degli scontri e striscioni deplorevoli incitanti a tragedie e morti fra le tifoserie (una costante fino a pochi anni fa della partita madre del calcio torinese) oppure ci si gode questa splendida vetrina del calcio italiano stringendo la mano ad amici e parenti della sponda avversa dopo ogni risultato: l’ultima parola andrà all’opinione pubblica.

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