
MILANO – Quando l’Italia si sta cercando di risollevare dalle macerie della Seconda Guerra Mondiale e del fascismo, vi saranno 2 epoche differenti, divise stazionariamente fra il periodo del “Secondo Dopoguerra” (1945-1958), in cui il nostro paese cercherà di dimenticare tutto pure al netto della povertà, della disperazione e della paura, prima del “Boom economico” (1958-1962)…in questo clima di incertezza e possibili cambiamenti improvvisi, la penisola riscoprirà il piacere dello sport seguendo con ardore alla radio le imprese del duo di ciclisti Bartali-Coppi (i più forti della storia dell’Italia assieme al loro predecessore Girardengo e al successore Pantani) mentre il “Grande Torino” vincerà 5 scudetti consecutivi prima della ripresa delle solite note Juventus, Milan e Inter. Proprio la radio sarà il mezzo di comunicazione maggiormente sviluppato e simbolo del “consumismo” embrionale del “miracolo economico”, soprattutto al nord, nelle zone del “triangolo industriale” Torino-Milano-Genova e proprio in Lombardia (culla della ripresa), in un piccolo comune del bresciano corrispondente a Travagliato, il 7 febbraio 1958 una coppia darà alla luce un figlio di nome Giuseppe, che l’8 maggio 1960 avrà un fratello chiamato Franco. Questi 2 bambini cresceranno, come tutti i giovani della loro generazione e delle future fino al nuovo millennio, giocando a pallone in mezzo alla strada ma si dimostreranno da subito ottimi…Giuseppe nel ruolo di terzino marcatore, stopper o mediano mentre Franco farà capire di avere un grande avvenire da libero: quello che nessuno sa e in pochi sospettano, é che entrambi sono destinati a fare la storia del calcio milanese, il primo come capitano dell’Inter e, ad oggi quinto più presente di sempre in nerazzurro (559 presenze e 10 gol) dietro a Zanetti, Bergomi, Facchetti e Mazzola, mentre il secondo diverrà bandiera del Milan più vincente di sempre venendo preceduto solo da Paolo Maldini nella classifica dei record-man rossoneri. Entrambi verranno scelti, dopo essere stati visionati da ragazzini nel San Michele Travagliato (squadra dell’oratorio locale in cui militeranno nel periodo 1970-76), dall’osservatore ed ex giocatore Giano Settembrino, che propose entrambi ai nerazzurri ma Franco fu scartato (col senno di poi, in maniera abbastanza inspiegabile)…
Gli inizi con Chiappella e i trionfi con Bersellini
Baresi inizia il suo sodalizio con l’Inter nell’estate post-europei del 1976 in Jugoslavia: il presidente che lo acquisterà é Ivanoe Fraizzoli e il suo tecnico sarà Giuseppe Chiappella fino al 1977, che da subito lo schiera nel ruolo di centrocampista difensivo con sporadici spostamenti sulla corsia mancina…il bilancio del primo anno vedrà appena 2 presenze ed entrambe in Coppa Italia ma quando arriva Eugenio Bersellini prima del 1977/78 il nostro protagonista guadagna sempre più posizioni saltando appena 6 gare su 38 in totale riuscendo anche ad ottenere il primo trofeo, la seconda Coppa Italia della società, vinta 2-1 con il Napoli a Roma proprio nell’anno dell’esordio nel derby (Inter-Milan 1-3 del 6 novembre 1977). Nell’estate in cui l’Italia ottiene il quarto posto ai mondiali argentini, Bersellini sceglie di confermare Baresi in un reparto nevralgico molto forte, con altri 2 arcigni marcatori come Marini e Oriali oltre al goleador Beccalossi (suggeritore della coppia Altobelli-Muraro mentre dietro c’é il libero Bini, lo stopper Canuti oltre ai duttili Pasinato e Caso davanti al portiere Bordon) proprio in vista della prima apparizione interista in Coppa delle Coppe (fino a lì i nerazzurri avevano vinto la coppa nazionale solo nel 1939 e le coppe internazionali non c’erano ancora, almeno per i club) per un 1978/79 in cui il nostro eroe riuscirà a segnare i suoi primi 3 gol in maglia meneghina (tutti e 3 in campionato, di cui il primo per il raddoppio in Inter-Lazio 4-0 del 19 novembre) e salterà solo una partita di Serie A (29+2+4 in totale quelle giocate) ma il meglio deve ancora venire, visto che finora Baresi ha avuto modo di marcare registi di altissimo rango come il fiorentino Antognoni, il laziale D’Amico, il milanista (in fase calante) Rivera ma il meglio deve ancora venire…Nel 1979-80 (anno della prima retrocessione dei dirimpettai, quella dovuta al calcioscommesse), infatti, l’Inter vince il suo scudetto n.12 (l’ultimo con una rosa di soli italiani) a danno della Juventus, il primo dal 1971, torna a vincere il derby dopo l’1-5 del 24 marzo 1974 (si imporrà 2-0 in casa domenica 28 ottobre 1979…sarà la prima affermazione di Baresi contro i cugini e al ritorno giungerà lo 0-1 in trasferta che farà guadagnare 4 punti su 4 ai suoi) e Baresi troverà il modo di lasciare il segno segnando un gol in campionato a Napoli in occasione del 4-3 del 10 febbraio oltre a timbrare il cartellino a Bologna in Coppa Italia e in casa con la Real Sociedad all’esordio stagionale in Coppa UEFA (30+6+3 apparizioni con una sola assenza in coppa europea e quello contro gli spagnoli sarà il suo unico gol in campo internazionale) prima che, nel 1980-81, si riaprano le frontiere e nel nostro campionato ci sia una grossa infornata di giocatori importanti (uno per ogni club fino all’estate 1982) a livello del regista romanista Falcao o dell’irlandese in maglia juventina Brady, che in stagione saranno alcuni degli uomini più importanti con cui il nostro “gregario” di lusso, diventato ormai uno dei punti fermi del collettivo nerazzurro soprattutto per la sua duttilità nel sapersi adattare a fare anche lo stopper oltre che il terzino da adoperare per fermare la seconda punta opposta o il mediano che deve spezzare il gioco proprio nell’annata in cui esordirà in Coppa dei Campioni (esperienza durata per 6 gare in 3 turni…sarà la prima e penultima volta per il nostro giocatore) con un computo totale di 26+4+5 gare giocate mentre nel 1982 il bilancio sarà sempre molto alto sul piano delle gare giocate (28+9+4 con un gol in Serie A durante un 3-2 casalingo a danno della Roma mentre in Coppa Italia la firma arriverà nei gironi contro il Verona in un 2-0 sempre a Milano: sarà il suo ultimo punto realizzato in tale competizione) al netto di un ciclo, malgrado la conquista della terza Coppa Italia interista (finale con vittoria 1-0 in casa prima del pareggio 1-1 sul campo del Toro 4 anni dopo la gioia a danno dei napoletani), che ormai si sta chiudendo dal punto di vista tecnico, tanto più che, dopo i mondiali spagnoli del luglio successivo vinti dalla stessa Italia, il suo compagno di reparto, il regista austriaco Prohaska (arrivato proprio nel 1980) sceglie di andarsene alla Roma oltre al fatto che Bersellini sarà esonerato in favore dell’ex giocatore milanista Luigi Radice, meglio noto come “occhi di ghiaccio”, il “sergente di ferro” e con un curriculum di prestigio in cui figura pure lo scudetto del 1975/76 conquistato sulla panchina del Torino (ad oggi l’ultimo tricolore granata).
Le parentesi con Radice, Marchesi, Castagner e Corso
Gli anni che seguiranno saranno molto particolari, visto che il 4-4-2 adoperato fino a lì darà evidenti segni di usura malgrado un consolidato gruppo di giocatori: Baresi stesso come terzino sinistro, Marini-Oriali a comporre la mediana, Beccalossi-Altobelli come tandem offensivo insieme a 2 nuovi stranieri come il tedesco Hansi Muller e il brasiliano Juary, conducendo il nostro duttile giocatore a un conto di 27+10+5 sfide messe a referto ma con un’intesa mai totale con il nuovo tecnico, che nel luglio 1983 lascia in favore di Rino Marchesi, con cui Baresi continua a giocare molto affermandosi come uno dei veterani della squadra assieme agli altri nazionali nerazzurri ma anche qui, nonostante il bilancio positivo di 29+2+6 partite, i conti saranno in rosso, dato il fatto che Fraizzoli lascerà la presidenza dopo 16 anni per fare posto ad Ernesto Pellegrini, il quale sostituirà Marchesi con Ilario Castagner al netto del fatto che il derby di Milano, in questi anni, ha parlato quasi solo nerazzurro dal 2-2 del 18 marzo 1979 (da lì 6 vittorie interiste e 3 pari). La stagione 1983/84, quindi, saluta il ritorno in Serie A del Milan dopo la retrocessione del 1982 e dal 1984/85 gli scontri epici fra le compagini milanesi ripartono al massimo con Baresi sempre protagonista…30+11+10 apparizioni e neanche un’assenza per quella che risulta la sua migliore annata sul piano delle presenze senza dimenticare il ritorno al gol dopo 3 anni (Napoli-Inter 3-1 del 21 aprile 1985) pure con il neo che il Milan si imporrà 2-1 nella stracittadina in casa per poi passare indenne sullo 0-0 del ritorno; nel 1985/86 (Baresi in gol solo in Bari-Inter 1-3 del 13 ottobre) ancora 29+7+10 gettoni per Baresi ma Castagner, sul panchina meneghina, durerà molto poco, visti già i grandi scetticismi di tutta la piazza…alla decima giornata verrà sostituito della vecchia leggenda dei “biscioni” Mario Corso, che traghetterà il club fino all’estate successiva togliendosi la soddisfazione di vincere il primo derby di Berlusconi presidente milanista (1-0 firmato Minaudo al 78′ di domenica 6 aprile 1986). Proprio nel 1986 si chiuderà anche una delle rivalità più crudeli del decennio a livello internazionale per l’Inter: dopo le semifinali di Coppa dei Campioni del 1981 (sconfitta 2-0 in Spagna e vittoria 1-0 in casa), i quarti di finale di Coppa delle Coppe del 1983 (1-1 a Milano e sconfitta 2-1 fuori casa), le semifinali di Coppa UEFA 1985 e 1986 (trionfo 2-0 in Italia e rimonta 3-0 al ritorno prima con ottimo 3-1 e ribaltone ai supplementari per 5-1 l’anno seguente) si concluderà la saga delle gare maledette con il Real Madrid, in cui Baresi sarà sempre uno degli ultimi ad arrendersi sia sul campo che in panchina…e tutte queste sfide saranno segnate dalla tensione molto più di quanto non lo fossero i derby, il clima ideale per un gladiatore come Giuseppe, che dal settembre 1977 in poi si troverà a misurarsi sempre con suo fratello Franco ma avrà un bilancio più che positivo fino a lì (7 vittorie, 7 pari con 4 delusioni).
La consacrazione sotto il duo Pellegrini-Trapattoni
Siamo arrivati al settembre 1987 quando Baresi ha, ormai, 29 anni ed é diventato il vice-capitano dell’Inter insieme al terzino Bergomi alle spalle di Altobelli proprio quando sulla panchina siede un altro ex milanista che aveva giocato con Radice…é Giovanni Trapattoni, il tecnico che aveva dato vita al periodo più glorioso fino ad allora della storia juventina vincendo tutto almeno una volta in Italia e fuori. Baresi continuerà ancora a garantire tutto il suo apporto alla causa nerazzurra scendendo in campo 29+6+8 volte (sempre un gol solo come negli ultimi 2 anni: 3-0 all’Ascoli il 13 dicembre) ben sapendo di far parte di un organico competitivo ma ancora incompleto malgrado 2 anni con l’ex bianconero Liam Brady in regia e lo scambio tutto tedesco in attacco fra Muller e Rummenigge nel 1984…proprio nel 1986 giunge l’ex capitano argentino Passarella a ricoprire il ruolo di leader difensivo: Trapattoni inizia a vedere plasmata la sua creatura ma al primo anno arriva solo il terzo posto dietro alla coppia Napoli-Juventus (prima e dopo il 1980 non si era mai andati oltre il terzo posto e sotto il quarto ad eccezione del quinto piazzamento nel 1982) pure se si inizia a vedere già che la mano del “Trap” si nota soprattutto nella mentalità, mentalità non ancora chiara nel 1988, quando il Milan vince 2 derby su 2 oltre al pari in casa e alla vittoria in trasferta dell’anno passato mentre l’Inter si deve abbattere a vedere i cugini festeggiare il primo scudetto dal 1979 in un’annata in cui 29+11+6 gare (firma dell’1-3 ad Avellino il 17 gennaio 1988) oltre ad una firma al netto di un deludente quinto posto…un quadro difficile da archiviare ma che i nerazzurri sapranno osservare bene per infondersi la forza necessaria a rovesciare le gerarchie già nell’anno che sta arrivando. E’ l’autunno del 1988, sono in corso le Olimpiadi di Seul e il campionato inizierà ad ottobre proprio perché gli europei di giungo e il torneo asiatico stanno facendo scalare il calendario mondiale del calcio: in Italia é la prima Serie A a 18 squadre dal 1968 in un pre-torneo con tanti nuovi arrivi ad Appiano Gentile…sono andati via Passarella, Rummenigge e Altobelli ma sono arrivati altri 2 tedeschi occidentali come il terzino sinistro Brehme, il regista Matthaus, il centrocampista Matteoli assieme alle ali Berti-Bianchi e il trequartista argentino Diaz per un mosaico ormai pronto all’impresa (da sommare a ben 4 nazionali italiani su 5: Zenga in porta, Ferri-Mandorlini in mezzo con Bergomi terzino destro oltre al bomber Serena); a fine anno il tricolore (il secondo ed ultimo della carriera di Baresi) torna sulle maglie interiste a suon di record: 58 punti su 68 disponibili con 26 vittorie, 6 pareggi e 2 sconfitte (67 gol fatti e 19 subiti fra cui lo 0-1 nel derby fuori casa vinto l’11 dicembre e lo 0-0 in casa successivo) vantando uno scarto di +11 sul Napoli di Maradona (il più forte Napoli di sempre) mentre il mediano mette insieme 32+8+5 presenze (pure quest’anno solo 3 gare da indisponibile…una media bassissima considerando l’età) fungendo benissimo da vice-capitano dietro a Bergomi malgrado sia più anziano del compagno e da qui partiranno i progetti per vincere la Supercoppa Italia (seconda edizione del torneo e unica affermazione di Baresi in tale competizione) 2-0 la sera del 29 novembre 1989 a Milano contro la Sampdoria anche se il 1989/90, che vedrà il teutonico Klinsmann rimpiazzare Diaz, non ricalcherà i fasti precedenti, dato che il piazzamento sarà solo il terzo dietro a Napoli-Milan, in Coppa dei Campioni (al ritorno dopo 8 anni) si uscirà subito al primo turno per mano degli svedesi del Malmoe (1-0 in Svezia e 1-1 in Italia) e anche in Coppa Italia non sia andrà oltre i gironi dei quarti di finale…conto non buono per Baresi, che metterà insieme 17+3+0 apparizioni saltando mezzo campionato oltre ad una sfida di coppa nazionale e tutti i 180′ europei pur riuscendo a segnare il suo ultimo gol della carriera (il temporaneo 3-0 di Inter-Atalanta 7-2 andato in scena domenica 25 marzo 1990). La stagione 1990/91, finalmente, regala ai nerazzurri, e a Baresi, l’ultimo traguardo che gli serviva: finalmente arriva una vittoria fuori dall’Italia, dato che lo scudetto perso dietro alla Sampdoria e l’eliminazione nei quarti di coppa nazionale dinanzi al Torino saranno bilanciate dall’affermazione in Coppa UEFA, trofeo vinto battendo la Roma (vittoria 2-0 a Milano e sconfitta 1-0 nella capitale fra mille patemi d’animo) in una finale tutta italiana dopo Juve-Fiorentina del 1990…e il nostro mediano? Timbrerà 23+2+5 volte il cartellino di presenza nell’anno dell’addio di Trapattoni, che se ne andrà per tornare alla Juventus proprio a giugno 1991; l’ultima stagione di Baresi in maglia milanese sarà il 1991/92 (il 26 settembre 1991 diventerà anche padre di Regina, futura capitana dell’Inter Femminile ritiratasi a 29 anni nel 2021), con Corrado Orrico e poi Luis Suarez (ex compagno di Corso negli anni ’60 e traghettatore dei “biscioni” dalla sedicesima giornata) a dirigere ma ormai il tempo di deliziare il pubblico di “San Siro” marcando a uomo ogni essere che somigliasse a un regista o un finalizzatore sui livelli del milanista Gullit, il fiorentino Baggio, lo juventino Casiraghi, il sampdoriano Mancini é finito e la tabella di marcia di Baresi ci parlerà di 6+2+0 gettoni…ben 8 gettoni che preannunciano l’addio di Baresi al popolo nerazzurro proprio nell’estate in cui la Danimarca si laureerà campione d’Europa in Svezia e, proprio a proposito di squadre con la maglia gialloblù, il suo destino prevede una nuova avventura con una maglia gialloblù, ma fuori dalla Lombardia: lo attende il Modena del patron Francesco Farina e del tecnico Pierluigi Frosio. Il suo conteggio in nerazzurro, alla fine, ci racconterà di 392+93+73 gare giocate e 10+2+1 gol senza dimenticare 10 vittorie, 9 pari e 10 sconfitte nei derby pur senza aver mai regalato dispiaceri ai cugini in fatto di gol ma avendo marcato i loro uomini migliori come, appunto, Gullit e Van Basten dopo Jordan e Hateley.
Biennio al Modena dopo il divorzio con Orrico e Suarez
In Emilia Baresi farà ciò che gli riesce meglio: si metterà a disposizione di una piccola squadra di Serie B facendo crescere sotto la sua ala gente come lo stopper Daniele Adani (oggi opinionista ma ex di Fiorentina e Inter), il bomber Lamberto Zauli (futuro idolo a Vicenza e Bologna) e poi anche l’attaccante Enrico Chiesa (grande stella del Parma negli anni d’oro e padre dell’attuale beniamino juventino Federico Chiesa); in 2 anni gli vedremo collezionare 37+3 presenze nel 1992/93 e 36 nel 1993/94 sotto la guida di Francesco Oddo e Giampiero Vitali, quando si ritirerà per scegliere di intraprendere la carriera da allenatore, una carriera che gli darà ancora tante soddisfazioni in nerazzurro…
Il percorso da dirigente e la vita fuori dal campo
Nell’estate del 1997, Giuseppe prisco e Alessandro Mazzola, massimi dirigenti dell’Inter assieme al patron Massimo Moratti (subentrato a Pellegrini nel 1995) si rivolgono a Baresi per farlo tornare a fare il tecnico degli Allievi ma già nel 1998 l’ex giocatore lascia l’incarico per poi tornare a fare il responsabile delle giovanili nel 2001-2008, periodo in cui i nerazzurri vinceranno 2 campionati, 2 coppe nazionali di categoria oltre a 2 Tornei di Viareggio ma il 2 giugno 2008 ecco la chiamata più importante fuori dal campo…José Mourinho, appena arrivato ad Appiano Gentile, lo sceglie come suo vice dandogli la possibilità di vivere da dentro uno dei bienni più importanti nella storia del club: nel 2008/09 arrivano il quarto scudetto consecutivo dopo i 3 ottenuti da Roberto Mancini ma il primo per il duo Mourinho-Baresi e la terza Supercoppa Italia mentre nel 2009/10 ecco il momento più vicino al “Grande Slam”, con la conquista di 5 titoli su 6 possibili (scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italia, Champions League e Mondiale per Club al netto della batosta in Supercoppa Europa) prima che il tecnico portoghese lasci il posto a Rafael Benitez, il quale confermerà Baresi come suo vice venendo poi imitato dal suo successore Leonardo (ex attaccante e tecnico milanista, l’ennesimo “cugino” trapiantato in casa dai meneghini); dall’estate 2011, quando Leonardo se ne andrà via dopo essere arrivato a dicembre 2010, arriveranno Giampiero Gasperini, Claudio Ranieri e Andrea Stramaccioni, che porteranno l’Inter fino alla primavera 2013 avvalendosi sempre del validissimo vice Giuseppe Baresi ma il divorzio é ormai dietro l’angolo. Nell’estate del 2013 arriva a Milano Walter Mazzarri, che sceglie di mandare Baresi a fare l’assistente tecnico e a novembre 2014, con il ritorno di Roberto Mancini (6 anni dopo), il nostro protagonista viene escluso dallo staff ritrovandosi, da novembre, a fare l’osservatore e il responsabile scout nelle varie Academy nerazzurre nel mondo prima di chiudere definitivamente con l’ambiente interista e andare a fare l’opinionista sull’emittente “7 Gold” nel 2016 in occasione di “Diretta Stadio”.
Rapporto breve con la Nazionale
Baresi, dopo aver collezionato alcune presenze in U-20 nel 1977, 8 apparizioni e un gol in U-21 nel 1977-80 e 6 gettoni nel team olimpico nel 1979-80, esordisce in Nazionale nell’amichevole con la Svezia del 26 settembre 1979 subentrando a inizio ripresa al terzino destro juventino Claudio Gentile…giocherà da terzino titolare l’Europeo casalingo del 1980 saltando l’esordio dei nostri (in cui gli azzurri si piazzeranno quarti dietro a Germania Ovest, Belgio e Cecoslovacchia malgrado 3 pareggi per 0-0 con spagnoli, belgi, 1-1 coi ceki e una vittoria per 1-0 a danno degli inglesi con 2 gol fatti e uno subito in 4 partite) per poi uscire al primo turno al Mundialito Club nel gennaio 1981 (presenza nell’1-1 con l’Olanda dopo la batosta 2-0 con l’Uruguay padrone di casa) per poi tornare a vestire la casacca dell’Italia il 2 giugno 1985 nel pari 1-1 in casa dei messicani dopo che non veniva convocato da Italia-Germania Est 1-1 del 19 aprile 1981 mentre al mondiale del 1986 in Messico Baresi sarà convocato per scendere in campo nella ripresa in occasione dell’1-1 con l’Argentina di Maradona futura vincitrice e nella vittoria 3-2 con la Corea del Sud mentre partirà dall’inizio in quella che sarà la sua ultima volta con la maglia del paese…gli ottavi di finale con la Francia, in cui gli verrà destinata la marcatura di capitan Michel Platini ma finirà malissimo ,visto che il fenomeno francese segnerà l’1-0 e nella ripresa Stopyra chiude i conti tagliando fuori i campioni in carica. Interessante un dato: Giuseppe non giocherà mai un torneo internazionale assieme a suo fratello Franco (solo 5 gare in U-21 nel 1978-80), visto che il primo Baresi sarà escluso dai mondiali 1982 (scenderà in campo solo nello 0-2 in Lussemburgo dell’11 ottobre 1980, gara valevole per le qualificazioni), 1990 e 1994 oltre agli europei del 1988 e nel 1984 noi non ci qualificheremo mentre il secondo Baresi sarà lasciato a casa nel 1980, 1981 e 1986 malgrado meritasse molto più di altri…il bilancio di Giuseppe Baresi sarà di 18 presenze con la maglia della nazionale maggiore pur senza gol (tutte sotto la guida di Bearzot), si potrebbe dire ancora molto su di lui e raccontare tanti aneddoti che, sicuramente, gli interisti più esperti conoscono già, ma basta ricordarlo come il più grande mediano marcatore della storia nerazzurra, oscurato solo dal mito di mostri sacri come Zanetti, Bergomi, Facchetti e Mazzola nell’olimpo dei miti di Appiano Gentile: Giuseppe Baresi, nerazzurro nel sangue.
Il palmarès
INTER=2 scudetti: 1979/80, 1988/89;
2 Coppe Italia: 1977/78, 1981/82;
1 Supercoppa Italia: 1989;
1 Coppa UEFA: 1990/91.
INDIVIDUALE=Premio Nazionale Carriera Esemplare “Gaetano Scirea”: 1992.
